giovedì 14 luglio 2016

IL FRIGORIFERO CHE FUNZIONA SENZA CORRENTE

Conservare e mettere in fresco gli alimenti senza l’uso della corrente elettrica, ora si può.

Dalla mente di una giovanissima ricercatrice italiana nasce Freeijjs, il frigorifero che funziona senza consumi. 

L’invenzione ha dato, per ora, la possibilità a Caterina Falleni, studentessa livornese di 23 anni, laureata in Disegno Industriale, di ottenere una borsa di studio per studiare negli Stati Uniti, approfondire le sue conoscenze e migliorare la sua creazione.

I viaggi di studio all’estero, per l’inventrice non sono una novità. Nasce dall’esperienza in Africa, infatti, lo studio delle strutture realizzate con materiali porosi, come il fango o la terracotta. Esse utilizzano un processo denominato “evaporative cooling”, lo stesso per cui la temperatura del nostro corpo si abbassa grazie alla sudorazione.

Questa tecnologia è stata associata da Caterina con dei materiali chiamati PCM ed è proprio così che è venuto al mondo Freeijis. Oggetto della tesi di laurea che Caterina ha presentato a conclusione del proprio percorso di studi, del frigorifero “autonomo”, per ora, esiste solo un unico prototipo, realizzato in collaborazione con Bottega Morigi e Officina Valmori.

Freeijis viene presentato come un apparato refrigerante per frutta e verdura che funziona grazie ad un sistema di refrigerazione per mezzo di evaporazione dell’acqua contenuta nell’intercapedine tra due contenitori: uno esterno in terracotta ed uno interno in alluminio.

Freeijis vuole simboleggiare la possibilità di ricorrere ad energie alternative ed è  naturale tanto quanto gli alimenti che potrà contenere.

Un’idea geniale, creata dall’ennesima rappresentante dei “cervelli in fuga” nostrani che, non riuscendo ad ottenere il meritato riconoscimento per le proprie creazioni in Italia, ha provato a compiere il grande passo di attraversare l’Oceano, per dare ai suoi meriti il giusto valore.

A Livorno, prima di partire avevo provato a bussare alle porte della Provincia, della Regione, per cercare di coinvolgerli in quest’avventura, ma ho trovato enormi difficoltà, tanta diffidenza e poca trasparenza.

In California ho cenato con i fondatori di Google Earth e improvvisato con loro sedute di brainstorming davanti ad una bistecca con ai piedi un paio di infradito. È incredibile come, in poco tempo, riesci a parlare con tante persone che possono dare seguito ai tuoi progetti e senza nessuna fatica. Sarà perché spesso gli interlocutori sono ragazzi che non si fanno problemi a parlare di lavoro con una persona qualsiasi senza sapere da dove venga o cosa faccia – ha confessato l’inventrice in un intervista -.

Il mio paese è e sarà sempre l’Italia. Il livello di cultura e di storia che si respira in ogni vicolo, città, villaggio è incomparabile così come le persone che incontri, hanno un approccio profondamente umano. Ma quando si tratta di lavorare è un’altra cosa”.

sabato 2 luglio 2016

ITALIA – Fallimento Pilotato e Programmato

Fai crollare una nazione, poi compri interi settori vitali della sua economia a prezzi bassissimi. Facile no? Così ha fatto BlackRock, il tutto con la collaborazione dell’UE e dei governi italiani da Monti a Renzi.                                                                                           
Nulla succede per caso, è stato tutto stabilito a priori: Ma chi è BlackRock?
Faccio scoppiare l’Italia con la crisi dello spread, la costringo a svendere i gioielli di famiglia e quindi arrivo io, col portafogli in mano, pronto a rilevare a prezzi stracciati interi settori vitali dell’economia italiana, messa in ginocchio dalla manovra finanziaria.

Secondo “Limes”, l’architetto supremo del complotto non è la Germania, ma il colossale fondo d’investimenti statunitense BlackRock, azionista rilevante della Deutsche Bank che nel 2011, annunciando la vendita dei titoli di Stato italiani, fece esplodere il divario tra Btp e Bund causando la “resa” di Berlusconi e l’avvento di Monti, l’emissario del grande business straniero.

La rivista di Lucio Caracciolo, riassume Maria Grazia Bruzzone su “La Stampa”, ha messo a fuoco un po’ meglio le dimensioni, gli interessi ed il vero potere del primo fondo d’investimenti mondiale, fattosi sotto con l’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi, dopo che ormai il Pil italiano era stato letteralmente raso al suolo dai tecnocrati nostrani, in accordo con quelli di Bruxelles.

Il “Moloch della finanza globale” vanta la gestione di 30.000 portafogli, per un totale di 4.650 miliardi di dollari: non ha rivali al mondo ed è una delle 4-5 “istituzioni” che ricorrono tra i maggiori azionisti delle banche americane.

Con la globalizzazione dell’economia, il valore complessivo delle attività finanziarie internazionali primarie è passato dal 50% al 350% del Pil mondiale, raggiungendo i 280.000 miliardi di dollari, di cui solo il 25% legato agli scambi di merci. E il valore dei derivati negoziati fuori dalle Borse (“over the counter”) a fine giugno 2013 aveva toccato i 693.000 miliardi di dollari, in gran parte legati al mercato delle valute: al Forex si scambiano in media 1.900 miliardi di dollari al giorno.

Tutto ha avuto inizio col neoliberismo promosso da Margaret Thatcher e Ronald Reagan: deregulation e meno vincoli per le megabanche, autorizzate a “giocare” con sempre nuovi prodotti finanziari come gli “hedge fund”, i fondi a rischio speculativi e le società d’investimento spesso collegate alle banche, innanzitutto anglosassoni.