la più incredibile azienda familiare che abbiate mai
incontrato. Si occupano di stampanti 3D: le costruiscono, le fanno funzionare,
le inventano, tutti assieme:
il
babbo Ugo - il nonno Luciano - i
cugini Paolo, Chiara e Leonardo Rinaldi.
Luciano si è laureato in ingegneria elettronica e lavora in una azienda di Empoli; mentre Luciano studia da archeologo all’università di Firenze.
Luciano si è laureato in ingegneria elettronica e lavora in una azienda di Empoli; mentre Luciano studia da archeologo all’università di Firenze.
Tutti
assieme in un laboratorio fiorentino ricavato dal magazzino di idraulica del babbo in via del Pollaiolo, in zona Legnaia, vicino alla chiesa di Sant’Angelo
"Avevamo costruito un
pantografo a controllo numerico. Niente di difficile: qualche
pezzo di legno, delle barre filettate, scarti di vecchie stampanti e il Lego.
Non funzionava benissimo, ma funzionava".
Decisero
allora di provare a ribaltare la prospettiva: invece di togliere materia, volevano
provare ad aggiungerla. E fecero così: "Lo
usavamo con una pistola per
la colla a caldo montata su un’asolina. Il grilletto era tenuto da un elastico che
assicurava il flusso continuo alla colla per formare degli oggetti".
Qualcosa
venne fuori ma chiamarli oggetti è un complimento: "Brutti, erano davvero
brutti, non si capiva nulla". E qui ebbero la
folgorazione: gli serviva una stampante
3D. Non una di quelle da centinaia di migliaia di dollari che le grandi aziende
compravano da anni. No, a loro serviva una stampante fatta in casa con pochi
soldi e tanta fantasia, perfettamente funzionante al punto di essere in grado
di fare la cosa più difficile che esiste in natura: riprodursi, ovvero stampare
RepRap free desktop
3D printer. E' una stampante, collegabile ad un normale
computer, in grado di
stampare oggetti tridimensionali. Anziché stampare inchiostro su fogli di
carta, questa stampante 3D
produce oggetti tridimensionali, reali e solidi.
Per avere un'idea della robustezza, potete immaginare qualcosa
di simile ai mattoncini Lego.
Potreste realizzare molti oggetti utili, ma sopratutto potreste
anche realizzare la maggior parte delle
parti necessarie a costruire un'altra stampante 3D. Avreste, in
pratica, una macchina in grado di
replicarsi! RepRap è l'abbreviazione di Replicating Rapid-prototyper
(prototipatore rapido replicante).
Questa stampante 3D costruisce gli oggetti depositando strati di
materiale plastico nella giusta
sequenza,uno sull'altro. Si tratta di una tecnologia già esistente, ma le
macchine commerciali sono
molto costose (decine di migliaia di euro), e sopratutto non sono in grado di
replicarsi.
Il team RepRap sviluppa e rende disponibili i progetti per una
macchina molto più economica, che
ha anche la particolarità di essere in grado di replicare la maggior parte
dei suoi componenti .
In questo modo può essere disponibile per comunità o per
individui, sia nei paesi in via di sviluppo
che nei paesi più sviluppati.
Se avete una macchina RepRap, potete anche usarla per fabbricarne
un'altra per un amico:
infatti,seguendo i principi del movimento Free Software, il team RepRap
distrubuisce gratuitamente
i progetti e tutte le informazioni per realizzare la macchina RepRap a chiunque sotto
la licenza GNU
General Public Licence.RepRap è una macchina autoreplicante, può
stampare i pezzi necessari
per assemblare una nuova stampanteRepRap è la prima low-cost stampante 3d ,
and the RepRap Project
ha dato inizio alla rivoluzione delleStampanti 3D open-source .
|
Adrian Bowyer |
E qui
appresero che lo aveva lanciato nel 2005 un matematico inglese,
Adrian
Bowyer, 60 anni, una cattedra all’università di Bath.
