lunedì 24 febbraio 2014

EUGENIO BARSANTI L'inventore del Motore a Scoppio


Nicolò Barsanti (Pietrasanta 12 Ottobre 1821 – 18 Aprile 1864), meglio conosciuto come Eugenio, è stato un presbitero, ingegnere ed inventore italiano: l’ideatore e costruttore del primo motore a scoppio funzionante.

Contrariamente a quanto si crede, infatti, la creazione del primo motore a quattro tempi - quello di Nikolaus Otto che, associandosi a Karl Benz, portò alla nascita del Benz Velociped datata 1886 – è la conseguenza della scoperta di un insegnante di fisica di Pietrasanta, Padre Eugenio Barsanti, e degli sviluppi realizzati assieme ad un ingegnere di Lucca, Felice Matteucci.
Motore a Scoppio Barsanti-Matteucci


Infatti il 6 Giugno 1853, ben 14 anni prima rispetto al brevetto di Nikolas Otto, Eugenio Barsanti e Felice Matteucci depositano all’Accademia dei Georgofili di Firenze (non esisteva ancora un ufficio brevetti) un documento con la descrizione dell’invenzione del primo motore a scoppio della storia.


Dieci anni prima di questa ufficializzazione Barsanti aveva scoperto durante un esperimento nella sua aula del collegio San Michele di Volterra la possibilità di trasformare uno scoppio in forza meccanica. 

Dalla collaborazione con Matteucci venne sviluppata una macchina capace di ripetere ciclicamente questa trasformazione ed ottenere così una costante erogazione di forza meccanica.

Il motore avrebbe dovuto servire da propulsore del battello “Il veloce” della Compagnia di navigazione Lariana di Como. 
Ne vennero costruiti due collaborando con due diverse fonderie. 
Il primo da 20Cv non fu in grado di fornire il comportamento richiesto, il secondo da 8 Cv ebbe un discreto successo tanto da portare alla nascita nel 1859 della società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci.

Negli anni che seguono, però, solo i motori di Jean Etienne Lenoir (1860) e di Nikolaus Otto e Eugen Langen (1867) ottengono ampia fama e sono ricordati come pietra miliare nello sviluppo dell’automobile. 
Primo fra tutti quello conosciuto con il nome di Ciclo Otto dell’omonimo ingegnere tedesco che depositò il brevetto del primo motore a quattro tempi nel 1886.
Ma gli stessi studi erano stati compiuti e pubblicati, nel 1862, dall’inventore francese Alphonse Beau de Rochas, il quale non aveva fatto altro che aggiungere la fase di compressione al motore Barsanti-Matteucci.

Il primo motore a scoppio della storia venne assemblato nella Fonderia del Pignone, dove i due scienziati realizzarono un motore a due cilindri con una potenza di cinque cavalli vapore, che aveva il vantaggio di sfruttare ingegnosamente il moto di ritorno del pistone prodotto dal raffreddamento del gas invece che la spinta dello scoppio, principio che lo differenziava appunto dal modello di Lenoir e gli consentiva un rendimento cinque volte più elevato.

La curiosità maggiore è che il primo prototipo inventato da padre Eugenio Barsanti funzionava non con combustibili fossili, ma ad idrogeno.



Per approfondire

mercoledì 19 febbraio 2014

ALFONSO BIALETTI L’Inventore della “Moka”


Il caffè è una delle abitudini degli italiani, anche se si è diffusa tra il popolo a Vienna, per mano del polacco Georg Kolschitzky, alla fine del Seicento.

Nonostante le origini, il pioniere del caffè casalingo è senza dubbio Alfonso Bialetti, nato a Bologna il 01 Gennaio 1888 -  31 Dicembre 1970, ( trasse ispirazione osservando le donne di Omegna mentre lavavano i panni sulla riva del lago, utilizzando la “lisciva” che, bollendo, saliva da un contenitore verso l’alto dove c’erano i panni stesi), che dopo aver lavorato come fonditore in Francia, rientrò in Piemonte e mise in piede una fonderia, dove nel 1933 progettò la Moka.

