martedì 13 maggio 2014

LA NUOVA MEDICINA GERMANICA

       
Vi siete chiesti come mai una terapia funziona per alcuni malati, 
mentre non ha alcun beneficio per tanti altri?
Nel ventesimo secolo si è passati da una medicina basata sull’esperienza ed autorità del singolo medico, ad una medicina basata sulle prove di efficacia valutate sulla base di grandi studi clinici, da cui nascono le linee guida che i medici devono conoscere ed utilizzare. Ma questi studi clinici, utili per valutare o confermare l’efficacia di un farmaco o trattamento, hanno il limite di dare risultati medi, statistici, validi per una popolazione, ma non altrettanto certi per il singolo malato.
In passato, soffrire di una qualunque malattia significava forse invalidità e morte, ma nessuno aveva dubbi sul cosa fare: si andava dall’esorcista, dal prete, dal dottore e ci si affidava con fiducia alle sue cure. Oggi, avere una malattia necessita di molte decisioni difficili tra cui la scelta di come curarsi: 

Quale struttura? Quale medico? Quale terapia?
A volte qualcuno si chiede anche con quale medicina.

La Nuova Medicina Germanica del Dottor Hamer è così chiamata perché “nuova” rispetto a quella tradizionale. E “Germanica” sia perché il dottore Geerd Hamer è tedesco, sia perché si richiama alla tradizione dei Germani la cui cultura (indo-germanica), contrariamente alla nostra cultura, non parla di espiazione e sofferenza. Secondo Hamer la natura è madre e non matrigna, quindi non è pensabile che faccia qualcosa di “maligno” ai suoi figli. Tutto ciò che fa è sempre per il bene dell’individuo e della specie.

La Nuova Medicina Germanica si fonda su cinque leggi biologiche che spiegano i criteri secondo i quali ogni malattia si genera e si sviluppa contemporaneamente nella psiche, nel cervello e nel corpo. 
Queste leggi sono valide per qualunque essere vivente e per tutte le malattie che sono parte di un programma biologico composto da due fasi: fase attiva e fase di risoluzione. Attraverso queste cinque leggi è possibile rispondere alla domanda: perché esistono le malattie?                                                                                                                                          
Ma anche alla domanda del singolo: perché io mi ammalo?



Il dottor Hamer si pose questa domanda circa 35 anni fa, quando dopo la morte violenta del suo figlio minore Dirk (ucciso nel famoso caso di cronaca che tra i protagonisti ha visto Vittorio Emanuele di Savoia), sviluppò un tumore al testicolo sinistro. Questa malattia, che curò nel modo tradizionale, comparsa subito dopo il grave lutto, gli fece nascere il sospetto che il lutto e il suo tumore fossero in qualche modo correlati. 
Fu, forse, per cercare di lenire l’insopportabile dolore per la perdita del figlio, che si gettò in un intenso lavoro di ricerca, che lo portò ad intervistare moltissime donne ricoverate per tumore ovarico nella clinica dove lavorava. Da questi colloqui emerse un fatto inaspettato: tutte queste donne riferivano un grave lutto occorso nel periodo precedente la comparsa del tumore.

Per Hamer la malattia è la risposta immediata che il cervello fa partire in seguito ad un conflitto biologico (DHS: Dirk Hamer Syndrome), cioè un evento inaspettato, vissuto come un trauma che ci coglie impreparati ed a cui non siamo in grado di reagire efficacemente.
La risposta/malattia all’evento sconvolgente è parte di uno speciale programma biologico naturale finalizzato alla sopravvivenza. Durante la prima fase della malattia, dopo il trauma, si entra in una fase di conflitto in cui stiamo cercando una soluzione. Si ha una prevalenza del sistema nervoso simpatico (simpaticotonia) che provoca, in generale, riduzione dell’appetito, insonnia, continuo rimuginare sul conflitto, arti freddi, tendenza all’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, degli zuccheri nel sangue.                                                                                                                   
E’ la condizione che predispone l’individuo alla lotta o alla fuga. 
A conflitto risolto, trovata quindi la soluzione, il cervello da ordine al programma di passare alla seconda parte che è la fase di riparazione/soluzione, caratterizzata da una prevalenza del sistema nervoso parasimpatico (vagotonia) in cui compaiono grande stanchezza, ipersonnia, desiderio di stare tranquilli, associati a riduzione della frequenza cardiaca, pressione del sangue, glicemia, eventualmente con comparsa di edemi, febbre. Questa fase, una volta, la chiamavamo convalescenza. Questa seconda fase di vagotonia e riparazione viene divisa in due parti, A e B, da una breve ripresa della fase attiva chiamata Crisi Epilettoide (CE).                                                 
Qualunque DHS provoca una risposta immediata di cervello e corpo ma se il conflitto e la risoluzione sono brevi  non si manifesterà nessuna malattia.
Esempio di DHS                                                                                                                                        

