La Terapia Gerson è una terapia nutrizionale olistica e
disintossicante per patologie croniche e degenerative che può vantare
ottant’anni di successi su malattie diverse come l’emicrania, il melanoma
avanzato, la fibromialgia, la tubercolosi, il diabete e l’artrite
reumatoide.
Il dottor Max Gerson la sviluppò agli inizi del
ventesimo secolo per cercare di alleviare le sue atroci e debilitanti
emicranie, ma poi scoprì prima che essa invertiva la tubercolosi della pelle,
quindi che curava altri tipi di tubercolosi, il diabete, l’artrite reumatoide
ed infine tumori di vario genere.
Egli non affrontò questo problema da un punto di vista
teorico; piuttosto, la sua terapia si è evoluta empiricamente in base alle
esperienze ed agli esperimenti clinici. La teoria è stata plasmata da successi
e fallimenti: quello che funzionava è stato analizzato, spiegato e scartato.
La Terapia Gerson si basa sulle conclusioni del dottor
Gerson secondo cui la malattia cronica è causata soprattutto da due fattori:
carenze nutritive e tossiemia. Quando si pone rimedio a queste due cause
fondamentali, il potente sistema immunitario del corpo è in grado di riparare
praticamente qualsiasi patologia, spesso ad un’incredibile velocità.
Non occorre “stimolare” il sistema immunitario, come
molte immunoterapie oggi cercano di fare: il sistema immunitario è concepito ed
ottimizzato per riparare da solo qualsiasi disfunzione. Le patologie non si
manifestano perché il sistema immunitario “ignora” una minaccia, ma perché è sprovvisto
del necessario per combatterle, così come un esercito magistralmente addestrato
non può fare granché contro un aggressore se è sprovvisto delle armi, le
munizioni, il cibo, le fortificazioni e gli indumenti adatti. Una volta fornito
al sistema immunitario il supporto adeguato, esso si risveglia e agisce con
velocità e potenza incredibili.
SVILUPPI RECENTI DELLA RICERCA SUL CANCRO
Nel 2010, il medico Nicholas Gonzalez e la sua partner
Linda Isaacs hanno pubblicato The
Trophoblast and the Origins of Cancer. Leggendo questo libro, sono sorte in
noi molte domande che hanno portato ad una vivace ed illuminante discussione
con il dottor Gonzalez.
È
chiaro che – poiché la Terapia Gerson ha riportato eccellenti risultati nella
cura delle malattie croniche e degenerative durante gli ultimi ottanta anni –
le spiegazioni offerte dai suoi praticanti sulle cause del cancro e di altre
patologie devono avere un fondamento nella realtà. A differenza dei dati
altamente manipolati dei produttori della chemioterapia, la Terapia Gerson ha
sempre ottenuto guarigioni a lungo termine da tumori “terminali”, misurandole
in decenni e non in settimane o mesi.
Comunque,
ci sono sempre margini di miglioramento. Era chiaro che Tropohoblast conteneva in seme una comprensione più sviluppata
sulle origini del cancro e della malattia cronica in generale, basata in parte
sull’eccellente opera di John Beard, uno scienziato e ricercatore britannico
della fine del XIX secolo.
SISTEMI
IMMUNITARI ATTIVI E PASSIVI
Il
nostro corpo possiede numerose difese contro gli attacchi di agenti patogeni di
tutti i tipi. Alcuni di queste difese sono attive, altre passive. La differenza
è simile alla difesa opposta da un alto muro di pietre o dal fossato di un castello.
Né l’uno né l’altro sono una garanzia assoluta in caso di attacco, ma
l’efficienza dei difensori è molto potenziata da valide fortificazioni
difensive.
Nel
caso del nostro sistema immunitario, i sistemi immunitari attivi consistono di
minuscoli guerrieri, i globuli bianchi, in grado di cercare e distruggere le
minacce del corpo. Come per un esercito, i sistemi attivi vanno costantemente
mantenuti da un treno logistico, che in genere è molto costoso.
Un
sistema passivo, invece, come un muro di pietre alto e spesso, una volta
costruito, richiede cure e manutenzione minime, e serve a scoraggiare qualsiasi
potenziale aggressore, allo stesso tempo offrendo alla forza attiva un’efficace
base d’appoggio in qualsiasi conflitto.
