lunedì 28 marzo 2016

AUTOGUARIGIONE DEL CANCRO

Una ricerca svizzera conferma: il cancro è naturale e può autoguarirsi. Diagnosi precoci e chemioterapia sono il vero problema.

Durante l’8° Congresso Nazionale di Medicina Omeopatica di Verona, tenutosi nel Novembre 2008, sono stati presentati i risultati di autopsie eseguite in Svizzera su cadaveri di persone morte non per malattia (per esempio, in incidenti stradali) e il loro esito ha comprovato che molte di loro avevano uno o più tumori, ma non sapevano di averli.

In questa specifica indagine è risultato qualcosa di sconvolgente:

     Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ)         al  seno;
     Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ)              alla prostata;
     Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore            (in situ) alla tiroide.

Con tumore in situ s’intende un tumore chiuso, chiuso nella sua capsula, non invasivo che può rimanere in questo stadio per molto tempo e anche regredire.

Che di tumore si può anche non morire, lo conferma anche lo psicologo clinico e sociale Luigi De Marchi, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale: “Non è una rarità che, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute, ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale”.

Esponendo i suoi dubbi sull’utilità delle diagnosi e delle terapie antitumorali, De Marchi afferma: “Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente?

lunedì 21 marzo 2016

ARTEMISIA: Studi e Testimonianze

Questa pianta sta dando speranza a tantissime persone perché numerosi studi scientifici dimostrano la sua efficacia nel distruggere completamente le cellule tumorali. Ci sono anche le prime testimonianze di guarigione.



L’Artemisia Annua è un’antica erba cinese usata in passato per curare la malaria, da non confondere con l’Artemisia Absinthe che sarebbe l’assenzio romano che invece ha proprietà diverse.

A partire dal 1995 il Dipartimento di Bioingegneria dell’Università di Washington ha iniziato a studiare l’applicazione di questo antico rimedio cinese per la cura del cancro ed i risultati sono stati sbalorditivi.

Infatti hanno scoperto che in vitro distrugge le cellule tumorali in poche ore ed hanno curato anche il cancro alle ossa di un cane in soli 5 giorni.

Negli anni successivi l’azione dell’Artemisia Annua è stata studiata con successo su molte linee cellulari tumorali come prostata, ovaie, colon, leucemia, melanoma, pancreas ed in modelli animali da xenotrapianto, dimostrando in questo caso una riduzione di volume e della diffusione.

Attualmente, al Dicembre 2015, sono presenti 452 studi che dimostrano l’efficacia terapeutica dell’Artemisia Annua, come potete constatare sul database dell’Università di Washington.

PERCHE’ L’ARTEMISIA ANNUA E’ COSI’ POTENTE CONTRO IL CANCRO.

Il componente attivo dell’Artemisia Annua efficace contro il cancro è l’Artemisinina. Uno studio condotto dall’Università della California, ha concluso: “In generale i nostri risultati mostrano che l’Artemisinina ferma il fattore di trascrizione ‘E2F1’ e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro”.

L’Artemisinina inoltre è così efficace perché colpisce selettivamente le cellule tumorali senza danneggiare le cellule normali, a differenza della chemioterapia. Infatti l’Artemisinina colpisce le cellule contenenti eccessive quantità di ferro liberando radicali liberi intracellulari che distruggono le cellule, e le cellule tumorali contengono molto più ferro della media.

Il ferro si deposita nelle cellule tumorali con speciali recettori che aiutano nella divisione cellulare. Le cellule normali hanno anche questi recettori, ma le cellule tumorali li hanno in grandi quantità e quindi possono essere una combinazione bersaglio di ferro e Artemisinina, causando l’arresto della crescita cellulare e l’apoptosi in molte linee cellulari tumorali.

