lunedì 13 giugno 2022

L'INCREDIBILE AIDS

 

                                                                       INTRODUZIONE

Questa è la storia vera ed incredibile di una epidemia inventata. 

Questa è la storia di un colossale affare in cui multinazionali, ricercatori, associazioni e istituti senza scrupoli hanno utilizzato il terrorismo sanitario al servizio del loro enorme business. E’ la storia di come, purtroppo, molti esseri umani inconsapevoli siano finiti nella macina, uccisi dalle stesse “terapie” che dovevano curarli.

Tutti sono pronti a credere che la CIA menta, che il governo menta, che l’FBI menta, che la Casa Bianca menta. Ma che menta l’Istituto di Sanità no, non è possibile, la Sanità è sacra, tutto ciò che esce dagli Istituti Nazionali di Sanità è parola di Dio. Niente fa differenza, nemmeno la storia di come Gallo scoprì il virus, nemmeno il fatto che sia uno scienziato screditato e condannato per truffa. La strategia dell’establishment è sempre la stessa: ignorare. Meglio non rispondere, vuoi vedere che ci si accorge che c’è qualcosa di strano?                                      Harvey Bialy, microbiologo.

  PERCHE’ IL VIRUS

Le malattie infettive costituiscono oggi soltanto l’1% di tutte le cause di morte nel mondo occidentale e ormai le grandi epidemie sono per lo più scomparse. Il merito di questa situazione, che spesso viene attribuito alla medicina, è in realtà dovuto al miglioramento delle condizioni igieniche e alimentari.

Ci sono numerosi studi a livello statistico ed epidemiologico che dimostrano come molte malattie (tubercolosi, difterite, polmonite, ecc.) cominciarono ben prima dell’introduzione di cure efficaci.

E’ cosa ben nota, anche ai non addetti ai lavori, che gli esseri umani e gli animali, sani o malati che siano, convivono da sempre con migliaia di microbi, virus e batteri, in gran parte assolutamente innocui.

Alcuni son addirittura utili, come l’escherichia coli, che colonizza l’intestino e aiuta la digestione. Perfino microbi patogeni provocano malattie gravi solo in individui con il sistema immunitario indebolito.

Eppure gli scienziati sono sempre ossessivamente alla ricerca di nuovi virus e batteri, nella speranza di attribuire loro la causa di malattie che ritengono altrimenti inspiegabili. Le conseguenze di questa unica direzione di ricerca spesso sono rovinose perché ritardano la comprensione della vera causa e determinano la morte di molte persone.

In passato lo scorbuto, la pellagra ei beriberi (solo per citare esempi eclatanti) sono state per lungo tempo attribuite ai batteri, benché già allora alcuni ricercatori avessero dimostrato che erano dovute a carenze alimentari.

Robert William, scienziato a cui si deve la scoperta della vitamina B1, così ha commentato questo atteggiamento dei cacciatori di microbi: “..la batteriologia era arrivata ad essere la pietra angolare dell’istruzione medica. A tutti i giovani medici era stata talmente istillata l’idea che le malattie erano causate da un’infezione, che ben presto venne accettato come assiomatico il concetto che non poteva esserci altra causa”.

Ma nonostante tutto questo, la memoria di passate epidemie continua a suscitare angoscia e terrore. Poiché il virus è sempre un ottimo mezzo per creare panico, ci sono motivi molto poco nobili per cui ad ogni ipotetica nuova patologia si attribuisce sempre più spesso una genesi virale.

Attraverso la paura infatti si possono convogliare immense somme di denaro e indottrinare la popolazione verso terapie e i comportamenti voluti. Così, allo stesso modo, comincia l’incredibile storia dell’AIDS.

ESISTE DAVVERO IL RETROVIRUS HIV?

Non esiste un documento scientifico ufficiale che provi che il cosiddetto HIV, ammesso che esista, provochi l’Aids. A dispetto di ciò che viene costantemente propagandato, il virus della immunodeficienza umana HIV non è stato mai isolato e fotografato. Le recenti scoperte derivate dal Progetto Genoma Umano hanno peraltro messo in grave crisi il concetto di retrovirus.

