giovedì 27 maggio 2021

Royal Raymond Rife

 Un genio di cui nessuno parla

Quando la storia non menziona persone che, per il bene della comunità, hanno fatto passi da gigante in determinati settori, ovvero dei geni a tutti gli effetti, significa sempre che dietro c’é qualcuno che ha avuto paura per la propria ascesa al potere.

Per un esempio eclatante potete consultare “Dati e storia dell’industria farmaceutica” a pagina 250 del mio ultimo libro, per capire come l’industria farmaceutica ha letteralmente condizionato il percorso della medicina moderna.

Royal Raymond Rife è stato a tutti gli effetti un GENIO per la collettività.

Egli dimostrò che ogni disturbo salutistico ha una determinata frequenza (per l’ormai assodato concetto che cellule malate vibrano differentemente da cellule sane, come cellule morte vibrano differentemente da cellule sane) che per contro risponde, ovvero va in risonanza, ad una specifica frequenza ottimale per la sua guarigione.

Egli nel 1926 affermò che gli organi, i tessuti, le cellule del corpo sono dei “radioricevitori” che risuonano alle onde elettromagnetiche delle loro frequenza di risonanza.

Secondo Rife le cellule malate vibrano ad una frequenza diversa rispetto a quelle sane, pertanto per guarirle occorre sottoporle alla giusta frequenza, obbligandole a vibrare alla frequenza di quelle sane per un determinato periodo, fino a quando non lo fanno spontaneamente.

A fine anni ’20 sviluppò un generatore di frequenze con il quale trattò CON SUCCESSO oltre 1.000 pazienti ai quali era stato diagnosticato un cancro incurabile.

Gli vennero conferiti 14 premi ed un dottorato ad honorem.

Poi accadde, come avvenuto più volte negli ultimi 120 anni, che alcune case farmaceutiche cercarono di comprare la sua ricerca e la sua attrezzatura, ma egli non volle vendere nulla di quanto gli era costato anni di studi.

Fu così che il suo ufficio venne messo a soqquadro, la sua ricerca e tutta la sua documentazione vennero rubate e la macchina di sua invenzione venne distrutta.

Nel 1934 prima che venisse così duramente attaccato, la University of Southern Calfornia nominò un comitato speciale di ricerca medica appunto chiamato “special medical research committee” con lo scopo di portare pazienti malati di cancro terminale dal Pasadena County Hospital al luogo dove Rife svolgeva la sua attività, a San Diego, al fine di sottoporli alla sua innovativa terapia.
Nel team erano presenti medici e patologi che avrebbero dovuto esaminare i pazienti per 90 giorni, qualora fossero stati ancora in vita.

Dopo 90 giorni di trattamento, il Comitato concluse che l’86,5% dei pazienti era stato completamente guarito, mentre l restante 13,5% rispose positivamente nelle successive 4 settimane. Alla fine raggiunse un tasso di guarigione del 100%.

“In tutte le culture ed in ogni tradizione medica prima della nostra, la guarigione era accompagnata dal muovere energia”.
(Albert Szent – Gyorgyi, Nobel per la medicina nel 1937).

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per maggiori approfondimenti

lunedì 17 maggio 2021

LINUS PAULING Scienziato eclettico

La storia della scienza è una formidabile raccolta di uomini ed eventi degni del più avvincente dei romanzi. Uno dei più straordinari di questi “romanzi” è rappresentato dalla vita, dalle scoperte e dalle colossali topiche di Linus Pauling (1901-1994), uno degli scienziati più geniali del Ventesimo Secolo, vincitore di due Premi Nobel.


All’età di 25 anniPauling che era nato a Portland negli Stati Uniti, vince una borsa di studio di 18 mesi in Germania allora centro di eccellenza scientifica mondiale. Durante questo soggiorno Pauling apprenderà i segreti della nascente meccanica quantistica che farà fruttare al suo rientro in patria.