TESTIMONIANZA DI GUARIGIONE CON FERRO E ARTEMISINA


Su questo aspetto abbiamo raccolto la testimonianza di Amedeo Gioia, docente romano che così ha scritto: “Io sono la prova vivente che la cura con l’artemisia annua funziona, operato due volte di cancro alla vescica, esame istologico G3 e TNM: pT2, invitato a fare delle infiltrazioni di chemio. L’oncologo le ha ritenute inutili in quanto i carcinomi avevano colpito anche la prostata e l’ilio (intestino).
Ricoverato in urologia al San Filippo Neri per l’asportazione di vescica, prostata ed un tratto dell’intestino, avrei continuato a vivere con le sacchette per l’urina e feci. Ho rifiutato la chemioterapia e mi hanno dimesso dandomi una settimana, massimo due mesi di vita.
Mio figlio ha scoperto che esisteva questa pianta, che distrugge le cellule cancerogene, ed è riuscito a trovarla in soluzione alcolica (tipo fernet) e ho incominciato ad assumerla, una correzione nel caffè  la mattina, un bicchierino dopo pasto ed uno dopo cena. Dopo 48 ore non avevo più dolori e dopo sei giorni orinavo quasi normale (prima ogni ½ ora e con dolore).
Per controllo ho fatto un’ecografia, esame del sangue per le marche tumorali ed una TAC. Risultato non ho più nulla”.

COSA DICONO I MEDICI SULL’ARTEMISIA

Per il Dott. Len Saputo si tratta addirittura di una bomba intelligente contro il cancro: infatti è economica, si assume facilmente durante la giornata e si è dimostrata efficace su ogni tipo di cancro. Il problema, come afferma lo stesso dottore americano, è che le istituzioni non sono aperte a scardinare il sistema oncologico tradizionale che si basa sulla chirurgia – chemioterapia – radioterapia.

Uno studio dell’Università di Washington diretto dai dottori Narenda Singh e Henry Lai ha dimostrato che l’Artemisia si è rivelata efficace nella distruzione del 75% delle cellule tumorali resistenti alle radiazioni nel cancro al seno in sole 8 ore, ed ha raggiunto addirittura il 100% dopo soltanto 24 ore.

Come afferma il Dott. Massimo Bonucci, medico specializzato in Oncologia Medica a Roma: “Inoltre si l’Artemisinina che i suoi composti hanno dimostrato di avere effetti anti-angiogenetici, interruzione della migrazione, modulazione della risposta recettoriale nucleare, anti-infiammatori, anti-metastatici e perturbazione di molte vie di trasduzione del segnale. Queste caratteristiche rendono i composti dell’artemisinina interessanti candidati farmaci chemioterapici anti cancro”.

Questi composti sono potenti e promettenti composti antitumorali che producono effetti collaterali significativamente inferiore rispetto ai tradizionali agenti chemioterapici. Attualmente non è approvata come anti-cancro perché non ci sono studi clinici ma solo in vitro.

Poiché è almeno 29 anni che si conoscono queste proprietà eccezionali antitumorali, ci si chiede come sia possibile che non la sia voglia approvare? Forse ci sono interessi economici? Il fatto che un’azienda farmaceutica americana sta cercando di brevettare un composto a base di artemisinina e fintanto che non sarà pronto non è conveniente approvarla, dato che da una pianta non ci si guadagna molto rispetto ai guadagni enormi invece che può fruttare la chemioterapia.


E’ possibile ordinare l’estratto idroalcolico di artemisia annua e le fiale di ferro direttamente in farmacia. Puoi consultare il gruppo Facebook “Quelli dell’Artemisia Annua” dove puoi trovare tante informazioni utili (indirizzi per l’acquisto, posologia e testimonianze) con persone che hanno provato e stanno provando l’artemisia annua.

lunedì 14 marzo 2016

L'UOMO CHE SALVO' IL MONDO

A volte nella storia è più importante quello che è quasi successo che non ciò che è realmente accaduto.
Voglio, così, raccontare di come un uomo, di cui la maggior parte del mondo non aveva mai sentito parlare, sarebbe diventato il più grande eroe di tutti i tempi, avendo "letteralmente" salvato il mondo da un'apocalisse atomica.

Correva l'anno 1983, in piena guerra fredda.

Il 23 Marzo, il presidente Reagan lanciò la sua "Star Wars" contro la Russia definendola letteralmente "L'Impero del Male".

Contava tra l'altro su un importantissimo alleato altrettanto deciso a porre fine al comunismo, Giovanni Paolo II. Tutti sembravano alleati per farla finita con l'Unione Sovietica, ed i sovietici presero la cosa molto sul serio.

USA e NATO progettavano di collocare missili nella Germania dell'Ovest, e intanto organizzavano un'esercitazione militare in Europa.