COME NASCE IL PROBLEMA HIV

Nell’aprile del 1984 il dottor Robert Gallo annunciò in una conferenza alla stampa internazionale di aver scoperto un nuovo retrovirus che aveva chiamato HTLV-III (oggi conosciuto come HIV), e questo era “la probabile causa dell’AIDS”. Lo stesso giorno Gallo presentò il brevetto per un test di anticorpi, ora generalmente riportato come “il test dell’AIDS”. L’annuncio prese di sorpresa persino gli scienziati presenti tra il pubblico.

Quando alla fine la “prova di Gallo” fu pubblicata settimane più tardi, vennero fuori numerosi problemi. Le procedure di laboratori che Gallo e i suoi collaboratori utilizzavano per provare l’isolamento vennero osservate soltanto nel 36% dei suoi pazienti di Aida, e soltanto 88% era positivo al test “degli anticorpi HIV”.

Inoltre, per assicurare che soltanto i pazienti in AIDA e non l’intero gruppo di controllo risultasse positivo al test degli anticorpi, egli aveva diluito il sangue 500 volte. A diluizioni minori troppi soggetti sani del gruppo di controllo risultavano positivi al test. Questi fatti dovrebbero essere sufficienti a gettare seri dubbi sulle affermazioni di Gallo che egli avrebbe scoperto un nuovo retrovirus come “probabile causa dell’AIDS.

Grazie a questa “scoperta”, Gallo oggi percepisce l’1% dei proventi mondiali derivati dai test HIV. Tutta la carriera di Gallo è costellata di episodi che di scientifico hanno molto poco. Un eccellente elenco di quanto corrotta, ingannevole (e probabilmente perfino criminale) è stata la sua ricerca, può essere trovato nel libro “Science Fiction” di John Crewdson, un giornalista scientifico del Chicago Tribune.

In realtà tutto quello che aveva scoperto Gallo era un’attività enzimatica che lui attribuiva al presunto retrovirus, e le fotografie che mostrò erano di particelle simil-virali senza nessuna prova che fossero virus.

A tutt’oggi il vero virus non ancora stato isolato, e le foto che vengono spesso mostrate sulle copertine dei giornali sono sempre e soltanto realizzazioni grafiche di fantasia. Eppure, grazie a quella famosa conferenza stampa, da quel momento tutto il mondo ha cominciato a credere che l’Aids fosse dovuto ad un virus.

Così è nato il problema HIV e così dal 1984 ad oggi sono stati pubblicati più di 10.000 studi sull’HIV, ma nessuno di questi ha potuto dimostrare in maniera plausibile o provare in modo concreto che l’HIV causi l’AIDS. A tutt’oggi non esiste un documento scientifico ufficiale che fornisca una prova definitiva.

KARY MULLIS

Il premio Nobel Kary Mullis, inventore della PCR (Polymerase Chain Reaction), ha cercato invano per anni questo fondamentale documento. Di conseguenza ad ogni occasione, congresso scientifico, conferenza, seminario o incontro ha interpellato svariati virologi ed epidemiologi su dove trovare il riferimento bibliografico che spiegasse come l’HIV provochi l’AIDS. Ma nessuno dei colleghi è mai stato in grado di precisarlo. E neanche Montagnier e Gallo (considerati i massimi esperti mondiali di Aids) sono stati in grado di fornirglielo. Perché non esiste.

LA “PROVA” FORNITA DAL NIAID

Per mettere una toppa a questa grave carenza, nel 1994 l’Ufficio di Comunicazione del NIAID/NIH, National Institute of Allergy and Infectious Diseases/National Institute of Health, realizzò un documento intitolato: “La Prova che l’HIV è causa dell’Aids”. E’ il documento più completo che si conosca che tenta di rispondere all’affermazione che l’HIV non è la causa dell’Aids.