Pauling comprese come i fenomeni quantistici influissero sui legami chimici, determinandone la forza, la conformazione geometrica, la durata e molto altro. Pauling, come affermò un collega ammirato, dimostrò che la chimica “poteva essere compresa e non soltanto imparata a memoria”.

Dopo questi primi straordinari successi il giovane e talentuoso ricercatore americano iniziò a sentire il campo di ricerca nella chimica come troppo limitante per una personalità poliedrica come la sua.

Dopo aver scoperto perché i fiocchi di neve avevano una struttura esagonale scoprì che l’anemia falciforme era letale a causa di una deformazione della molecola di emoglobina che non riesce più a trasportare l’ossigeno. 

Era la prima volta che si scopriva una causa molecolare per una malattia e la storia della medicina non sarebbe stata più la stessa.

Nel 1948, bloccato a letto dall’influenza, Pauling scoprì che le proteine possono formare teoricamente lunghi tubi detti alfa eliche da cui derivò la teoria che la funzione di una proteina dipende in gran parte dalla sua forma.        Di li a poco, nel 1952Pauling iniziò ad interessarsi al DNA.

L’acido desossiribonucleico era stato isolato già nel 1869 dal biochimico svizzero Friedrich Miescher, che individuò una sostanza microscopica contenuta nel pus di bende chirurgiche utilizzate. Dal momento che tale molecola aveva la sua localizzazione nel nucleo, egli lo chiamò nucleina.

Controlli più precisi alle conclusioni di Miescher rivelarono la presenza di grandi quantitativi di fosforo, elemento incompatibile con le conoscenze biochimiche del tempo. Soltanto nel 1952 grazie ad un esperimento condotto sui virus questi pregiudizi caddero.

Prima di quella data nessuno però sapeva dove fosse immagazzinata l’informazione genetica se nel DNA o nelle proteine. Il rebus fu risolto da due ricercatori che utilizzando dei marcatori radioattivi dimostrarono incontrovertibilmente che l’informazione genetica era depositata nel DNA.

Ma come era fatta questa molecola? Allora si sapeva che questa molecola si presentava come un lungo filamento composto da zuccheri e fosfati su cui si innestavano gli acidi nucleici.

Come aveva dimostrato Pauling, con le alfa eliche la forma di una molecola era intimamente connessa con la sua funzione, per questo la caccia alla forma del DNA divenne il Santo Graal della biologia molecolare. Pauling decise che nessuno meglio di lui avrebbe potuto disvelare il mistero. Dopo una serie di calcoli e simulazioni il chimico americano dedusse che la forma della molecola del DNA dovesse essere una tripla elica

Purtroppo i suoi dati si basavano su un frammento di DNA secco, morto, raggomitolato su sé stesso ed erano profondamente errati. Questo, però, Pauling non lo sospettava e le sue conclusioni sembravano del tutto plausibili.

Successivamente chiese ad un suo dottorando di controllare i calcoli che erano alla base delle sue conclusioni. Il giovane rimase costernato quando dopo numerosi controlli si accorse che i calcoli di Pauling non tornavano. Lo studente spiegò al suo mentore perché i risultati erano errati ma Pauling ignorò completamente le sue argomentazioni e divorato dall’ansia di arrivare primo nella scoperta della struttura del DNA pubblicò un articolo nel 1953 con le sue conclusioni: tripla elica.

Dall’altra parte dell’Atlantico due goffi studenti James Watson e Francis Crick ebbero modo, grazie al figlio di Pauling, di visionare l’articolo in anteprima e grande fu la loro sorpresa quando si resero conto che le conclusioni teoriche di Pauling ricalcavano un loro progetto di ricerca che l’anno precedente era stato demolito e confutato da una delle maggiori esperte di cristallografia dell’epoca Rosalind Franklin.

E grazie alle dritte che proprio la Franklin inavvertitamente aveva trasmesso ai due durante la dimostrazione degli errori commessi nella loro ricerca che il duo Watson e Crick, nel 1953, presentarono su Nature quello che è oggi accertato come il primo modello accurato della struttura del DNA, ovvero il modello a doppia elica.

