lunedì 18 agosto 2014

ARTURO MALIGNANI e il Vuoto Industriale

Il nome di Arturo Malignani si lega in parte a quello di Alessandro Cruto e all’avventura della lampadina a incandescenza italiana.

Arturo Malignani fu il padre di un ritrovato impiegato per lunghi anni in molte fabbriche sparse in tutto il mondo. Tutto nacque dalla seconda esigenza fondamentale nella fabbricazione della lampadina (la prima era quella del filamento), ovvero quella di poter facilmente ottenere il vuoto nell’ampolla di vetro.


All’inizio dell’industria delle lampadine, la soluzione del
problema era ottenuta dall’impiego della così detta pompa Sprenghel, apparecchio fino allora usato solo nei laboratori. 
Il suo principio era basato sull’impiego di un tubo barometrico, lungo un metro e del diametro approssimativo di tre millimetri, in cui veniva iniettato uno spruzzo di mercurio che, sminuzzandosi in tante minutissime goccioline, discendeva rapidamente ed aspirava l’aria contenuta nel palloncino.

Un sistema decisamente poco pratico che, all’inizio della sua applicazione, necessitava di una pompa per ogni lampadina. L’operazione inoltre richiedeva alcune ore e le esalazioni del mercurio rendevano pericolosissima questa industria per gli operai che vi erano adibiti.

Finché l’illuminazione elettrica fu ai suoi inizi e il consumo delle lampadine limitato, questi inconvenienti, pur gravi, furono sopportabili, ma, in seguito, quando la richiesta delle lampadine crebbe vertiginosamente, con il diffondersi del nuovo sistema in tutto il mondo, la produzione del vuoto, affidata a congegni così delicati e lenti si trasformò in vera calamità. 
Questo stato di cose durò fino al 1895, in cui venne reso noto il sistema Malignani.
Nato ad Udine nel 1865, Arturo Malignani iniziò a lavorare nella sua città facendo il fotografo , ma di pari passo si appassionò a svariati problemi di chimica, fisica e meccanica. Per suo merito, Udine fu una delle prime città d’Europa a conoscere l’illuminazione elettrica. 

A soli 23 anni, nel 1888, aiutato da alcuni investitori locali, installò una prima centrale termoelettrica con la relativa distribuzione per l’illuminazione, aggiungendovi un laboratorio per la produzione delle lampadine elettriche necessarie all’azienda. Da allora dedicò tutti i suoi studi al perfezionamento di quest’ultime, specialmente ad ottenere l’aumento della durata.
Si convinse che la lunghissima durata dello svuotamento delle ampolle non fosse tanto dovuta all’eliminazione dell’aria, quanto alla necessità di espellere i gas prodotti durante l’operazione dall’accensione del filamento. Senza l’eliminazione di questi gas, che producevano attorno al filamento un’aureola azzurrognola, il vuoto non tardava a diventare insufficiente, determinando una rapida diminuzione di luce e, dopo breve durata, la rottura del filamento.
Malignani, dopo infinite prove, trovò che lanciando nelle ampolle dei vapori di fosforo, questi si combinavano con il gas blu dando luogo ad un precipitato il quale lasciava un vuoto perfetto e permanente. 

Trovato il modo di perfezionare il vuoto con l’intervento chimico, il geniale friuliano pensò pure di creare un tipo di pompa che funzionasse più rapidamente di quella a mercurio e permettesse lo svuotamento contemporaneo di un gran numero di lampadine.
Il primo successo lo ottenne con una pompa ad olio, il cui cilindro era lungo ben quattro metri, ed era manovrata da due uomini che camminavano avanti ed indietro. Non era ancora un metodo pratico e, subito dopo, Malignani costruì una pompa azionata meccanicamente composta di diversi grossi cilindri posti in serie di cui il primo faceva il vuoto nel secondo, il secondo nel terzo e così via.

Con questo sistema, completato dal metodo chimico, bastava un tavolino largo quanto un’ordinaria scrivania per ottenere una produzione sufficiente all’impiego in un salone di molte centinaia di metri quadrati. L’abolizione dell’uso del mercurio toglieva ogni pericolo per la salute degli operai. Queste radicali innovazioni funzionarono a Udine per alcuni anni, senza che Malignani pensasse a brevettarle. Avendo creato tutto da sé, senza ricorrere ad insegnamenti altrui, era persuaso che altrove si facesse altrettanto, se non di meglio.

Nel 1892 un tecnico tedesco di passaggio casualmente ad Udine gli dimostrò e lo convinse del contrario, spingendolo a brevettare le sue trovate ed a farle conoscere.


Il successo fu immediato. All’inventore friulano piovvero richieste da tutte le parti del mondo. Lo stesso Edison mandò a Udine alcuni tecnici per verificare i risultati ottenuti e in seguito alle prove lo chiamò a New York, per stabilire un contratto di cessione dei brevetti. Malignani partì per gli Stati Uniti portando un modello di pompa perfezionato, con cui si poteva produrre il vuoto in meno di un minuto per lampadina.

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