Sono in macchina e improvvisamente vedo un Tir che invade la mia corsia e si sta rapidamente avvicinando: questa è una DHS. Cioè è un evento improvviso inaspettato che mi prende in contropiede, mi paralizza, mi sconcerta. Mi rendo conto che, se non accade qualcosa , se non riesco a reagire, posso morire. Il tutto accade in frazioni di secondo. Nello stesso istante in cui ho avuto la DHS, cioè ho visto il Tir che mi sta arrivando addosso, è partita la risposta del cervello e del corpo dando inizio alla fase simpaticotonica. Il cuore batte più veloce, i miei riflessi diventano più rapidi: con un colpo d’occhio vedo uno spazio sfruttabile alla mia destra, scalo di marcia, accelero, cambio corsia e, continuando ad accelerare, evito di un soffio l’auto che stava arrivando. Il Tir mi passa vicino ma sono salvo. Fine della fase attiva o di conflitto ma inizia la fase post-conflitto o vagotonica: cominciano a tremarmi le gambe, devo fermarmi, mi viene da piangere, si sento svenire… poi improvvisamente ripenso a quello che è successo e per un attimo sento l’adrenalina che scorre e mi viene voglia di inseguire il Tir e mollare un pugno sul naso al guidatore (Crisi Epilettoide): ricompare la simpaticotonia e rivivo, in un attimo, il momento della DHS. Dopo la crisi epilettoide mi sento meglio e sono in grado di riprendere a guidare.
Non tutte le DHS provocano malattie.                                                                              
Infatti è la gravità del trauma (DHS) e il tipo di emozione con cui reagiamo (sentito biologico) che determina la gravità ed il tipo di malattia, oltre che la sua locazione nel corpo. La DHS può essere un piccolo conflitto e quindi provocherà disturbi lievi, oppure la DHS può essere un grave trauma che scatenerà una malattia importante.                                                                             
Se non c’è conflitto non vi è malattia.                                                                  
Infatti ogni giorno risolviamo problemi e conflitti, affrontiamo situazioni difficili, superiamo crisi imparando qualcosa, migliorando noi stessi e la nostra specie, e questo non ci fa ammalare ma ci dà la carica e ci fa sentire forti e capaci.         Se, però, incontriamo un problema, un trauma, un conflitto per noi irrisolvibile ci blocchiamo. Tuttavia, il Karma, Dio o la vita stessa ci chiedono, per non diventare un inutile fardello per noi stessi e per la nostra specie, di trovare un modo per proseguire nella nostra evoluzione personale: se da soli non ci riusciamo la natura viene in soccorso attivando il programma/malattia adeguato. Se, nonostante tutto, non siamo comunque in grado di uscire da questa impasse e andare avanti, diventiamo inutili dal punto di vista dell’evoluzione sia personale che della specie.

Gli shock biologici, le DHS, attivano speciali programmi biologici (SBS), cioè soluzioni, trovate dalla natura nel corso di milioni di anni, a shock, eventi potenzialmente pericolosi. Lo scopo è di proteggere l’individuo, la specie, la vita, consentendo la sopravvivenza e l’evoluzione. Le scelte risultate vincenti sono diventate un “programma automatico” che si avvia ogni volta che l’organismo, sia esso unicellulare, rettile o mammifero, si trovi a dover affrontare problemi analoghi.