In
questa sede ci focalizzeremo sui sistemi passivi, che sono patrimonio del
nostro codice genetico. La natura favorisce sempre l’efficienza, in qualsiasi
sistema. Il sistema immunitario non fa eccezione. La natura ci ha fornito di
sistemi immunitari passivi altamente efficienti, integrati da sistemi
immunitari attivi.
Uno
dei fattori più importanti del nostro sistema difensivo passivo è il
mantenimento di un adeguato livello di alcalinità. Più avanti parleremo delle
conseguenze di uno squilibrio di tale fattore, perché molti altri sistemi
dipendono interamente dal PH dell’ambiente corporeo.
La
sopravvivenza di tutte le cellule del corpo dipende da un regolare e copioso
apporto di ossigeno. Tale apporto è indispensabile per ogni cellula di tutte le
strutture corporee. Dimostreremo che un apporto di ossigeno adeguato e
correttamente distribuito dipende da un PH sanguigno giusto e leggermente
alcalino.
Gli
enzimi proteolitici (che digeriscono le proteine), prodotti dal pancreas, sono
presenti nei fluidi e nelle strutture del corpo e costituiscono un elemento
importante del nostro sistema immunitario, perché regolano la crescita e lo
sviluppo delle cellule di ricambio di tutte le nostre strutture fisiologiche.
L’apporto
adeguato e la distribuzione generale di questi enzimi sono fondamentali per
consentire la riparazione e sostituzione delle nostre cellule, oltre che
l’eliminazione delle cellule che hanno raggiunto la fine della loro esistenza
utile o che sono morte a causa di ferite, malattia o agenti patogeni. Gli
enzimi proteolitici, per funzionare, richiedono un ambiente alcalino
(PH>7.0) e vengono neutralizzati o disattivati da un ambiente acido
(PH<7.0).
Tutte
le cellule del nostro corpo – con poche, importanti eccezioni – vengono
sostituite più o meno ogni 18 mesi. Quando le cellule muoiono al termine della
loro normale durata di vita, si attiva un processo che genera una cellula di
ricambio praticamente caso per caso. Ciò vuol dire che siamo costantemente in
riparazione: piccole parti di noi vengono rimosse ed eliminate, in modo che
l’età media di tutte le cellule del nostro corpo sia di circa nove mesi.
Poiché
le nostre cellule vengono costantemente sostituite, qualsiasi malattia cronica
che duri più di diciotto mesi è il risultato di qualcosa che stiamo facendo per
mantenere tale malattia nel nostro corpo. In assenza di questo “qualcosa”,
qualsiasi tessuto malato verrebbe eliminato e sostituito con cellule nuove e
sane in 18 mesi o meno.
RINNOVAMENTO
È generalmente
accettato che il numero di cellule nel corpo umano è un piccolo multiplo di 100
bilioni (1014). È generalmente accettato anche che praticamente tutte le
cellule del corpo vengono sostituite almeno una volta ogni anno e mezzo.
Tutto
questo comporta dei numeri
stupefacenti. Un anno e mezzo sono circa 550 giorni.
Poiché vi sono circa 1014 (più o meno 100 bilioni) di cellule da sostituire in
550 giorni, ogni 24 ore vengono sostituite in media 180 miliardi di cellule,
mentre altre 180 miliardi vanno digerite ed eliminate dal sistema. Una domanda
che sale subito alla mente leggendo i numeri di cui sopra è: “Da dove vengono
queste cellule?”.
È nostra
convinzione che ogni cellula si sviluppi da una cellula staminale adulta, delle
quali dobbiamo disporre in un numero praticamente identico a quello delle
cellule stesse. Inoltre, le cellule che muoiono devono essere sostituite da
nuove cellule ad un tasso indistinguibile dall’unità (1:1).
In che modo venga
regolato questo tasso è un mistero: quando una cellula muore, viene inviato un
segnale elettrico, chimico, biologico o di altro tipo che ancora non siamo in
grado di riconoscere. Una volta inviato questo segnale, una cellula staminale
viene attivata, oppure duplicata e quindi attivata per cominciare il processo
di crescita e sostituzione.
I SEMI
DELLA VITA
Vi
sono almeno due fattori critici nell’evoluzione di una cellula staminale in una
cellula matura, differenziata ed efficiente. Uno è il meccanismo interno,
insito nel DNA della cellula, che le assegna il modello da seguire durante il
suo sviluppo. L’altro fattore è l’ambiente nel quale essa è nata e deve
svilupparsi.