Ma i leader dell'Unione Sovietica erano della generazione della seconda guerra e ricordavano perfettamente come, con il pretesto di una esercitazione, Hitler avesse ingannato Stalin e lanciato l'Operazione Barbarossa.

Permettere una replica era inammissibile.

Ritenendo che l'esercitazione fosse una copertura per una vera invasione, presero una decisione: scaricare tutto il proprio arsenale al primo segno di attacco nucleare.

La tensione era al massimo. Al punto che il primo settembre 1983, un aereo di linea sud coreano penetrò per errore nello spazio aereo sovietico e i russi non esitarono ad abbatterlo senza preavviso, uccidendo 269 persone, tra le quali un senatore e diversi cittadini americani.

Questa storia non sarebbe potuta arrivare in un momento peggiore.

La notte del 25 Settembre del 1983, un colonnello di 44 anni della sezione spionaggio militare dei servizi segreti dell'Unione Sovietica giunge al proprio posto di comando al Centro di Allerta Precoce, da dove coordinava la difesa aerospaziale russa.

Tuttavia, quella sarebbe dovuta essere la sua notte libera. Era stato richiamato all'ultimo minuto perché il collega che doveva essere in servizio si era ammalato...

Suo compito era analizzare e verificare tutti i dati di un possibile attacco nucleare americano. Per far ciò, aveva a disposizione un protocollo semplice e chiaro. Tanto più chiaro e semplice in quanto redatto da lui stesso.

Dopo appropriati controlli, doveva allertare il proprio superiore, che avrebbe immediatamente dato inizio ad un massiccio contrattacco nucleare su Stati Uniti ed i suoi alleati.

Poco dopo la mezzanotte, esattamente alle 00.14 del 26 Settembre del'83, scattano tutti i sistemi di allarme; suonano le sirene, e sugli schermi dei computer compare: "attacco di missile nucleare imminente".

Un missile era stato lanciato da una delle basi degli Stati Uniti.

L'ufficiale ordina la calma, che ognuno faccia il proprio lavoro.
Verifica tutti i dati e richiede conferma dalla veduta aerea, l'unica che il satellite non ha potuto confermare a causa delle condizioni atmosferiche.

Nonostante le conferme, conclude che deve essersi verificato un errore. Non era logico che gli USA lanciassero un solo missile se davvero stavano attaccando l'Unione Sovietica.
Così ignora l'avviso, considerandolo un falso allarme.

Poco dopo, però, il sistema mostra un secondo missile. E poi un terzo.

In preda ad una forte scarica di adrenalina, dal secondo piano del bunker può vedere, nella sala operativa, la grande mappa elettronica degli Stati Uniti con la spia lampeggiante indicante la base militare sulla costa est, da cui erano stati lanciati i missili nucleari.

In quel momento, il sistema indica un altro attacco. Un quarto missile nucleare e immediatamente un quinto.

In meno di 5 minuti, 5 missili erano stati lanciati da basi americane contro l'URSS. Il tempo di volo di un missile balistico intercontinentale dagli Stati Uniti era di 20 minuti.
L'attività è frenetica. Intanto lui analizza i dati...

Dopo aver rilevato l'obiettivo, il sistema di allarme doveva passare attraverso 29 livelli di sicurezza per conferma; comincia ad avere forti dubbi man mano che vengono superati i vari livelli di sicurezza.

Sa che il sistema potrebbe avere qualche malfunzionamento. Ma poteva l'intero sistema essere in errore, 5 volte? O stava affrontando Armageddon?

Il principio di base della strategia della guerra fredda sarebbe stato un massiccio lancio di armi nucleari, una forza travolgente e contemporanea di centinaia di missili, non 5 missili uno a uno. Doveva esserci un errore.

E se invece non fosse così? Se fosse un'astuta strategia americana? L'olocausto tanto temuto stava per succedere e lui non faceva niente?

Aveva cinque missili nucleari balistici intercontinentali in viaggio verso l'URSS e solo 10 minuti per prendere la decisione se informare i leader sovietici... Essendo perfettamente consapevole che se segnalava ciò che tutti i sistemi stavano confermando, avrebbe scatenato la terza guerra mondiale.