Il"Guardian" celebrò l’invenzione dicendo che avrebbe "abbattuto il
capitalismo, innescato
la seconda rivoluzione industriale e salvato il pianeta". Ora,
uno può pensare
che si tratti di esagerazioni belle e buone, ma se davvero un giorno passasse
il concetto che chiunque può prodursi gli oggetti di cui ha bisogno, be’ è
esattamente di questo che stiamo parlando: una rivoluzione.
Lorenzo e Luciano decisero che Bowyer era il loro nuovo idolo: ora volevano assolutamente avere una RepRap e visto che si tratta di un progetto in opensource sapevano che ce n’erano moltissime in giro per il mondo.
Le
mappe di Google localizzavano una RepRap, o meglio una sua versione derivata,
la RapMan, anche in Italia.
Era
a Bologna a casa di un disegnatore slavo di cui non ricordano il
nome: ricordano
però che nel febbraio del 2011: lo
chiamarono, andarono a trovarlo, si sentirono dire che l’aveva comprata e montata,
ma non riusciva a farla funzionare, e per sera erano di ritorno a casa, nel
laboratorio del babbo, con la loro nuova missione: far funzionare la
RepRap che
il tipo slavo gli aveva dato in prestito, tanto a lui non serviva.
A maggio hanno capito come funziona e decidono di farsene una su
misura: la
chiamano Archimede (per gli specialisti, era una Prusa), ci lavorano
tutta l’estate
ed a fine agosto è pronta.
A
settembre sono già al lavoro su un nuovo modello, la Galileo, che nelle
loro intenzioni
deve servire a diffondere la cultura dei maker nel mondo scolastico: ha
un’area di stampa più grande e costa meno.
A dicembre la presentano in un istituto tecnico industriale di Catanzaro, e nella pausa caffè gli studenti sono tutti attorno ad ammirare la stampante di oggetti.
A dicembre la presentano in un istituto tecnico industriale di Catanzaro, e nella pausa caffè gli studenti sono tutti attorno ad ammirare la stampante di oggetti.
"Finalmente
i ragazzi potevano disegnare qualcosa e ritrovarselo tra le mani in classe
poco dopo".
E
adesso che succede? Adesso aspettano che le società semplificate per chi
ha meno
di 35 anni diventino realtà per trasformare il marchio Kent’s Strapper in una vera
azienda, il primo laboratorio di assistenza per chi ha stampanti 3D.
Hanno
comperato un tornio per specializzarsi in prototipazione rapida: mandi loro
un file e ti rimandano un oggetto.
Ma sono le scuole il loro vero pallino.
Ma sono le scuole il loro vero pallino.
"Siamo
solo all’inizio".
Oggi possiamo solo immaginare le applicazioni future di questa tecnologia. Ma fino a quando resterà legata alla cultura della collaborazione invece che a quella del mero profitto, sarà accessibile a tutti.
Oggi possiamo solo immaginare le applicazioni future di questa tecnologia. Ma fino a quando resterà legata alla cultura della collaborazione invece che a quella del mero profitto, sarà accessibile a tutti.
Per
questo vogliamo portarla nelle scuole. Siamo convinti che messa a
contatto con
menti giovani e creative possa diventare una piattaforma formidabile per concretizzare
idee e progetti".
http://www.youtube.com/watch?v=HfZbgkGdpxY
Ulteriori informazioni sul loro sito qui e sul loro blog qui
Questa nuova frontiera, accessibile a molti, ha sbocchi impensabili: con ingegno e fantasia è possibile inventare, scoprire, realizzare, migliorare e modificare questa nuova nascente tecnologia: destinata a porre le basi di una nuova rivoluzione tecnologica industriale.
E' di questi giorni la notizia di un giovanissimo, Cesare Cacitti, partecipante protagonista della prima edizione europea MaKer Faire tenutasi a Roma dal 2 al 6 Ottobre 2013.
http://www.youtube.com/watch?v=HfZbgkGdpxY
Ulteriori informazioni sul loro sito qui e sul loro blog qui
Che cosa si può fare con una stampante 3D?