Ipotizzando
che una cellula staminale inizi lo sviluppo con un DNA intatto, devono essere
le variabili ambientali a modulare e dirigere la sua crescita, in meglio o in
peggio. Il corpo è responsabile delle variabili globali, piuttosto che dello
sviluppo individuale di ciascuna cellula, e in questo è molto efficiente.
L’ossigeno
ed il PH vengono mantenuti a livelli precisi, la concentrazione di enzimi
proteolitici è fissata a livelli ottimali, vengono forniti nutrienti ed ogni
cellula si sviluppa in un ambiente nutriente e ricco di ossigeno, in cui i geni
entrano in funzione nel momento migliore per lo sviluppo della cellula.
Il
fatto che tale processo si verifichi centinaia di miliardi di volte ogni
giorno, e che noi esseri umani sopravviviamo tanto a lungo in ogni sorta di
ambiente, clima e situazione, mostra quanto esso sia incredibilmente
resiliente. Da ciò capiamo anche perché la ricerca sulle cellule staminali sia
tanto importante. Ognuno di noi ha tante cellule staminali quante gliene
occorrono per tutta la vita, probabilmente nello stesso numero delle cellule
stesse.
Le
cellule staminali possono restare inattive, scindersi in due cellule staminali,
evolversi normalmente in una cellula differenziata ed efficiente o trasformarsi
in un trofoblasto: il tutto è determinato da segnali esterni ricevuti
dall’ambiente. Tutti i risultati, a parte l’ultimo, sono processi normali;
l’ultimo è un processo normale per un ovulo fecondato nell’utero.
SE
QUEST’ULTIMO PROCESSO SI VERIFICA IN QUALSIASI ALTRO LUOGO, O IN QUALSIASI
ALTRA CIRCOSTANZA, è L’INIZIO DEL CANCRO.
ACIDITA’,
OSSIGENO E CANCRO
Sappiamo
che uno dei principali compiti del torrente sanguigno è trasportare ossigeno
vitale a ciascuna cellula del corpo, 24 ore al giorno. Ciò viene effettuato
attraverso i globuli rossi (GR), i quali galleggiano nel sangue, ognuno
separato dagli altri, trasportando ossigeno sulla propria superficie.
Se
essi collidono in presenza di grasso atomizzato, si saldano insieme come rotoli
in presenza di grasso atomizzato, si saldano insieme come rotoli di monete,
restando incollati fino a quando il grasso nel sangue non viene metabolizzato
ed eliminato.
Finché
i GR restano incollati, la loro superficie non può assorbire ossigeno; inoltre,
tali rouleaux (come vengono chiamati
i blocchi di cellule) non possono più passare attraverso i minuscoli capillari,
come invece è possibile per i piccoli GR individuali. Il torrente sanguigno
perde così una percentuale significativa della sua capacità ossigenante, oltre
che la possibilità di raggiungere tutto il sistema servito dai capillari.
Organi importanti cominciano allora ad essere carenti di ossigeno.
I
rischi connessi a tale situazione sono stati scoperti grazie ad alcuni
esperimenti compiuti all’inizio del XX secolo dal Premio Nobel Otto Warburg, il
quale ha osservato che privando un tessuto di ossigeno, questo diventava cancerogeno;
inoltre, il processo non si invertiva riportando ossigeno al tessuto.
Oggi
crediamo che ciò che Warburg stava osservando non erano normali cellule che
diventavano cancerogene, ma cellule che stessero morendo per mancanza di
ossigeno, mentre le nuove cellule nascevano in un ambiente in cui il normale
apporto di ossigeno semplicemente non era presente.
Senza
dubbio, la maggior parte di tali nuove cellule morirebbe, ma alcune, magari
pochissime, potrebbero sopravvivere usando come fonte di energia la
fermentazione, anziché il molto più efficiente processo dell’ossidazione.
Tuttavia, le cellule che usano la
fermentazione non hanno l’energia per evolversi o funzionare normalmente: tutto
ciò che possono fare è proliferare e scindersi all’infinito. Questo è il cancro.
Se
è così disperatamente importante impedire ai GR di collidere, deve esistere un
meccanismo che li tiene separati. Di fatto, vediamo nelle fotomicrografie di
sangue normale un campo riempito di piccoli cerchi che alla vista sembrano
insolitamente, uniformemente distanziati. Come fanno milioni di GR a mantenere
questa strana, regolare distanza?