I 120 tra ufficiali e ingegneri militari, gli occhi fissi su di lui, aspettano la sua decisione.
Mai prima nella storia, né dopo, sarebbe stato il destino del mondo nelle mani di un solo uomo come lo è in quei 10 minuti. Il futuro del mondo dipendeva dalla sua decisione, mentre lottava con sé stesso se premere o meno il "bottone rosso".

Riflette: gli americani non sono ancora in possesso di un sistema di difesa missilistico e sanno che un attacco nucleare equivale all'annientamento immediato del proprio popolo. E benché diffidi di loro, sa che non sono suicidi. Si dice: "Un tale imbecille non è ancora nato nemmeno negli Stati Uniti".

Sapendo che si sbagliava, un'esplosione 250 volte maggiore rispetto a quella di Hiroshima si sarebbe scatenata su di loro entro pochi minuti senza che essi potessero far più nulla, riesce a mantenere il sangue freddo, e ad avere il coraggio di ascoltare il proprio istinto e di conformarsi alla conclusione logica suggerita dal buonsenso.

E decide di segnalare un malfunzionamento del sistema.
Paralizzati e sudando a fiumi, i 120 uomini al suo comando contano i minuti che mancano perché i missili raggiungano Mosca.

Quando di colpo, a pochi secondi dalla fine, le sirene smettono di suonare e le spie di allarme si spengono.

Aveva preso la decisione giusta. E salvato il mondo da un cataclisma nucleare.
I suoi compagni, madidi di sudore, gli gettarono addosso, abbracciandolo e proclamandolo un eroe.

Lui si accascia sulla sua sedia e beve oltre mezzo litro di vodka senza respirare. Alla fine di quella notte, avrebbe dormito 28 ore di fila.
Quando tornò al lavoro, i suoi compagni gli regalarono una TV portatile di fabbricazione russa per ringraziarlo. Erano tutti vivi grazie alla decisione che aveva preso.

Nel venire a sapere ciò che era avvenuto, il suo superiore lo informò che sarebbe stato decorato per avere evitato la catastrofe e che egli avrebbe proposto di creare un giorno in suo onore.

Ma non è andata così.

La Russia non poteva permettere che gli Stati Uniti ed il popolo russo venissero a conoscenza di quanto era successo.
Così, fu ammonito per non aver rispettato il protocollo e trasferito ad una posizione di gerarchia minore. Poco dopo fu mandato in pensionamento anticipato.

Ha vissuto il resto della sua vita in un modestissimo bilocale alla periferia di Mosca, sopravvivendo con una misera pensione di 200 dollari al mese, in assoluta solitudine e anonimato.

Fino a quando, nel 1998, il suo comandante in capo, Yury Votintsev, presente quella sera, ha rivelato l'accaduto, il cosiddetto "incidente dell'equinozio d'autunno" causato da una rarissima congiunzione astronomica, in un libro di memorie che accidentalmente arrivò fino a Douglas Mattern, Presidente dell'organizzazione internazionale per la pace, "Associazione di Cittadini del Mondo".

E dopo aver verificato la veridicità di una storia così allucinante, questi è andato di persona in cerca di questo eroe sconosciuto a cui tutti dobbiamo di essere ancora in questo mondo, per consegnargli il " Premio Cittadino del Mondo".

L'unico indizio su dove trovarlo l'aveva avuto da un giornalista russo, che lo aveva avvertito che avrebbe dovuto andare senza un appuntamento perché né il telefono e né il campanello funzionavano.
Trovarne traccia in una fila enorme di grigi complessi condominiali a 50 chilometri da Mosca non è stato facile.

Uno degli abitanti a cui ha chiesto informazioni ha risposto: "Lei deve essere pazzo. Se esistesse davvero un uomo che ha ignorato un avviso di attacco nucleare degli Stati Uniti, sarebbe stato giustiziato. A quel tempo non esisteva una cosa come un falso allarme in Unione Sovietica. Il sistema non sbagliava mai. Solo il popolo".

Alla fine, al secondo piano di uno degli edifici, riuscì a rintracciare l'ufficiale, viveva come un barbone: barba lunga; aspetto trasandato; zoppicante e con i piedi gonfi.