La vita si è sviluppata in acqua: 4 miliardi di anni fa comparvero i primi esseri viventi unicellulari, i procarioti; 1600 milioni di anni fa comparvero i primi organismi pluricellulari; circa 500 milioni di anni fa comparvero i pesci, i trisavoli dei pesci moderni. Gli animali anfibi comparvero circa 100 milioni di anni dopo, cioè 400 milioni di anni fa. Noi, come Homo Sapiens, arriviamo molto dopo, solo 200 mila anni fa. Sulle spiagge di questi oceani primordiali finivano numerosi pesci che non riuscendo a ritornare in acqua morivano soffocati sulla battigia. La natura, Madre Natura, per lungo tempo, attraverso prove ed errori ha cercato una soluzione per salvare questi pesciolini. Infine, sviluppando un agglomerato di cellule formate da un nuovo tessuto, capace di utilizzare l’ossigeno nell’aria, scoprì che questi pesci sopravvivevano più spesso.                                                                                
Quel tessuto, oggi, lo chiamiamo polmone. Secondo Hamer un grave trauma emotivo (DHS) in cui il nostro “sentito biologico” è uguale a quello del pesce sulla spiaggia, attiva un’analoga risposta nel nostro organismo. Sono in questa situazione difficile/drammatica, mi sento soffocato, mi manca l’aria e ho paura, terrore di morire. Il programma sensato e speciale (SBS) che la natura ha trovato vincente per la sopravvivenza del pesce si attiva anche in noi. Si crea quindi un agglomerato di cellule di tessuto polmonare, che, come nel caso del pesce, ha lo scopo di farci respirare e quindi sopravvivere… che oggi chiamiamo tumore.

Il programma speciale (SBS) inizia provocando uno stato di allarme nell’organismo: infatti, siamo di fronte ad un pericolo, quindi tutto deve essere pronto per l’attacco o la fuga, (prima fase: simpaticotonica). L’allarme cessa con la soluzione del conflitto cui segue la fase di recupero e riparazione (seconda fase: vagotonica). A seconda del “sentimento” scatenato dalla DHS, e quindi dall’area cerebrale attivata, si possono avere a livello organico due modalità di comportamento, completamente diverse. Se l’area cerebrale attivata (Focolaio di Hamer) si trova nel cervello antico (Paleoencefalo: tronco cerebrale e cervelletto) nell’organo corrispondente si avrà una crescita cellulare durante la fase di conflitto attivo e distruzione cellulare nella fase di riparazione. Al contrario, se l’area attivata si trova nel cervello nuovo (Neoencefalo: midollo cerebrale e corteccia), nell’organo corrispondente si avrà distruzione cellulare nella fase attiva e crescita cellulare nella fase di soluzione.

Vediamo, per esempio, che cosa accade nel Neoencefalo di fronte ad un certo tipo di conflitto.  Il midollo cerebrale, parte del Neoencefalo, gestisce i conflitti di svalutazione di sé, del non  riuscire, del non essere adeguati, ma anche quelli relativi a certi aspetti della sessualità. In fase conflittuale si avrà una perdita di sostanza negli organi interessati. In fase di riparazione, avremo riempimento, ricostruzione delle zone in cui c’è stata perdita di sostanza e quindi sarcomi, lipomi, fibromi, cisti…. Il senso biologico è il rafforzamento dell’individuo e del gruppo.  

Il dolore è in fase di riparazione.                                                                                                        
In questa categoria ricade anche l’osteoporosi, una malattia caratterizzata da una riduzione del calcio nelle ossa con conseguente aumento della loro fragilità e predisposizione alle fratture, colpisce prevalentemente donne in menopausa. Le cause sono legate alla diminuzione di estrogeni, ma anche a farmaci (corticosteroidi), problemi renali, immobilizzazione forzata e altro. L’osteoporosi, però, colpisce molte donne ma non tutte, e colpisce anche una percentuale, modesta, di uomini. Secondo Hamer la causa dell’osteoporosi è legata a un “conflitto di valutazione di sé” che può essere innescata da un’offerta inaspettata, da fallimenti nel lavoro, nello sport o a scuola; oppure da un sentimento generale di inadeguatezza, incapacità… Le zone colpite dipendono sempre dallo specifico tipo di svalutazione. Con la menopausa alcune donne si sentono fisicamente, sessualmente meno attraenti (allora vengono colpite le vertebre lombari, le anche). Altre donne si sentono meno utili o inutili per i figli ormai indipendenti. Alcune si sentono globalmente inadeguate. La DHS, che scatena il senso di svalutazione provoca, durante il conflitto, cioè quando torna l’autostima, inizia la ricalcificazione dell’osso. A riparazione completata l’osso è più forte di prima. Ma questo è biologicamente utile perché in caso di nuova DHS con nuova decalcificazione, il nostro osso sarà più robusto ed è meno probabile la comparsa di fratture. La malattia, nella sua essenza, è uno stratagemma della natura per aiutarci a sopravvivere.


