La vecchia gestione dello Stato, centralizzata, aveva i
suoi difetti innegabili, ma aveva anche molti pregi.
La trasformazione in SpA, quando non la privatizzazione
completa, di enti statali che si è avuta in questi ultimi anni non ha raggiunto
l’obiettivo di rendere più efficienti gli apparati statali, ma ha invece
aumentato l’inefficienza, aumentando lo sperpero dei soldi pubblici.
Ci avevano raccontato la favoletta che la
privatizzazione, o la trasformazione in SpA, sarebbe servita a rendere più
snelli e produttivi gli enti pubblici.
Eppure sarebbe stato sufficiente far tesoro dei flop di
chi decenni addietro aveva adottato la privatizzazione dei servizi pubblici
ottenendo il pessimo risultato di inefficienza ed aumento dei costi della
collettività. Tanto che furono costretti a porre rimedio, anche a seguito dei
numerosi disastri, riacquistando tutti gli enti privatizzati: si parla
dell’Inghilterra.
La trasformazione in SpA è stata una delle più grandi
truffe mai perpetrate ai danni dei cittadini. Ecco alcuni esempi:
La truffa Telecom
Il passaggio da Sip a Telecom ha aumentato i costi
delle bollette; aumentato l’inefficienza, e aumentato le truffe. Migliaia sono
i cittadini che si sono visti arrivare bollette farlocche, cambi di tariffe non
richiesti, ecc…
Siccome poi lo Stato ha inventato quella meravigliosa
tassa da 40 Euro che bisogna pagare per poter fare ricorso, con la
conciliazione obbligatoria, il meccanismo processuale per difendersi è
diventato impossibile da praticare, perlomeno quando si tratta di somme
modeste.
Il risultato è che Telecom e Tim incassano somme
esorbitanti perché rubano piccole somme il cittadino ha difficoltà a
difendersi; siccome il meccanismo è applicato a centinaia di migliaia di
utenti, con questo sistema si realizzano guadagni illeciti per milioni di euro.
I sistemi escogitati sono tanti. Dai famigerati numeri
con prefisso 144, alle ricariche per internet che terminano alla mezzanotte del
30esimo giorno senza possibilità di ricaricare in anticipo (così l’utente si
scorda la scadenza e spende un capitale), alle carte vacanze che danno diritto
a chiamare 500 minuti gratis (ma non ti dicono che allo scadere dei 500 minuti
paghi una tariffa enormemente superiore e quindi va a finire che paghi un
salasso senza accorgetene); poi abbiamo le bollette gonfiate, i cordless ed i
telefoni inviati a chi non ne ha fatto richiesta con l’addebito in bolletta; la
fantasia degli amministratori dell’azienda è senza limiti.
Uno dei sistemi migliori poi è quello di dare in
appalto a una ditta privata esterna la vendita di alcuni servizi truffa in modo
che poi il truffato non possa rivalersi su Tim, ma debba far causa alla ditta
di servizi (che o ha cessato di operare, oppure è introvabile perché l’utente
non riesce a ritrovare il numero).
E che dire di quella genialata dello scatto alla
risposta? Così se sei in una zona con scarsa copertura in cui la linea salta
dopo pochi secondi e devi richiamare dieci volte, paghi dieci scatti senza
motivo.
Telecom e Tim sono state condannate più volte a pagare
milioni di euro, ad esempio 2,4 milioni di euro per le truffe dialer; 6,5
milioni di euro per le truffe mediante sms che comunicavano che esistevano
messaggi nella segreteria telefonica mai attivata dall’utente; ma i soldi
incassati con queste truffe superano immensamente le multe che hanno dovuto
sborsare.
La truffa Equitalia
Fantastico anche il meccanismo di trasformazione in SpA
di Equitalia, con le conseguenti leggi per riscuotere i tributi.
Che fa Equitalia? Manda cartelle pazze a migliaia di
cittadini.
Su 1.000 cittadini che ricevono tasse arretrate senza
giustificazione, 200 pagano senza fiatare; magari sono risparmiatori che hanno
da parte qualche decina di migliaia di euro e per evitare noie ed il costo di
un avvocato pagano e zitti.
Una buona parte protesta e spesso ottiene una
consistente riduzione della somma da pagare, e quindi si accontenta di pagare
la riduzione, felice di poter evitare un contenzioso sborsando “solo” poche
centinaia di euro anziché le migliaia che erano state richieste all’inizio.
Tempo fa vennero mandate ad alcuni pensionati delle
cartelle per trentamila euro, adducendo un errore nel calcolo della
liquidazione. Molti pagarono; chi andò a protestare si vide immediatamente
ridurre a 500 euro la cartella originaria (quindi molti pagarono, felici di
cavarsela con una somma inferiore); solo chi ha impugnato la cartella è
riuscito a non pagare nulla.
Un sistema che ha fruttato ad Equitalia milioni di
euro.