Ma questo elaborato, che viene spesso citato come prova definitiva, di fatto non è documento scientifico, come hanno dimostrato in una puntuale confutazione alcuni ricercatori internazionali.

Oltre ad essere un documento anonimo, è infatti seriamente screditato dal mancato rispetto degli standard scientifici e fallisce nel fornire una prova credibile a sostegno del suo assunto fondamentale. Si tratta quindi soltanto dell’ennesimo strumento di propaganda.

UNO SCIENZIATO CONTRO: PETER DUESBERG

Peter Duesberg, membro della prestigiosa National Academy of Science, è docente di biologia molecolare e cellulare presso la University of California a Berkeley, oltre ad essere un pioniere nella ricerca dei retrovirus e il primo scienziato ad aver isolato un gene del cancro.

E’ uno dei pionieri più prestigiosi tra i dissidenti della ricerca. Gli ingenti finanziamenti di cui disponeva come ricercatore di fama mondiale gli sono stati drasticamente ridotti quando ha cominciato a mettere in dubbio il dogma Hiv-Aids e la teoria della trasmissione sessuale del morbo.

Il primo marzo 1987 sulla prestigiosa rivista Cancer Research comparve un suo articolo in cui affermava che non vi erano prove convincenti del fatto che un retrovirus come l’HIV sia in grado di causare l’AIDS.                                                                                                  Da allora Peter Duesberg è uno degli uomini più discussi d’America.

Le sue ipotesi e le sue affermazioni sono state di volta in volta definite “irresponsabili”, “pericolose”, “immorali”, “dannose” e perfino “criminali”. Per alcuni Duesberg è una minaccia pubblica, per altri invece un novello Galileo in lotta contro l’ottusità dominante. Secondo il direttore dell’autorevole periodico medico The Lancet, Duesberg è “probabilmente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto”, per altri addirittura il “Nelson Mandela dell’AIDS, colui che guida la lotta contro l’Apartheid dell’HIV”.

Nonostante le sue previsioni trovino sempre più conferme a livello epidemiologico, oggi è stato emarginato da una comunità scientifica che ha tutto l’interesse a perseguire una strada ricchissima di finanziamenti. Le sue tesi non sono ancora state confutate, mentre alle sue domande ed obiezioni si è risposto che: “… dovrebbe essergli impedito di parlare in televisione. Si, una linea auspicabile sarebbe quella di impedire i confronti televisivi con Duesberg” (Nature, 1993).

INNOCUITA’ DEI RETROVIRUS

Dal 1970, anno in cui si ipotizzò l’esistenza dei retrovirus, ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV, che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l’unico mai realmente isolato.

PROGETTO GENOMA E RETROVIRUS

Ma sin dal 2001, anno in cui sono arrivati i risultati del Progetto per la mappatura del Genoma Umano è stato chiaro che stava per essere irrimediabilmente buffato a mare il concetto stesso di “retrovirus”. 

Per comprendere a fondo la questione è necessaria una breve digressione di storia della biologia. La visione accettata sin dagli anni ’50 era che il DNA trascrive le informazioni al RNA, (e mai il processo inverso) attraverso una relazione gerarchica rappresentata dal flusso unidirezionale DNA->RNA-> (acido ribonucleico), era quindi considerato l’umile messaggero del DNA (acido desossiribonucleico) che governava invece la cellula.

Questo era il dato fondante del cosiddetto “Dogma Centrale della Genetica Molecolare”, su cui si è basata tutta la biologia dagli anni cinquanta in poi. Il concetto di “retrovirus” prese forma quando nel 1970 fu scoperto, in estratti di certe cellule, un enzima (denominato poi “transcriptasi inversa”) capace di convertire la molecola di RNA in DNA.  I ricercatori, insomma, verificarono che alcuni RNA trascrivevano sé stessi “all’inverso” al DNA. Ma (in ossequio al Dogma Centrale) si dissero che qualsiasi cosa causa la trascrizione dal RNA al DNA è da considerarsi eccezionale e deve essere una sorta di contaminazione virale (da cui il termine “retrovirus”).