Di forma ottagonale, la Moka Bialetti è la classica caffettiera da casa, composta da una base-bollitore che va riempita d’acqua, un filtro dove si versa il caffè macinato, e un top-caminetto che contiene il caffè sversato dall’ebollizione.
L’ideatore volle la maniglia e il pomello del coperchio in bachelite, e la caffettiera in alluminio.
La scelta fu particolarmente felice, data la dinamicità del materiale.  
Così Alfonso Bialetti aveva inventato la caffettiera più semplice che si fosse mai vista. 
Ora restava il problema della distribuzione e della vendita. 
Se fino alla Seconda Guerra Mondiale il caffè era soprattutto consumato al bar, è dal 1948 che il suo consumo viene stimolato anche a casa.
Infatti, il figlio di Alfonso, Renato Bialetti, cominciò a lavorare nell’azienda paterna e si dedicò soprattutto alla promozione della Moka, pubblicizzandola con grandi manifesti cittadini e foto su riviste. 

Ma il boom di vendite ci fu con la pubblicità televisiva. 
Fu in Tv che l’invenzione dell’Omino con i Baffi, marchio inconfondibile della Moka Bialetti, trascinò le famiglie italiane all’acquisto incondizionato della macchinetta da caffè.

Autore della pubblicità televisiva e inventore dell’Omino fu Paul Campani, uno dei più famosi fumettisti di Carosello, che ispirandosi a una caricatura di Alfonso Bialetti, creò la figura di un omino coi baffoni neri e l’indice alzato che ancora oggi appare sulla macchinetta da caffè più famosa al Mondo.




Il nome venne ispirato da: Mocha, una città dello Yemen, situata su un altopiano dove ci sono molte piantagioni di un’ottima varietà di caffè.

mercoledì 12 febbraio 2014

LUIGI PALMIERI Il “ Vesuviano”


Luigi Palmieri (Faicchio –BN- 1807 – 1896), è stato studioso dell’elettricità atmosferica; sismologo e vulcanologo insigne. 
Divenuto famoso perché dava spiegazioni scientifiche di tutti i movimenti del Vesuvio e perché inventò il “Sismografo Elettromagnetico” che presentò anche in Giappone agli studiosi dei terremoti.

Nel 1825 si laureò a Napoli in Scienze Fisiche e Matematiche e successivamente in Filosofia. Aprì uno studio privato nell’ ex-seminario dei Nobili. Fu professore presso l’Università di Napoli professore presso il Collegio Medico-Cerusico e il Collegio della Reale Marina.

Nel 1847 fu nominato professore di Logica e Metafisica presso l’Università di Napoli, alla cattedra che fu di Pasquale Galluppi.

Nel 1860 gli fu assegnata la cattedra di Fisica Terrestre e Meteorologia.

Dal 1855 al 1896 fu Direttore dell’Osservatorio  Vesuviano.


Elettrometro
Sismografo Elettromagnetico
E’ stato l’inventore di un elettrometro premiato dall’Accademia delle Scienze di Lisbona nel 1855 e presentato alla Fiera Internazionale della Tecnica di Vienna del 1874.
Inventò, inoltre, nel 1856, un famoso e sofisticato sismografo che mise in funzione sul Vesuvio per registrare i terremoti precursori dell’eruzione. 
Tale sismografo fu a quei tempi acquistato dal Governo Giapponese, per l’Agenzia Meteorologica di Tokyo.



E’ stato il primo studioso a dimostrare che il sollevamento del suolo è un fenomeno precursore delle eruzioni e a misurarne l’entità. 
Molto importanti furono i suoi studi sulle eruzioni del 1858, 1861, 1868 e 1872, le cui descrizioni sono riportate negli “Annali dell’Osservatorio Vesuviano” rivista da lui fondata e che pubblicò dal 1859 al 1873.

Dopo la forte eruzione del Vesuvio del 1872 fece installare presso l’Osservatorio una stazione telegrafica per la trasmissione alle autorità di Napoli dei dati relativi all’attività vulcanica.