Una parte delle cartelle finisce invece in tribunale;
il contribuente vince la causa, ma a conti fatti, nel complesso
dell’operazione, Equitalia ci guadagna sempre somme esorbitanti.
In molte zone d’Italia poi, Equitalia ha pignorato
centinaia di case, auto, e beni dei contribuenti; contribuenti che spesso sono
addirittura all’oscuro della richiesta di pagamento.
Vengono recapitate tasse arretrate per essere
proprietari di immobili mai posseduti; per aver esercitato mestieri mai fatti;
o aver esercitato professione in periodi in cui le persone erano disoccupate, o
addirittura… in carcere.
In pratica con questo meccanismo Equitalia si assicura
un enorme flusso di capitali, che sono illeciti perché si tratta di somme non
dovute, ma trattandosi di una società privata nessun amministratore rischia
alcunché.
La Guardia di Finanza ed alcune procure hanno spesso
iniziato indagini, ma esse non portano, né porteranno mai ad alcun risultato,
perché il reato ipotizzato (la truffa) è troppo blando ed i tempi di
prescrizione sono troppo brevi.
Peraltro Equitalia ha il completo appoggio dei politici
al governo, perché le leggi in vigore consentono ad Equitalia di espropriare
immobili di qualsiasi cittadino anche a fronte di tasse arretrate per 5.000
euro, con un procedimento rapidissimo e fuori da ogni regola di logica
giuridica che ha come conseguenza il fatto che spesso al cittadino viene
venduto l’immobile, anche quando poi il tribunale da tardivamente torto ad
Equitalia.
Ad esempio, tempo fa è successo che un tizio di
Salerno, tale Nunzio Birra, cui è stata espropriata e venduta la casa per un
credito (non dimostrato) di 15.000 euro; la casa (che valeva 400.00 euro) è
stata acquistata all’asta per 56 mila euro, dopodiché la società che aveva
acquistato la casa ha proposto al Birra di riacquistarla per 200.000 euro.
Una truffa colossale. Ed è una truffa di Stato.
Nella sola provincia di Napoli, gli immobili ipotecati
sono 200.000. E spesso sono ipotecati a persone che ignorano di avere la casa
ipotecata, e lo scoprono solo al momento in cui questa viene messa in vendita.
Un altro metodo geniale è quello di inviare mini
cartelle da 10-20 euro. Così il contribuente paga e zitto, perché è impossibile
ricostruire la correttezza della somma. In particolar modo per un
professionista (le cui tasse si determinano con un calcolo complicato che tiene
conto di tutte le fatture in entrata ed in uscita, le detrazioni, ecc…) è
impossibile rifare tutti i conti e sapere se le poche decine di euro siano
giuste o meno.
D’altronde è impossibile che ad Equitalia qualcuno ogni anno
rifaccia i calcoli delle tasse che riguardano i professionisti. L’unica strada
è pagare e rassegnarsi alla truffa.
Il meccanismo giuridico che sta alla base delle leggi
che regolano il rapporto tra Equitalia ed i cittadini è previsto dal Dlg
203/2005, nonché dal Dlg 112/1999 e dal 46/2009, oltre che dal DPR 602/73 e
dalle varie norme in materia di contenzioso tributario; anche se è complicato
da descrivere in un articolo, penso che possa essere riassunto efficacemente e
in modo molto chiaro nella famosa frase che il Marchese del Grillo disse
nell’omonimo film: “Io (Equitalia) sono io, e voi non siete un c...o”.
Il problema è che da un punto di vista giuridico
dovrebbero finire in galera tutti i politici che hanno votato le leggi che
hanno permesso questo stato di cose, perché si tratta di una truffa immensa,
ideata dai politici e perpetrata con la complicità di amministratori,
magistratura, informazione.
Le truffe Enel
L’energia elettrica è un bene essenziale, perché senza
di essa nelle nostre case e negli uffici non funziona più nulla: PC, TV,
frigorifero, in alcuni casi i riscaldamenti e addirittura, nelle case di
campagna che non sono collegate all’acquedotto, la mancanza dell’elettricità
determina l’impossibilità di usare l’acqua.
Nelle aziende e negli esercizi commerciali, la mancanza
di elettricità equivale al blocco dei macchinari.
Ecco quindi che se arriva una bolletta caricata
abusivamente di poche centinaia di euro, conviene pagare subito, per evitare il
blocco della corrente. Mentre i costi di una causa civile e del ricorso ad un
avvocato scoraggia normalmente i cittadini dal fare ricorso.
Questo è il risultato della privatizzazione in Italia;
di quella privatizzazione che ci avevano presentato come la soluzione del
problema all’inefficienza statale, e che invece si è rivelata essere uno degli
indizi rivelatori della fine del nostro sistema democratico, perché la
magistratura e la polizia sono troppo inefficienti e/o corrotte per poter
intervenire con efficacia su un sistema così capillare.
A parte il fatto che il nostro sistema penale è
totalmente sfornito anche teoricamente di mezzi giuridici, perché le pene
previste per i reati di questo tipo sono già ridicole in partenza.