Come abbiamo visto, le leggi di Hamer ricompongono l’unità mente-corpo. Danno spazio alle ragioni dei sentimenti, delle emozioni. Ogni individuo è l’unico pur all’interno della specie: la malattia e il dolore cessano di essere tradotti in numeri, di costituire statistiche su casi clinici. La malattia, così come la morte, diventa un processo comprensibile anche se non meno doloroso. La conoscenza della Nuova Medicina non eviterà la malattia ma, forse, farà riflettere su un modo diverso di concepire la malattia e potrebbe aiutarci a non sprofondare nella disperazione quando tocca a noi. Può aiutarci a trovare coraggio e speranza per vivere giorno per giorno con una malattia cronica, evitando l’uso continuo e indiscriminato di farmaci…. Può portarci a ritenere che la battaglia contro la malattia dev’essere combattuta, perché dentro di noi abbiamo le risorse per farlo.

“Chi s’abbandona al dolore senza resistenza o si uccide per evitarlo o abbandona il campo di battaglia prima di aver vinto”.                                    Napoleone Bonaparte

Fonte                                                                                  http://www.laltramedicina.it/tradizioni-mediche/419-le-idee-controcorrente-del-dottor-hamer.html


Eleonora Brigliadori
Intervista tratta da “Viversani e belli di Marzo 2007.
Dieci anni fa mi dissero che sarei morta entro sei mesi.
Avendo già perso mia madre e mia nonna di tumore, e avendole viste spegnersi tra atroci sofferenze dovute alla chemioterapia, mi convinsi che il percorso ospedaliero era solo un modo per morire nel peggiore dei modi. Quindi non ho fatto alcuna cura e neppure esami invasivi. In una situazione d’emergenza, com’era quella che stavo vivendo, ritenevo assurdo dovermi far bucare, tagliare, aprire. Non ho fatto neppure la chemioterapia. Non solo perché così si vanno a creare nuovi problemi fisici, ma vengono innescati meccanismi di paura. Dopo tre anni il carcinoma che avevo al fegato è scomparso, è andato via quando il virus dell’epatite l’ha metabolizzato.

Il virus dell’epatite?
Al livello del fegato è un simbionte che, terminato il conflitto, risolve il carcinoma al fegato. Questa spiegazione tecnica l’ho avuta tempo dopo, quando scoperto le teorie di Hamer sui tumori. Dopo la mia guarigione, infatti, ho iniziato un percorso di conoscenza su questo tema.  Tra i sistemi per l’attivazione dell’autoguarigione dell’individuo che ho studiato, la “Nuova Medicina Germanica”  mi è parsa la frontiera più avanzata: Il suo ispiratore è il dottor Ryke Geerd Hamer, più conosciuto per la vicenda accaduta in Corsica, quando il figlio fu ucciso da un colpo di fucile, per il quale venne accusato il principe Emanuele di Savoia. Proprio a seguito di questa triste vicenda, il medico sviluppò un tumore ai testicoli e la moglie uno al seno. Da lì ebbe un’intuizione che lo portò a rivoluzionare i fondamenti stessi della medicina: Hamer capì che i meccanismi cancerogeni hanno una funzione biologica. Il suo stesso tumore era il tentativo estremo del corpo, anche a livello psicologico, di fornire lo strumento per fecondare e avere presto un altro figlio, mentre quello della moglie era il tentativo simbolico di innescare la produzione di latte. Quindi, quando una donna scopre di avere un tumore al seno, dovrebbe cercare di capire la connessione tra quel tipo di tumore e ciò che sta accadendo nella sua vita interiore.

Così, secondo lei, il corpo guarirebbe da solo dai tumori…
Si, quando una persona va a fare la diagnosi, il tumore si sta già riparando da solo. I medici però interrompono il processo naturale di guarigione e provocano le metastasi, che non sono altre che ulteriori conflitti dovuti al loro stesso intervento.

Quindi lei non ha fatto nulla per curarsi?
Ho fatto tante cose, ma che avevano a che fare solo con le mie scelte alimentari, con il fatto di rimanere a casa mentre stavo male. C’è gente, infatti, che ha un tumore e vive benissimo. Secondo Hamer, tutte le terapie naturali hanno la loro ragione d’essere, perciò basta digiunare o praticare l’omeopatia per risolvere un problema, che uno decida di guarire con i colori, con le “acque di luce” o con l’urinoterapia, va sempre bene. Purché non si ostacolino i processi naturali, si può cercare una propria via. Il tumore parte sempre dal cervello , cioè da un’esigenza nascosta ed è costruttivo, quindi non bisogna averne paura.

