Parte terza
TRANTOR Anno
0001 EF.
5
“ Impossibile!
“ Fu la mia risposta -
Disse Jeffrey,
ricordando e raccontando, per l’ennesima volta l’inaspettata visita ricevuta
mesi addietro.
“E lui
inizialmente come la prese? “
Incalzò Dorothy,
la sua compagna di sempre.
“ Come la
prese? “…
“ Come solo un grand’uomo sa
fare, perché devi sapere …., ma questo già lo sai! Chissà quante altre volte ti
ho annoiato con questo racconto “.
“ Oh, no, Jeffrey caro, lo sai
che non mi stancherei mai di ascoltarti, specie da quando rivedo nei tuoi occhi
quella luce di entusiasmo giovanile che mi fece perdutamente innamorare. Eppoi
alla nostra età bisogna rinnovare continuamente i tanti ricordi per conservarli
sempre vivi nella memoria “.
-Era il gior… una mattina di
cinque mesi fa, quando sentii bussare a mani nude alla nostra porta d’ingresso.
Mi ci vollero diversi secondi per capire ed individuare la fonte di quei
battiti ritmati; e solo dopo averne sentito una seconda mandata, a conferma di
quanto avevo interpretato, mi recai alla porta, azionai il dispositivo di
visione, almeno quello funzionava ancora, e dall’avvenuta trasparenza interna
apparve un vecchio.
-Un vecchio? –ripeté con stupore
Dorothy.
-Si, un uomo anziano quanto me –
si corresse precisando.
Ben vestito, dall’aspetto stanco
ma con occhi intensi, segno di una sapienza e lucidità non ancora perduta.
Azionai nuovamente il Visivision regolando questa
volta a figura intera. Così lo vidi seduto su di una sedia a rotelle. Al suo
fianco un giovane dall’aspetto
rassicurante. Di colpo capii chi era l’inatteso e mattiniero ospite, e …
-Che perspicacia, capire di
colpo. L’uomo più famoso di Trantor – disse con sarcasmo la donna.
-Beh, certo! Avrei voluto vederti
al posto mio.
Ricevere una visita, e già questo
è di per se un evento, alle 7,40 del mattino, orario alquanto insolito per una
visita almeno di cortesia e fatta dal nostro beneamato ed indimenticabile Primo
Ministro.
Roba da non credere –
contraccambiò con tono di finto risentimento.
Allora aprii la porta e ….Ora
dormi, cerca di riposare ancora un po’, che è tardi.-
E lei a malincuore si addormentò,
non prima però di aver ricevuto la promessa per la ripresa del racconto, al
punto esatto d’interruzione, per il giorno dopo.
Era più di un anno, ormai, che
Dorothy Wyner, la sua prima ed unica compagna accettava con ineluttanza il
lento ma inarrestabile progredire della malattia che la obbligava ad una semi
infermità fisica. E, cosa ancora più grave, anche se sicuramente l’aiutava da
accettare il suo stato, anzi a considerarlo un fattore temporaneo, era la
perdita parziale ma costante della memoria.
Non riusciva, non più, a
ripescare autonomamente i particolari, neanche dal più recente passato.
Era come se dopo aver letto un
libro, ricordarsi unicamente di averlo fatto, del genere letterario e, forse,
se facile, del titolo.
Allo stesso modo, Dorothy,
ricordava di aver sposato in giovane età il suo Jeffrey, che era stata felice e
lo era tuttora al suo fianco.
Mentre gli avvenimenti, i
particolari della loro lunga unione, ricordi mai morti, si risvegliavano al
suono dei racconti che il suo compagno con infinita pazienza e amore le
dedicava.
Quotidianamente le raccontava di
se stesso, del loro incontro e dell’amore che li univa.
Le descriveva i sogni; le ambizioni;
il loro progetti; le gioie e le amarezze; i giorni felici; le passate angosce e
le attese vane, senza omissioni ne false ricostruzioni.
I perduti ricordi riemergevano
vivi, dolci nella memoria.
Mentre nel cuore si rinnovava
l’amore.
-Sono nato su Comporellen 71…
quasi 72 anni fa – così Jeffrey Availor raccontava – e venni su Trantor, non
ancora ventiduenne con in tasca una laurea in Ingegneria Termodinamica e
Nucleare unicamente per la preparazione alla specializzazione in
Tecnica-Automatismi-Termodinamici.
Nella settimana successiva al
conseguimento si verificarono due eventi del tutto imprevedibili: conobbi te e
mi innamorai perdutamente e ricevetti la proposta di assunzione da parte della
M.I.D.A. (Mecchanical Industries Dinamic Automatic).
Due eventi dissimili ma
complementari che mi convinsero a restare su Trantor.
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