In linea teorica tutto: dal busto di Steve Jobs a una casa. Si ha un’idea, la si progetta, la si “programma” (ogni stampante ha il suo codice di programmazione) e poi la si manda in stampa. La stampante, strato su strato, emette uno speciale “inchiostro” che si solidifca e crea l’oggetto tridimensionale progettato. Esistono piattaforme online (come www.shapeways.com) in cui un’idea vostra idea può anche essere messa in vendita
Questa nuova frontiera, accessibile a molti, ha sbocchi impensabili: con ingegno e fantasia è possibile inventare, scoprire, realizzare, migliorare e modificare questa nuova nascente tecnologia: destinata a porre le basi di una nuova rivoluzione tecnologica industriale.
E' di questi giorni la notizia di un giovanissimo, Cesare Cacitti, partecipante protagonista della prima edizione europea MaKer Faire tenutasi a Roma dal 2 al 6 Ottobre 2013.
A 14 ha
progettato e realizzato una stampante 3D: Cesare ha utilizzato due prismi che ha smontato da vecchi lettori
Dvd. Sempre con i prismi dei registratori si era 'allenato' costruendo una
prima stampante tradizionale.
Il ragazzo ha spiegato: «Con quella ho affinato la tecnica e quindi con gli stessi oggetti mi sono buttato nella costruzione di una stampante 3D».
Ha cominciato a interessarsi di tecnologia quando aveva 8 anni, nel 2007. All'epoca il papà Francesco aveva deciso di ricominciare la sua attività di imprenditore da zero. L'ufficio del papà era il tavolo della cucina e Cesare gli era accanto. In quegli stessi anni arrivava per regalo il primo kit di elettronica e lui progettò una chiavetta a combinazione che attraverso un codice segreto accendeva una luce e si collegava all'antifurto della macchina.
Cesare ha ammesso: «Non serviva a nulla, ma era il mio primo progetto. Avevo scoperto il mondo dell'elettronica».
Il ragazzo vive a Dueville, un piccolo centro vicino Vicenza e con i suoi amici parla tanto di sport, ma non è raro che qualcuno gli chieda come riparare il computer. Per il suo futuro non ha fretta di fare programmi: «Deciderò più avanti perché le cose stanno cambiando così in fretta che quando sarò grande ci saranno nuove professioni. Solo allora prenderò una decisione». Quanto al prossimo regalo che riceverà, «non sarà un computer ma una bicicletta»: parola del papà.
Il ragazzo ha spiegato: «Con quella ho affinato la tecnica e quindi con gli stessi oggetti mi sono buttato nella costruzione di una stampante 3D».
Ha cominciato a interessarsi di tecnologia quando aveva 8 anni, nel 2007. All'epoca il papà Francesco aveva deciso di ricominciare la sua attività di imprenditore da zero. L'ufficio del papà era il tavolo della cucina e Cesare gli era accanto. In quegli stessi anni arrivava per regalo il primo kit di elettronica e lui progettò una chiavetta a combinazione che attraverso un codice segreto accendeva una luce e si collegava all'antifurto della macchina.
Cesare ha ammesso: «Non serviva a nulla, ma era il mio primo progetto. Avevo scoperto il mondo dell'elettronica».
Il ragazzo vive a Dueville, un piccolo centro vicino Vicenza e con i suoi amici parla tanto di sport, ma non è raro che qualcuno gli chieda come riparare il computer. Per il suo futuro non ha fretta di fare programmi: «Deciderò più avanti perché le cose stanno cambiando così in fretta che quando sarò grande ci saranno nuove professioni. Solo allora prenderò una decisione». Quanto al prossimo regalo che riceverà, «non sarà un computer ma una bicicletta»: parola del papà.
Fonte: varie da Web
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