Il
fatto è che alla loro superficie i GR trasportano elettroni in numero
sufficiente da avvolgerli in una piccola rete di carica negativa. Quando due GR
si avvicinano, si respingono reciprocamente a causa della loro carica simile:
più si avvicinano, più fortemente si respingono. In teoria, non dovrebbero mai
collidere.
Questo
ci dovrebbe proteggere, e normalmente è così, ma quando il normale pH del
sangue, che è leggermente alcalino diventa acido, tali importantissimi
elettroni si staccano dai GR, facendo si che questi ultimi collidano e si
incollino tra loro. Qui il macro fattore del pH opera a livello micro (GR
individuali), perché mantiene un ambiente adatto al trasporto di ossigeno.
Disturbando
l’equilibrio del pH, improvvisamente il sangue non può più trasportare
abbastanza ossigeno e gli organi ed i tessuti diventano a rischio tumori.
GLI
ENZIMI PROTEOLITICI E LA LORO INFLUENZA SULLO SVILUPPO DELLE CELLULE STAMINALI
Anche
una quantità adeguata di enzimi proteolitici è importante per lo sviluppo
dell’ambiente cellulare, così come lo è un livello di pH elevato quanto basta
(alcalino) per consentire agli enzimi di funzionare correttamente. Durante i
suoi primi stadi, la cellula staminale viene spinta in una tra due direzioni, a
seconda della quantità di enzimi proteolitici nelle sue immediate vicinanze.
Questo, naturalmente, si traduce nella necessità di un’adeguata quantità di
enzimi proteolitici nell’ambiente generale del corpo e di un simultaneo pH
globale alcalino, poiché lo sviluppo delle cellule staminali si verifica
miliardi di volte al giorno, in ogni angolo e anfratto della nostra struttura.
Le
due direzioni in cui la cellula staminale può svilupparsi sono: una normale
cellula adulta differenziata (con abbastanza enzimi proteolitici funzionanti) o
un trofoblasto (il quale, nella maggior parte dei casi, rappresenta l’origine
del cancro).
Abbiamo
visto che un corpo normale viene poderosamente rinnovato e ricreato tutti i
giorni; quasi 200 miliardi di cellule si creano ed altrettante si eliminano
quotidianamente. Se l’ambiente è normale, sano (alcalino) e provvisto di enzimi
proteolitici attivi in numero adeguato, il processo procede senza intoppi, così
come dovrebbe essere.
Se
invece nel sistema manca un numero adeguato di enzimi, alcune di questi
miliardi di cellule prenderanno la strada sbagliata, trasformandosi in cellule
tumorali. Se anche solo un decimo dell’uno per cento di queste cellule si
trasforma in trofoblasti, vuol dire che ci sono 200 milioni di nuove cellule
tumorali ogni giorno.
Il
nostro sistema immunitario dovrebbe essere in grado di gestire tale situazione,
ma resta il fatto che la formazione di tali cellule rivela una grave
depressione di queste funzioni. Non è necessaria la sopravvivenza di molte
cellule cancerogene ogni giorno per generare e rigenerare un tumore, e la loro
ubicazione nel corpo è praticamente irrilevante.
Quando
un malato di cancro è sottoposto ad un intervento chirurgico di rimozione del
tumore, senza che nulla venga fatto sull’ambiente interno generale (l’ambiente
stesso che in primo luogo aveva portato alla formazione del tumore), i processi
quotidiani del corpo, operando nello stesso ambiente, continueranno a creare
cellule tumorali ad un tasso elevatissimo. In certi casi, ciò porterà ad
ulteriori lesioni tumorali. L’offesa portata al corpo dall’intervento
chirurgico, naturalmente, accelererà il processo.
INFLUENZE
ACIDIFICANTI NELLA VITA QUOTIDIANA
Poiché
il livello pH del corpo è fondamentale sia per il trasporto dell’ossigeno che
per lo sviluppo delle cellule staminali, è determinante anche per la nostra
salute generale, per la prevenzione del cancro e per l’inversione di
quest’ultimo. Noi dobbiamo lavorare per mantenere un input nutritivo che
assicuri un pH alcalino.
Ma
se ci guardiamo intorno ed analizziamo la nostra dieta, vediamo troppi cibi,
sostanze e bevande che tendono a far scendere il nostro pH a pericolosi livelli
acidi. La principale tra tutte queste influenze – soprattutto negli Stati Uniti
– è la quantità di proteine animali che assumiamo quotidianamente.