Dopo aver raccontato la storia più o meno come abbiamo appena finito di riferire, disse: "Non mi considero un eroe; solo un ufficiale che ha compiuto il proprio dovere secondo coscienza in un momento di grande pericolo per l'umanità". "Ero solo la persona giusta, nel luogo e nel momento giusto".

"In un mondo pieno di vanitosi che "pretendono" di salvare qualcosa, quando in realtà tutto quello che fanno è portare danno agli altri e al pianeta; in un mondo così pieno di miserie, meschinità, ego, avidità e ambizioni, l'umiltà di quest'uomo e la sua indifferenza per fama e importanza, è estremamente sconvolgente", commenta Matten.

Dopo essere venuti a conoscenza di questo evento, esperti di Stati Uniti e Russia hanno calcolato quale sarebbe stata la portata della devastazione in base all'arsenale a loro disposizione al tempo.

E sono arrivati ad un'agghiacciante conclusione: dai tre ai quattro miliardi di persone, direttamente e indirettamente, sono stati salvati dalla decisione presa da quest'uomo quella notte.

"La faccia della Terra sarebbe stata sfigurata e il mondo che conosciamo, finito", ha detto uno degli esperti.

Quest'uomo ha ricevuto:
Premio Cittadino del Mondo il 21 Maggio 2004.

Il Senato australiano gli ha conferito una onorificenza il 23 Giugno 2004.

Il 19 Gennaio 2006 è stato ricevuto all'ONU.

Nel 2011, in Germania, nel 2011, gli è stato conferito il premio dedicato a chi ha apportato significativi contributi alla pace nel mondo,   per scongiurato una guerra nucleare potenziale.

Premiato a Baden Baden il 24 Febbraio 2012.

Vincitore della Dresda Preis nel 2013.

E Kevin Costner ha realizzato il documentario                          "Pulsante Rosso" in suo onore.

Oggi continua a vivere nel suo piccolo appartamento alla periferia di Mosca, con la sua piccola pensione di 200 dollari al mese, in relativo anonimato. Ha dato la maggior parte del denaro dei premi alla sua famiglia, tenendone un po' per comprare l'aspirapolvere che sognava.

Quando ho sentito di questa storia, la prima cosa che ho pensato è stata: quando i suoi vicini o qualcun'altro si trova a guardarlo, pensa mai di dover la vita propria e quella dei propri familiari, discendenti e amici a quest'uomo?

O se quando vede le notizie e tutto ciò che accade nel mondo, si è mai detto che tutto ciò accade grazie alla decisione presa in quei 10 minuti.

Quando guarda il sole sorgere o tramontare pensa mai che così tante altre persone possono farlo grazie a lui?
E mi chiedo quanto Karma può guadagnarsi un'anima umana per aver salvato miliardi di esseri umani, piante e animali; un intero pianeta.

Questo vecchietto che vive in due stanzette alla periferia di Mosca con pochi miseri 200 dollari al mese ha salvato il mondo e nessuno lo sa.

Come è possibile che dopo 32 anni, così poche persone al mondo sappiano di lui? E' inconcepibile e molto ingiusto.

Per questo motivo, in questo nuovo anniversario della basata sul buon senso che ha salvato il mondo, vorrei soltanto che tutti conoscano l'uomo che ha preso quella decisione.
Il tenente colonnello Stanislav Petrov.

fonte qui e qui






lunedì 7 marzo 2016

RINO GAETANO: Misteriosa morte o coincidenze?

Trentacinque anni, circa, senza sapere perché quell’ambulanza che trasportava Rino Gaetano non trovò mai un ospedale pronto a soccorrerlo.

La notte del 2 Giugno del 1981 alle prime ore dell’alba, infatti, la Volvo 343 guidata proprio dal cantautore crotonese si schianta contro un camion sulla Nomentana a Roma, all’altezza di via XXII Aprile, poco prima di arrivare a casa sua (abitava con i genitori, portinai di un palazzo). L’impatto è tremendo. Subito arriva l’ambulanza che cerca di trasportare il cantante in ospedale.

Ma, inspiegabilmente, cinque nosocomi ne rifiutano il ricovero.

Gaetano arriva al Gemelli di Roma, ma ormai è troppo tardi.  Muore appena 31enne. Eppure la sua tragica morte era stata descritta dallo stesso cantautore in una sua lirica, mai apparsa in alcun disco e riconducibile al periodo cosiddetto Folkstudio.