Fu nominato Senatore del Regno, Grand’Ufficiale dell’Ordine Mauriziano, Cavaliere del merito civile di Savoia e, nel 1876, consigliere comunale di Napoli.

venerdì 7 febbraio 2014

IL PROGETTO HAARP


"Non c'è alcun dubbio che la comunicazione senza fili verso qualsiasi punto del globo sia possibile e io l'ho dimostrato. Ecco come possiamo, con la massima semplicità, spiegare questo fenomeno: quando alziamo la voce ed otteniamo un'eco, sappiamo che il suono emesso si è scontrato contro un muro o un altro ostacolo, il quale lo ha rinviato verso noi. L'onda elettrica si riflette in modo uguale al suono. Invece di spedire vibrazioni sonore verso un ostacolo lontano, ho spedito vibrazioni elettriche verso i confini dell'involucro terrestre e, come l'ostacolo nel caso dell'onda sonora, essi hanno rimandato le vibrazioni stesse. Al posto dell'eco ho ottenuto un'onda elettrica stazionaria, riflessa e rinviata da molto lontano."
 Nikola Tesla, Colorado Springs, 1899

La notte del 7 Gennaio 1943, un vecchio di 86 anni morì in totale solitudine nella sua camera del "New Yorker Hotel", a Manhattan.
Prima che gli addetti andassero a prendere il corpo per portarlo al "Campbell Funeral Parlor", alcuni agenti dell'FBI frugarono la stanza da cima a fondo e aprirono la piccola cassaforte nella quale il defunto conservava tutti i documenti. Motivazione ufficiale: il vecchio conduceva ricerche su un'arma segreta molto pericolosa.

L'uomo appena morto era Nikola Tesla: le sue scoperte nel campo dell'elettricità erano, per importanza, tali da rappresentare una minaccia per le teorie di Edison. Allo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884, dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell'elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase; inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell'energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre.
Il "circuito di risonanza" funziona come un'altalena. Il principio è lo stesso: si da una spinta leggera all'altalena, poi, il movimento stesso della mano, impresso a intervallo regolare, basta per spingere l'altalena sempre più in alto. Allo stesso modo, una successione di impulsi elettrici applicati alla bobina primaria (la "Bobina Tesla") con la frequenza corretta, produce impulsi grandemente amplificati sulla bobina secondaria. Tesla voleva dimostrare che questi impulsi, nel pilone, collegati alla bobina secondaria, genererebbero onde radio ad alta frequenza che si propagherebbero fino ai confini dell'involucro terrestre, per poi tornare indietro. Se fossero sintonizzate precisamente con la frequenza naturale dell'oscillazione delle correnti elettriche della Terra, rafforzerebbero la frequenza del voltaggio nel pilone e "survolterebbero" la corrente proveniente dal globo. Dall'apparecchio scaturirebbe una corrente incessantemente amplificata e l'intero pianeta potrebbe venire utilizzato come "circuito secondario" supplementare per amplificare la corrente.

domenica 2 febbraio 2014

LA KESHE FOUNDATION di Mehran Keshe


Mehran Keshe
      La Fondazione

La Keshe Foundation è stata fondata da Mehran Keshe, nato in Iran e laureato in ingegneria nucleare alla University of London
La Keshe è registrata come organizzazione senza scopo di lucro in Olanda ed ha la sua sede permanente a Ninove, in Belgio.

Essendo un'organizzazione di ricerca spaziale, il suo obiettivo è stato lo sviluppo di tecnologia ad uso spaziale come il trasporto, la generazione di energia, i sistemi sanitari e la nutrizione per persone che viaggiano nello spazio. 
Infatti negli ultimi 40 anni le sue ricerche si sono concentrate sulle dinamiche del plasma caricato elettricamente e utilizzato come fonte di energia e di campi gravitazionali. 
Tanto che Mr. Keshe ha scoperto come generare e controllare i campi gravitazionali. 
Questa scoperta ha centinaia di potenziali applicazioni che potrebbero contribuire a risolvere la maggior parte dei problemi fondamentali del mondo, come carenza di energia, acqua, cibo e la contaminazione ambientale.