Dalla mente di una giovanissima ricercatrice italiana
nasce Freeijjs, il frigorifero che funziona
senza consumi.
L’invenzione ha dato, per ora, la possibilità a Caterina Falleni, studentessa livornese di 23 anni, laureata in Disegno Industriale, di ottenere una borsa di studio per studiare negli Stati Uniti, approfondire le sue conoscenze e migliorare la sua creazione.
L’invenzione ha dato, per ora, la possibilità a Caterina Falleni, studentessa livornese di 23 anni, laureata in Disegno Industriale, di ottenere una borsa di studio per studiare negli Stati Uniti, approfondire le sue conoscenze e migliorare la sua creazione.
I viaggi di studio all’estero, per l’inventrice non
sono una novità. Nasce dall’esperienza in Africa, infatti, lo studio delle
strutture realizzate con materiali porosi, come il fango o la terracotta. Esse
utilizzano un processo denominato “evaporative
cooling”, lo stesso per cui la temperatura del nostro corpo si abbassa
grazie alla sudorazione.
Questa tecnologia è stata associata da Caterina con dei
materiali chiamati PCM ed è proprio così che è venuto al mondo Freeijis. Oggetto della tesi di laurea che Caterina ha
presentato a conclusione del proprio percorso di studi, del frigorifero
“autonomo”, per ora, esiste solo un unico prototipo, realizzato in
collaborazione con Bottega Morigi e Officina Valmori.
Freeijis viene presentato come un
apparato refrigerante per frutta e verdura che funziona grazie ad un sistema di
refrigerazione per mezzo di evaporazione dell’acqua contenuta
nell’intercapedine tra due contenitori: uno esterno in terracotta ed uno
interno in alluminio.
Freeijis vuole simboleggiare la
possibilità di ricorrere ad energie alternative ed è naturale tanto quanto gli alimenti che potrà contenere.
Un’idea geniale, creata dall’ennesima rappresentante
dei “cervelli in fuga” nostrani che, non riuscendo ad ottenere il meritato
riconoscimento per le proprie creazioni in Italia, ha provato a compiere il
grande passo di attraversare l’Oceano, per dare ai suoi meriti il giusto
valore.
“A Livorno, prima
di partire avevo provato a bussare alle porte della Provincia, della Regione,
per cercare di coinvolgerli in quest’avventura, ma ho trovato enormi
difficoltà, tanta diffidenza e poca trasparenza.
In
California ho cenato con i fondatori di Google Earth e improvvisato con loro sedute
di brainstorming davanti ad una bistecca con ai piedi un paio di infradito. È incredibile come, in
poco tempo, riesci a parlare con tante persone che possono dare seguito ai tuoi
progetti e senza nessuna fatica. Sarà perché spesso gli interlocutori sono
ragazzi che non si fanno problemi a parlare di lavoro con una persona qualsiasi
senza sapere da dove venga o cosa faccia – ha
confessato l’inventrice in un intervista -.
Il mio paese è e sarà sempre l’Italia. Il livello
di cultura e di storia che si respira in ogni vicolo, città, villaggio è
incomparabile così come le persone che incontri, hanno un approccio
profondamente umano. Ma quando si tratta di lavorare è un’altra cosa”.
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