Stiamo parlando de “La Ballata di Renzo”, che racconta la storia di un giovane che, a seguito di un incidente d’auto, non riesce a trovare un ospedale per il ricovero. E la sorte fu ancora più cattiva con lui. Ben tre dei cinque ospedali che rifiutarono di prestargli soccorso sono citati nel testo della canzone. Una coincidenza agghiacciante acuita dal fatto che da li a poco avrebbe sposato la sua fidanzata “Ameliuzza”, la studentessa universitaria a cui era legato da tempo.

LA BALLATA DI RENZO
Quel giorno Renzo uscì,
andò lungo quella strada
quando un’auto veloce lo investì
quell’uomo lo aiutò
e Renzo allora partì
verso un ospedale che lo curasse
per guarir.
Quando Renzo Morì io ero al bar.
La strada era buia
si andò al San Camillo
e lì non l’accettarono
forse per l’orario.
Si pregò tutti i Santi
ma s’andò al San Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero.
Quando Renzo morì io ero al bar.
Ormai l’alba andarono al policlinico
ma lo si mandò via perché
mancava il vicecapo.
C’era in alto il sole
si disse che Renzo era morto
Ma neanche al Verano c’era posto.
Quando Renzo morì io ero al bar.
Al bar con gli amici bevevo un caffè.

IL TESTAMENTO
Oltre ad un grande vuoto, Rino Gaetano lascia un’enorme eredità culturale. Le sue canzoni sono ancora tutte attualissime ed ancora rivisitate da molti interpreti. Rino Gaetano è stato un maestro per il suo modo ironico, ma mai banale, di avvicinarsi ai piccoli ed ai grandi temi della quotidianità.

Difensore dei contadini del Sud Italia, dei quali si ergeva quasi a paladino, e nemico dei giochi di potere della politica. Le sue filastrocche sono uno spaccato della società che, 25 anni dopo, non è cambiata molto.

Rino nelle sue canzoni metteva in musica, sia pure in forma simbolica, il modus operandi dell’organizzazione chiamata “Rosa Rossa”, nata nel 1887 nell’ambito della Golden Dawn (Alba d’Oro). Nulla di strano in ciò.

I Rosacroce, compresa la Golden Dawn e la Rosa Rossa, parlano in forma simbolica. Anzi, potremmo dire che parlano da secoli solo in forma simbolica, per mezzo di messaggi veicolati nell’arte, nella letteratura, nel cinema, nell’architettura.

Nascondo significati rosacrocianti le opere di Botticelli, Giorgione, Leonardo in pittura; in musica è sufficiente ricordare “Il flauto magico” di Mozart; in letteratura l’opera simbolo dei Rosacroce è La Divina Commedia che, come dice Eliphas Levi, è un’immensa allegoria rosacrociana, dove compare per la prima volta, in modo esplicito, il simbolo dei Rosacroce: la Candida Rosa.

La Candida Rosa è costituita dai beati, a cui Dante arriva, negli ultimi canti del Paradiso, guidato da San Bernardo (il creatore della regola templare, un ordine strettamente legato a quello dei Rosacroce).
Ed è proprio alla legge dantesca del contrappasso che si ispira la massoneria rosacrociana quando là la morte a qualcuno.         
                
A morire con la legge del contrappasso, nel campo artistico, ricordiamo:

-      - Antoine de Saint-Exupéry, che scomparve in volo, perché il suo volo, perché il suo libro “Il Piccolo Principe”, ove lui fa riferimento ad una rosa rossa, mangiata da una pecora, narra proprio di un aviatore;

-      - James Dean, che morirà in una Porsche 550 che porta il numero 130, così muore il protagonista del film “Gioventù Bruciata”;

-      - Brandon Lee, che morirà durante le riprese di un film in cui la pistola di scena, anziché essere caricata a salve, è caricata con pallottole vere; una scena che era ripresa da un film in cui aveva partecipato il padre, Bruce Lee, anche lui morto in circostanze che definire poco chiare è un eufemismo.