Dunque, negli anni ’70, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo l’attività transcriptasica inversa venisse rivelata si riteneva che i retrovirus fossero presenti. Questo si dimostrò un grave errore, poiché era già noto agli inizi degli anni ’80 che la medesima attività enzimatica era presente in tutta la materia vivente provando così che la transcriptasi inversa non aveva niente a che fare con i retrovirus per sé.

La questione è stata ben sintetizzata nel 1998 dal virologo Stephen Lanka. “…studiando la biologia evolutiva trovai che ognuno dei nostri genomi, e quelli delle maggiori piante e animali, è il prodotto della cosiddetta trascrizione inversa. RNA che si trascrive nel DNA. L’intero gruppo di virus cui l’HIV apparterrebbe, i retrovirus nei fatti non esiste per nulla”.

Ciò nonostante molti scienziati non tennero conto di questa evidenza e continuarono a lavorare alacremente sull’ipotesi oramai falsificata. Ma gli ultimi sviluppi del fonte dimostrano ormai inequivocabilmente che il passaggio da RNA a DNA non è affatto una aberrazione, piuttosto è ciò che potrebbe spiegare la complessità umana. Il DNA sarebbe allora come una sorta di libreria dove il RNA va a prendere le informazioni che gli servono per governare la cellula.

Il Dogma Centrale è soltanto una costruzione teorica che non ha retto alla prova dei fatti. Queste recenti scoperte segnano la fine del paradigma HIV/AIDS, e spiegano perché la scienza ha fallito la cura della malattia a dispetto di almeno venti anni di sforzi. Perché se l’HIV è un retrovirus, la teoria virale dell’Aida è priva di fondamento.

QUANTO SONO AFFIDABILI I TEST SULLA SIEROPOSITIVITA’?

I test dell’Aids (Elisa e Westernblof) non sono attendibili perché, oltre a non essere precisi, esistono più di sessanta fattori diversi che possono dare dei falsi positivi. I test non sono standardizzati, i risultati variano da laboratorio a laboratorio, le linee guida per la loro interpretazione variano da paese a paese. Inoltre si può risultare positivi al Westemblot e negativi all’Elisa, o viceversa.

Due sono le analisi fondamentali per stabilire la sieropositività in una persona: l’Elisa e il Western Blot. Nell’Elisa una miscela di proteine dell’Hiv reagisce con anticorpi nel siero prelevato dal paziente, provocando una variazione di colore nel preparato. Il test Elisa produce fino al 90% di errore in una sola direzione (i negativi li fa diventare positivi, i positivi rimangono tali e quali).

Nel WB, le proteine dell’Hiv vengono separate su una striscia di nitrocellulosa. Questo consente una reazione individuale delle singole proteine, che vengono visualizzate con una serie di bande di colore più scuro. L’esame WB viene utilizzato di solito a conferma di un test Elisa positivo, ma risulta altamente impreciso anch’esso.

NON ESISTONO CRITERI STANDARD

Prima del 1987 una sola banda Hiv specifica era considerata come prova di un avvenuto contagio, in seguito si venne a scoprire che il 25% degli individui sani – e non a rischio – presentano bande Hiv, specifiche e quindi fu urgente ridefinire un WB positivo aggiungendo bande extra e selezionandone di particolari. Ma anche in tal modo i problemi sono sempre presenti: su 89.547 campioni di sangue analizzati, prelevati da degenti non a rischio ed in maniera anonima in 26 ospedali americani, una percentuale del 21,7% dei maschi e il 7,8% delle femmine risultò positiva al test WB.

Quindi la correlazione tra anticorpi Hiv e Aids, comunemente accettata dagli esperti, sembra un’invenzione dell’uomo. L’artificiosità di tale reazione è evidente nel dato di fatto che istituti e nazioni differenti stabiliscono come essere positivo, mentre negli USA ne sono sufficienti due o tre, che siano o meno le stesse bande richieste




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