In conclusione questo che cosa significa?
Il concetto di cura, inteso secondo l’approccio tradizionale, non aiuta perché la persona pensa che la sua guarigione dipenda dalla “corsa agli armamenti”, cioè dalle pillole che gli vengono date. Occorre, invece, capire che si guarisce solo con l’integrazione dei sistemi biologici: i virus e i batteri, invece di essere combattuti, vanno compresi nella loro funzione positiva. Spesso, quando c’è un virus, l’organismo sta solo tentando di completare un processo “riparativo”, come nel caso dell’epatite e del tumore al fegato. Il cancro non si origina da una cellula impazzita, ma è il segnale di una necessità di una persona. Questo mette in moto meccanismi che hanno uno scpo biologico. Se si lascia completare il percorso, ricomporranno il conflitto. Il tumore infatti guarisce da solo nel 90% dei casi.

Il metodo Hamer viene praticato in Italia?
Io, da quando ho seguito un corso sulle leggi di Hamer riservato ai medici, non ho più amici che muoiono di cancro, perché consiglio loro, senza fare il “dottore” (perché non lo sono), come comportarsi. I medici di Nuova Medicina non curano più le persone chemioterapizzate, perché sono comunque destinate a morire più o meno tardi, a causa della devastazione compiuta dalla medicina ospedaliera.

Tutto ciò è legale?
Il problema è all’interno dell’ospedale, dove, secondo me, ci si deve andare solo per la diagnostica, poi si decida in piena libertà. Da quando conosco il rapporto tra anima e corpo, non prendo più farmaci, la mia salute è migliore oggi di quando avevo vent’anni, e credo di averlo dimostrato a “Notti sul ghiaccio” dove ho dato la “paga” alle ragazzine.
Fonte

Link: http://www.meetup.com/beppegrillo-24/messages/boards/thread/2921736?thread=2921736


LE CINQUE LEGGI BIOLOGICHE

1^ LEGGE.
Ogni shock biologico DHS estremamente grave, acuto, drammatico, inaspettato e vissuto in un senso di isolamento, genera nel corpo un Programma Speciale, Biologico e Sensato (SBS) , che si verifica contemporaneamente sui tre livelli: Psiche - Cervello - Organo a decorrere in modo sincrono sugli stessi.

2^ LEGGE.
L'andamento del Programma Speciale segue un decorso bifasico, per cui dopo un DHS inizia una fase definita del "Conflitto Attivo" (CA) simpaticotonica (=senza sintomi) , seguita dopo la soluzione del conflitto, da una fase definita di "riparazione", vagotonica (=con sintomi).

3^ LEGGE.
Gli organi del corpo umano sono ripartiti funzionalmente secondo l'appartenenza ai tre foglietti embrionali: endoderma, mesoderma ed ectoderma, correlati rispettivamente nel cervello al tronco cerebrale (endoderma), al cervelletto (mesoderma antico) e al midollo spinale (mesoderma recente), e alla corteccia cerebrale (ectoderma).
Nella fase di conflitto attivo, gli organi collegati al tronco cerebrale e al cervelletto producono un aumento di funzione e quindi una proliferazione cellulare, mentre gli organi collegati al midollo e alla corteccia cerebrale producono una riduzione di funzione e quindi una necrosi o un'ulcera.
Nella fase di soluzione viceversa, gli organi collegati al tronco cerebrale e al cervelletto producono una riduzione di funzione, mentre gli organi collegati al midollo e alla corteccia cerebrale producono una rigenerazione e normalizzazione di funzione.

4^ LEGGE.
La presenza di funghi, batteri, micobatteri e virus nel corpo umano è da riconsiderare ontogeneticamente, in base alla suddivisione degli stessi nei tre foglietti embrionali secondo il seguente schema:
- endoderma: funghi e micobatteri;
- mesoderma antico: funghi e micobatteri:
- mesoderma recente: batteri;
- ectoderma: virus.
Questi sono gli agenti addetti alla fase di ricostruzione e difatti solo in quel momento fanno la loro comparsa in modo attivo sul luogo dove è in atto il conflitto.

5^ LEGGE.
Ogni cosiddetta malattia è da riconsiderarsi, secondo il punto di vista della filogenesi, come una parte di un Programma Biologico e Sensato nella Natura.

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