La trasformazione delle Forze Armate in SpA
La trasformazione delle FF.AA. in SpA si inserisce nel
quadro generale delle privatizzazioni. Qui però ci sono conseguenze ulteriori e
vantaggi diversi (per il governo).
Ovviamente in un primo tempo resterà tutto identico a
prima e non cambierà nulla. La difesa continuerà a restare ufficialmente pubblica,
e la veste di SpA consentirà solo una maggiore facilità nel truffare in alcuni
settori.
Piano piano, però, sulla falsariga di quello che è
successo ad esempio con Telecom o con Banca d’Italia (in cui di pubblico non è
rimasto nulla, tranne il nomen iuris) si amplierà l’area dei settori della
difesa interessati dalla privatizzazione e la truffa diventerà globale, fino ad
arrivare al seguente risultato:
Eliminazione del reato di corruzione e
concussione:
Se un amministratore
pubblico prende una tangente per favorire qualcuno, ricorre il reato di
corruzione; se l’amministratore minaccia Tizio di non dargli un suo diritto, se
costui non paga una tangente, il reato è quello di concussione.
Se lo stesso comportamento
è posto in essere dall’amministratore di una società privata NON esiste alcun
reato.
Stessa cosa vale per il
reato di abuso di ufficio.
In altre parole,
privatizzando le FF.AA. gli amministratori potranno affidare le commesse a chi
pare loro, senza rischiare alcunché dal punto di vista penale. Verranno
acquistati miliardi di materiale inefficiente, pagandolo dieci volte il loro
valore? Non sarà reato. Nessuno verrà punito.
gara
pubblica:
Attualmente gli enti
pubblici, per stipulare contratti di qualsiasi tipo, in teoria devono ricorrere
al meccanismo dell’evidenza pubblica. Il meccanismo dell’evidenza pubblica
(sempre in teoria) garantisce che il contratto sia stipulato con imparzialità
ed efficienza al miglior offerente.
Truccare una gara poi,
anche se è una cosa che succede spesso, è comunque un reato.
Nel momento in cui le
FF.AA. verranno privatizzate, invece, scomparirà gradualmente il meccanismo
dell’asta pubblica e gli amministratori potranno fare quello che gli pare.
Ovviamente ciò non avverrà
subito; inizialmente si dirà che, nonostante la veste di società per azioni, le
FF.AA. sono comunque tenute a rispettare le leggi di diritto pubblico per i
contratti; ma gradatamente si arriverà alla scomparsa del meccanismo.
-
Eliminazione del controllo della Corte dei Conti:
Tutti gli enti pubblici
passano attraverso il controllo della Corte dei Conti e devono inviare
periodicamente i loro bilanci a questo organo.
Si tratta di un controllo
imperfetto, blando, spesso viziato dalla corruzione dei giudici della Corte, ma
comunque esiste. E in teoria, se i giudici venissero veramente scelti per
merito, se veramente applicassero le leggi, garantirebbe la legalità nell’amministrazione.
Privatizzando le FF.AA.
scomparirà gradatamente anche il controllo della Corte dei Conti.
Gli amministratori, manco
a dirlo, acquisteranno beni e servizi da aziende di proprietà di loro parenti;
potranno decidere i settori e i reparti dove investire o disinvestire.
Inoltre “ il pericolo
grande lo vivremo in Italia, ove avremo dei Carabinieri sempre meno liberi, dei
soldati sempre più presenti in strada, dei soggetti che se fino a ieri
rispondevano allo Stato, d’ora in poi risponderanno al Consiglio
d’Amministrazione scelto tout court dal Ministro stesso e dai suoi accoliti.
Il nostro paese non è
l’America, è troppo piccolo per consegnare il sistema Difesa in mano a dei
privati privilegiati sui quali ignoriamo ogni cosa, se non che proverranno da
ambienti destrosi o paramilitari, oppure scopriremo che il mafioso affitta le
microspie ai Carabinieri, e questo è già avvenuto e fortunatamente scoperto,
grazie anche ai consulenti privati.
Meditate gente, meditate.
Perché a quanto pare dove non si riforma si privatizza…”
Nei secoli passati il
sovrano depredava al suddito quasi tutto. E i soldati erano al servizio del Re
per mantenere il potere costituito.
Oggi la situazione non è
diversa. E’ solo diventato più sofisticato il metodo per rubare; è cambiata la
forma cioè, ma la sostanza è sempre la stessa.
Lo stato ruba e depreda il
cittadino fino che può; e i soldati saranno in modo sempre più evidente al
soldo dei potenti, anziché dei cittadini.
Per qualche decennio dopo
il 1945, ci eravamo illusi di essere una democrazia e che il popolo contasse
qualcosa, con i meravigliosi concetti dello stato sociale e della sovranità
popolare.
Oggi l’illusione è finita.
La sostanza della legge
che regola tutto il meccanismo delle privatizzazioni è questa, e non lascia
dubbi: io sono lo Stato, e voi cittadini non siete un c...o…
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