giovedì 29 ottobre 2015

ARRIVA LA BAD BANK: Saranno gli ignari cittadini italiani a pagare i debiti delle banche.

Quella di nascondere norme, leggi e scelte di governo dietro nomi inglesizzanti è ormai una prassi abituale.

Si pensi alla spending review, la norma che prevede l’obbligo della riduzione della spesa per gli enti pubblici; o al Job Act, la legge voluta a tutti i costi dal governo Renzi, che avrebbe dovuto creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, ma che finora è servita ad eliminare il famoso art. 18 ed a rendere più facili i licenziamenti per le grandi imprese (per le piccole e medie imprese , ovvero la quasi totalità delle imprese italiane, non è cambiato quasi niente).

A questo modo di dire senza dire, recentemente si sono aggiunti due termini, come tutti gli altri sconosciuti alla maggior parte della gente: “Bad Bank” e “Non Performing Loans”. Ovviamente nonostante entrambi siano ormai una realtà (c’è chi dice che potrebbero essere portati in Parlamento addirittura entro pochi giorni) solo pochi tecnici sanno di cosa si tratta.

Per capire meglio cosa sta avvenendo sotto gli occhi (e dentro le tasche) degli italiani, forse è necessario fare un passo indietro nel tempo.

L’Italia sta attraversando forse la peggiore crisi a memoria d’uomo. Gli economisti sanno bene (tutti ad eccezione, forse, di quelli che sono stati incaricati di gestire il Belpaese) che, nei periodi di crisi, gli acquisti si riducono e la gente tende a mettere i propri pochi risparmi sotto il mattone.

Diminuendo gli acquisti, anche le aziende, in breve, ne risentono. Soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni. Circola poca moneta contante (sostituirla con moneta virtuale non serve a molto) e, in breve, si genera una spirale che finisce per influenzare tutti i settori della società: quello produttivo, quello economico, ma anche quello bancario.

Se la gente è povera, anche i mutui per l’acquisto i immobili o di altri beni calano e quelli sottoscritti nel periodo antecedente la crisi spesso finiscono “in sofferenza” a causa di interessi troppo alti.

mercoledì 21 ottobre 2015

PER NON FARCI PENSARE CI RUBANO IL TEMPO

Il rapporto tra la velocità ed il tempo è cambiato solo negli ultimi quattro secoli: alla velocità è stato assimilato un significato di efficacia, di efficienza, mentre alla lentezza viene attribuito un coefficiente simbolico di ritardo e inefficienza.
Una persona che ha dei problemi la chiamiamo “ritardata”: tendiamo a considerare poco efficiente chi, magari, una cosa la capisce dopo – chi risponde dopo, chi reagisce dopo. 
E’ un ritardo, che per noi oggi è automaticamente un’inefficienza, un’inabilità.

Quante volte usiamo l’espressione “perdere tempo”?  I latini dicevano “festina lente”, cioè “affrettati lentamente”. Per circa due secoli è stato il motto di case nobiliari nonché del veneziano Aldo Manuzio, il primo editore del mondo.

Già nella favola di Fedro, la tartaruga batte la lepre. Il “festina lente” lo ritroviamo nei testi più misteriosi, all’origine del rosa-crocianesimo, e in Giordano Bruno, nel famoso dialogo de “La cena delle ceneri”. Manzoni, nei “Promessi Sposi”, lo cambia in “adelante, cum judicio”: veloce, ma con prudenza.

La velocità percepita come virtù è un’acquisizione molto recente. Attribuire alla velocità un valore positivo e alla lentezza un valore negativo può non essere una cosa utile, in senso assoluto: chi ha detto che il boia che dice “domani” è peggio del boia che dice “subito”?

sabato 10 ottobre 2015

DEUTSCHE BANK: imminente crack?

“Secondo alcune informazioni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive Michael Snyder (Analista Internazionale) – sarebbe davvero imminente un grande evento finanziario che riguarda la Germania”.

In altre parole, “uno di quei momenti del tempo che presenta tutte le condizioni perché si ripeta un’altra Lehman Brothers”.

Certo, la gran parte degli osservatori tende a considerare la Germania come quel baluardo che tiene economicamente insieme tutta l’Europa, ma la verità è che sotto la sua superficie fermentano grosse difficoltà”.

L’indice azionario tedesco Dax è crollato quasi del 20% dal massimo storico raggiunto lo scorso aprile, sono numerosi i segni di agitazione all’interno della maggiore banca tedesca. La Deutsche Bank fa parte di quelle banche “troppo grandi per fallire”, che non crollano mai da un giorno all’altro. “Ma la verità è che ci sono sempre dei segni premonitori”.

Nei primi mesi del 2014, le azioni di Deutsche Bank sono state scambiate a più di 50 dollari. Da quel momento, scrive Snyder, il valore è caduto di oltre il 40% ed oggi si scambiano a meno di 29 dollari.

Attenzione: “E’ ben nota la natura profondamente corrotta della cultura aziendale della Deutsche Bank, e negli ultimi anni la banca è stata estremamente imprudente”.

Prima del “crollo improvviso” di Lehman Brothers il 15 Settembre 2008, sulla stampa c’erano state notizie di licenziamenti di massa nell’azienda: “Quando le grandi banche iniziano a trovarsi in guai seri, questo è quello che fanno: cominciano a sbarazzarsi del personale. Ecco perché sono così preoccupati i massicci tagli di posti di lavoro che la Deutsche Bank ha appena annunciato”.