Rino, con le sue canzoni, fece né più né meno come fanno tutti. Espresse il suo pensiero in musica, in forma simbolica. Sono simbolicamente importanti tre canzoni, tratte dall’album “Mio fratello è figlio unico”: Rosita, Cogli la mia rosa d’amore, Al compleanno della Zia Rosina, ove sono descritti, in forma simbolica alcuni dei meccanismi operativi della Rosa Rossa.

PRIMA COINCIDENZA. Muore rifiutato da 5 ospedali, tra cui il San Giovanni ed il San Camillo, in circostanze molto, troppo simili a quelle raccontate nella sua canzone “La Ballata di Renzo”.                                                                         Infatti, il protagonista muore rifiutato dagli ospedali San Camillo e San Giovanni.

SECONDA COINCIDENZA. Muore sulla Nomentana, strada che deve il suo nome alla città di Nomentum, colonia di Alba Longa.

TERZA COINCIDENZA. Si schianta contro un camion in prossimità di un platano. Il Platano è un albero associato a Venere, perché nella mitologia greca, Zeus incontrava Venere sotto un platano; il pianeta Venere è associato a Lucifero, ed era anche noto come “stella del mattino”, perché sorge poco prima del sole. All’alba appunto.

Tutti questi riferimenti portano alla Golden Dawn, o Alba d’Oro. Ricordiamo anche che Stella del Mattino è il nome di una filiazione della Golden Dawn, cui apparteneva il mago Aleister Crowley.

QUARTA COINCIDENZA. L’incidente avviene in una località non troppo lontana dal luogo dove era morto in circostanze analoghe Fred Buscaglione. E ancora una volta possiamo notare una coincidenza curiosa, perché Rino aveva cantato alcuni pezzi di Buscaglione. Non a caso un giornale intitolò il pezzo della sua morte “Rino Gaetano come Fred Buscaglione”.

Fred Buscaglione muore il 3 Febbraio 1960 in un incidente all’angolo tra via Paisiello e via Rossini, scontrandosi con una Lancia Esatau. Il nome deriva da “esagramma” e Tau (croce), due simboli fondamentali per la Golden Dawn: l’esagramma, o Stella di David, e la Tau, la 22esima lettera dell’alfabeto ebraico, che rappresenta la Croce, al cui centro c’è – nella simbologia rosacrociana , la Rosa Rossa.

QUINTA COINCIDENZA. Entrambi i cantanti muoiono all’alba.

SESTA COINCIDENZA. Anche il protagonista della Ballata di Renzo muore all’alba, e verrà sepolto al Verano, come Rino.

SETTIMA COINCIDENZA. I funerali di Rino si svolgono nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù. E la rosa rossa rappresenta… il cuore di Gesù.

OTTAVA COINCIDENZA. L’edificio dove Rino abitava, a Crotone, si trasformò in un albergo ristorante. Il nome? La casa di Rosa.

NONA COINCIDENZA. La Rai produce fiction su Rino Gaetano, ne stravolge vergognosamente la vita facendolo passare per un drogato, trasfigura il rapporto con il padre descrivendolo falsamente come un rapporto conflittuale: lo fa passare per un traditore incallito, solo e senza amici (mentre invece, pochi giorni dopo quel fatidico 2 Giugno, si sarebbe dovuto sposare); la fiction è prodotta dalla Ciao Ragazzi, casa produttrice che ricorda molto l’acronimo rosacrociano CR, ed è realizzata da Claudia Mori, che ha due figlie: Rosita e Rosalinda, RR.

Coincidenze ovviamente.  Quante possibilità c’erano, statisticamente, che Rino morisse esattamente come descriveva in una sua canzone? Statisticamente: zero.

Inoltre ricordiamoci che Rino disse: “vogliono mettermi il bavaglio ma non ci riusciranno”; e disse anche che le sue canzoni sarebbero state capite un giorno, quando la gente si sarebbe domandata cosa succedeva sulla spiaggia di capocotta.

A cosa alludeva Rino?  Chi voleva mettergli il bavaglio?  E perché?

Se cantava le sue canzoni senza senso, perché qualcuno voleva farlo zittire? Per gli anticomplottisti ad oltranza, si sa, Rino forse delirava (del resto non era un ubriacone, come ce lo ha presentato la fiction della Rai?) E chissà a chi alludeva dicendo che qualcuno voleva mettergli il bavaglio.