giovedì 28 aprile 2016

LA MORTE: IL GRANDE INGANNO

La morte è l’inganno più grande. 
Grazie a questo inganno l’élite è riuscita a tenere sotto scacco l’umanità: se vi fermate a pensare, infatti, capirete che ogni dittatura ha sempre fatto leva sulla morte e soprattutto sulla paura della morte.

La morte non esiste.  
Se l’umanità non avesse avuto questa paura nessuno mai avrebbe potuta ricattarla. Se un individuo sa di essere immortale non si piega davanti a nessuna dittatura. Religione e scienza di regime sono due facce della stessa medaglia, una dice che se non fai il bravo schiavo finisci all’inferno, l’altra, la scienza di regime, ci dice che siamo qui per caso e che spariremo nel nulla senza motivo.

E che tutto questo mondo così complesso e articolato è solo il risultato del caos, aumentando così la paura della morte, visto che l’uomo si convince che questa sia l’unica esistenza che avrà a disposizione.

Qui di seguito riportiamo alcune testimonianze di persone autorevoli, dottori e scienziati che contraddicono queste assurde tesi:

Elisabeth Kübler-Ross              


È stata una psichiatra svizzera che ha dedicato l’intera vita a curare i pazienti malati terminali. Ella dice: “Dopo aver lavorato per molti anni con malati moribondi, e dopo aver imparato da loro che cosa sia realmente la vita, quali siano i rimpianti che si hanno quando sembra ormai troppo tardi per averne, cominciai a chiedermi che cosa fosse realmente la morte.

Incominciai così a raccogliere i resoconti di esperienze extra-corporee, che i miei pazienti mi riferivano. Tutte queste esperienze risultavano avere le stesse caratteristiche ed essere analoghe anche ad altri resoconti simili registrati in altre parti del mondo, da parte di altrettanti medici.

mercoledì 20 aprile 2016

UNGHERIA LIBERATA

          L’Ungheria ce l’ha fatta.             La Banca Centrale è nuovamente di proprietà degli ungheresi!

L’Ungheria si libera dei vincoli dei banchieri, Dopo che è stato ordinato all’FMI di abbandonare il paese, la nazione adesso stampa moneta senza debito. L’Ungheria sta facendo la storia.

Mai più dagli anni ’30 con il caso della Germania, un paese europeo aveva usato sfuggire alle grinfie dei cartelli bancari internazionali controllati dai Rothschilds. Questa è una notizia stupenda che dovrebbe incoraggiare la lotta per la libertà dalla dittatura finanziaria.

Già nel 2011 il Primo Ministro ungherese, Viktor Orbàn promise di ristabilire la giustizia sui predecessori socialisti che avevano venduto il popolo della nazione alla schiavitù di un debito infinito con i vincoli del FMI (IMF) e lo stato terrorista d’Israele.

Queste amministrazioni precedenti erano infiltrate da israeliani nelle alte cariche, in mezzo al furore delle masse che alla fine, in reazione, hanno votato il partito Fidesz di Orbán. Secondo una relazione sui siti germanofoni del “National Journal”, Orbàn si è accinto a scalzare gli usurai al trono.

Il popolare e nazionalista primo ministro ha detto all’FMI che l’Ungheria non vuole né richiede “assistenza” ulteriore dal delegato della Federal Reserve di proprietà dei Rothschild. Gli Ungheresi non saranno più costretti a pagare esosi interessi a banche private e irresponsabili.

sabato 9 aprile 2016

IL BUSINESS DELL’INCURABILITÁ DEL CANCRO

Da decenni, il cancro viene inutilmente fronteggiato con la chemioterapia: l’oncologia ospedaliera non guarisce quasi nessuno, ed i tumori stanno aumentando in modo esponenziale.

In parallelo, c’è il boom delle cure alternative: in questo settore si registrano guarigioni in costante aumento, ma i numeri sono ancora limitati e comunque esclusi dall’ufficialità.

Ovvio, sottolineano gli “alternativi”: per il sistema è pericoloso far sapere che si può guarire anche solo con erbe, biofarmaci e dieta, cioè con quattro soldi, mentre il sistema ospedaliero (chemio e radio) costa una follia, oltre a non salvare nessuno.

Di recente, Paolo Barnard ha acceso una contro-polemica, accusando di slealtà gli “alternativi” che speculerebbero sull’altrui dolore, contrabbandando soluzioni miracolose quanto irrealistiche.