A disegnarne il bozzetto fu Odile Speed, pittrice e moglie di Crick. I due non avevano fatto che mettere insieme le ricerche della Franklin, a cui molti ritengono risalga la vera paternità della scoperta, e di Pauling. Quest’opera di assemblaggio e di interpretazione valse loro insieme a Maurice Wilkins, nel 1962, il Premio Nobel.

Pauling, nonostante la sua divorante ambizione prese la sconfitta con signorilità, riconobbe l’esattezza dei calcoli di Weston e Crick, e li invitò ad un importante convegno scientifico che stava organizzando per l’autunno del 1953.

Persa la corsa al DNA Pauling si consolerà nel 1954 con un meritatissimo Premio Nobel per la chimica. Successivamente l’eclettico Pauling curò un suo brutto raffreddore con dosi massicce di vitamina C. La sua rapida guarigione lo indusse a ritenere che la vitamina C avesse un reale potere terapeutico e si deve a lui, l’autentica mania che pervase gli americani per questo elemento che iniziarono ad assumere in dosi massicce. Anche questa rientra tra le topiche del geniale Pauling.

Attivista politico, grande sostenitore della pace e del disarmo, Pauling ricevette nel 1962 un secondo Nobel, quello per la Pace. Unica persona ad aver vinto due Nobel non in condivisione con altri.

Morì a Big Sur, il 19 agosto 1994, all’età di 93 anni per un cancro alla prostata.


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sabato 8 maggio 2021

IL SOLE PROVOCA IL CANCRO?

 TI DICONO CHE ESPORSI AL SOLE PROVOCA IL CANCRO, MA E' ESATTAMENTE IL CONTRARIO!!!

Carole Baggerly, direttrice e la fondatrice del Grassroots Health, è tra i più importanti ricercatori al mondo sulla vitamina D. 
La sua passione per la vitamina D è nata da un’esperienza personale dato che è sopravvissuta al cancro al seno grazie alla vitamina D.


 La vitamina D ha dimostrato la sua efficacia su molte malattie, tra cui malattie cardiache e il diabete, e può anche ridurre il dolore cronico [1] . E quando si tratta di cancro, la vitamina D è il suo peggior nemico! Le teorie che collegano la carenza di vitamina D al cancro sono stati testate e confermate in più di 200 studi epidemiologici, e la comprensione della sua base fisiologica nasce da più di 2.500 studi di laboratorio.

La vitamina D riduce del 77% il rischio di ogni tipo di cancro.

 Uno studio particolarmente degno di nota è stato completato da Joan Lappe e Robert Heaney, nel 2007 [2]. Un gruppo di donne in menopausa ha assunto un integratore di vitamina D per raggiungere i livelli ematici di 40 ng/ml. I risultati hanno mostrato che queste donne hanno avuto una riduzione del 77% in termini di incidenza di tutti i tipi di tumori dopo soli quattro anni [3]. 40 ng/ml di vitamina D è un livello relativamente medio, il livello ottimale di vitamina D è da 50 a 100 ng/ml. Ottenere tali risultati con soli 40 ng/ml sottolinea quanto sia potente e importante la vitamina D per il funzionamento ottimale del vostro corpo.

Possiamo prevenire del 90% il cancro al seno solo con la vitamina D?

 La vitamina D ha effetti potenti quando si tratta di cancro al seno, proprio per questo motivo è stato descritto come una “sindrome da carenza da vitamina D”. Naturalmente, altri fattori nello stile di vita sono altrettanto importanti nella prevenzione del cancro:

 Alimentazione (zuccheri e farine raffinate aumentano il rischio di cancro al seno)

Uso di cosmetici con ingredienti sintetici (in particolare i parabeni presenti nei deodoranti e creme)

 Indossare un reggiseno stretto e/o per molto tempo

 Dormire con la luce accesa

 Dalle analisi di Carole Baggerly emerge che il 90% del cancro al seno ordinario è legato alla carenza di vitamina D, la quale è al 100% prevenibile!

 La vitamina D può disintegrare le cellule tumorali del seno.