Vi sono
tuttavia molte altre influenze nocive, tra cui il caffè, le medicine, le
sostanze chimiche usate in agricoltura, le droghe occasionali, molti grassi e
oli, i fast food, gli alimenti trattati ed i prodotti della farina raffinata:
tutto ciò tende ad acidificare il corpo.
Non
meraviglia che quando invecchiamo, i livelli pH che abbiamo coltivato per tutta
la vita comincino a scendere sotto il 7.0. La maggior parte delle persone
anziane ha livelli di pH di 6.5 o ancora più bassi, e quindi, il cancro si
manifesta sotto forma di malattia identificabile (tumore, lesione), tale
livello è sceso ulteriormente.
L’unico
modo per ripristinare la salute nell’ambiente di un corpo malato è riportare il
livello pH ai suoi valori normali: 7.35 o 7.36. Altrimenti, “stiamo pulendo il
tappeto durante un acquazzone, ignorando che nel soffitto c’è un buco enorme”.
INFLUENZE
ALCALINIZZANTI E RIPRISTINO DEL PH
In
generale, così come gli alimenti a base di proteine animali producono acidità
dopo il metabolismo, le ceneri rimanenti dopo il metabolismo (digestione) di
alimenti a base vegetale producono alcalinità (con alcune eccezioni). Grazie all’elevata
quantità di cibi e succhi a base vegetale somministrati quotidianamente nella
Terapia Gerson, il pH del paziente si alza molto velocemente, sulla scala di
giorni più che di settimane.
Con
il ripristino del pH ai livelli alcalini, la capacità di trasportare ossigeno
da parte del torrente sanguigno viene ripristinata, il sangue si diluisce, il
benessere generale del paziente e le sue funzioni mentali migliorano ed il
dolore diminuisce sensibilmente, benché lui/lei abbia ancora molta strada da fare.
Tutte
le strutture e gli organi funzionano meglio con l’ossigeno. Ciò vale
soprattutto per il cervello, che è uno dei principali consumatori di ossigeno
nel corpo. L’ottimismo e la speranza fanno ritorno. La pelle comincia a
recuperare il suo tono e il suo colore, poiché ora viene rifornita di ossigeno
ed enzimi ossidanti grazie all’abbondante assunzione di succhi di frutta e
verdure fresche ed organiche.
Quando
il livello pH è tornato alcalino, gli indispensabili enzimi proteolitici si
riattivano e riprendono la loro funzione consistente nel dirigere la giusta
sequenza di eventi riguardo la sostituzione ed il rinnovo delle cellule morte,
e l’eliminazione della materia morta (incluse le cellule tumorali ora morenti,
perché non stanno più ricevendo i nutrienti o l’ambiente che il cancro
necessita per crescere e proliferare).
Con
questo non si vuole intendere che i pazienti siano “curati”. Non è possibile
guarire in pochi giorni da una malattia che ha richiesto anni, persino decenni,
per svilupparsi, ed è il risultato di un collasso generale del sistema
conglomerato che chiamiamo “immunità”.
Ma
la reazione rapida del corpo non è immaginaria né teorica: il paziente la vive
come una significativa riduzione del dolore, un ritorno di energia, una
notevole sequenza di “reazioni di guarigione” (talvolta note come “reazioni
omeopatiche”) e un aspetto molto migliore.
Poiché
il dolore dovuto ad un tumore è spesso molto intenso, la rapida riduzione di
esso dovrebbe bastare, per molti pazienti, a giustificare l’uso della Terapia
Gerson.
GLI
ENZIMI PROTOEOLITICI E LA RIMOZIONE DELLE CELLULE MORTE
Prima
abbiamo parlato delle cifre incredibili connesse alla sostituzione ed il
rinnovo di tutte le nostre cellule nell’arco di 18 mesi, ma non abbiamo ancora
accennato al problema dell’eliminazione delle centinaia di miliardi di cellule
che muoiono ogni giorno. Le cellule che muoiono sono quasi sempre parte della
matrice di una struttura o ghiandola che deve continuare a funzionare mentre il
lavoro di riparazione è in corso.
Se
le cellule morte non sono rimosse, formeranno una massa diffusa di carne
putrefatta che non può farci certo del bene. Uno degli effetti della mancata
rimozione delle cellule morte è che la matrice circostante comincia a ricevere
i sottoprodotti della materia in decomposizione.
Non
importa se si tratta dei cellule normali morte semplicemente perché giunte alla
fine del loro ciclo vitale, cellule morte a causa di lesioni o tossiemia,
cellule tumorali morte poiché non possono sopravvivere in un ambiente alcalino
o agenti patogeni e anticorpi che hanno terminato la loro battaglia nella
struttura. Questo materiale necrotico, se non viene eliminato, acidificherà
ulteriormente l’ambiente, avvelenando ancora di più il paziente.
Normalmente,
il materiale necrotico viene smaltito dagli enzimi proteolitici che dovrebbero
essere diffusi in tutto il corpo per digerire la materia delle cellule morte,
affinché essa venga eliminata dal torrente sanguigno.
Se
nell’ambiente c’è carenza di enzimi proteolitici a causa del loro uso da parte
del sistema digerente (per metabolizzare pasti a base di proteine animali, per
esempio) o se l’ambiente è così acido che l’azione enzimatica viene
disattivata, gli enzimi non possono svolgere la loro fondamentale funzione, il
materiale morto non viene rimosso e l’ambiente locale diventa ancora più acido,
malato e sfavorevole alla guarigione ed a un sano metabolismo.
La
Terapia Gerson, oltre al protocollo Kelley ulteriormente sviluppato da
Gonzalez, forniscono quantità abbondanti di nuovi enzimi proteolitici al corpo.
Gonzalez descrive nel Trophoblast i
suoi studi sull’efficacia e la produzione degli integratori di enzimi
proteolitici, concludendo con quella che considera l’integrazione ottimale da
fornire ai suoi pazienti.
In
entrambe le terapie, gli enzimi proteolitici sono un elemento fondamentale. È certamente chiaro, almeno per me, che anche l’ambiente alcalino
favorevole agli enzimi è della massima importanza per l’eliminazione quotidiana
delle cellule morte. Entrambi questi importanti elementi vengono parzialmente o
completamente negati da una dieta ricca di proteine animali, perché gli enzimi rimanenti
vengono neutralizzati dall’influenza acidificante delle ceneri rimanenti dopo
il metabolismo delle proteine animali.
CONCLUSIONE
Abbiamo
cercato di estendere la logica della Terapia Gerson al livello cellulare
spiegando, con l’aiuto dell’opera del dottor Gonzalez sui trofoblasti e gli
enzimi proteolitici, come lo sviluppo delle cellule staminali in cellule
differenziate e l’eliminazione delle cellule morte nella nostra matrice
strutturale abbiano bisogno di adeguati livelli di enzimi proteolitici e del
giusto pH.
La
Terapia Gerson, da più di ottanta anni, riscuote successi nella prevenzione e
nell’inversione di malattie croniche o “incurabili”, anche perché corregge
velocemente i livelli pH dell’ambiente interno, riportandoli all’alcalinità
attraverso l’alimentazione, come primo mezzo di manipolazione, e perché
ripristina la quantità corretta e l’efficienza degli enzimi pancreatici.
Lo scritto qui pubblicato è la trascrizione di una conferenza
tenuta da Howard Straus il 18 Luglio 2010 in Giappone presso la Cancer Control
Society.
GLI
ELEMENTI BASE DELLA TERAPIA GERSON
1) Inondare il corpo di nutrienti completi e di alta qualità per
colmare le carenze nutritive di una vita intera.
2) Disintossicare il corpo da decenni di abusi tossici e
insistere con la disintossicazione anche mentre vengono eliminati i
sottoprodotti della cura e le inevitabili tossine a cui tutti siamo esposti.
3) Integrare i cibi e gli alimenti con vitamine, minerali ed
enzimi per ripristinare il naturale equilibrio chimico e biologico del corpo.
Tutti gli integratori sono sostanze che si rinvengono naturalmente in un corpo
sano.
HOWARD
STRAUS
Nipote
del Dottor Max Gerson, si è laureato al Massachusetts
Institute of Technology (MIT), e attualmente vive a Carmel, in California.
Da vent’anni si impegna per la Terapia Gerson, come uno dei direttori del Gerson Institute, redattore capo del
Notiziario Gerson Healing Newletter,
Presidente del Cancer Research Wellness
Institute e come editore di numerosi volumi e opuscoli sulla Terapia
Gerson.
Ha
negoziato la pubblicazione in 9 lingue del volume Healing the Gerson Way (Guarire con il Metodo Gerson, pubblicato in
Italia dalla Macro Edizioni nel 2009) ed è l’autore di una biografia di suo
nonno: Dr. Max Gerson Healing the
Hopeless, tradotto anche in tedesco.
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