Per comprendere se l’uso del “voi” e del “lei” sia una
questione di regionalismo o una faccenda puramente dialettale, proseguite nella
lettura:
Come sempre dobbiamo comprendere la storia per
decifrare il presente.
Nel Medioevo in Italia c’erano due pronomi allocutivi: il “tu” ed il “voi”. Il primo era usato tra confidenti e pari grado, mentre il “voi” era dato a persone importanti.
Nel Medioevo in Italia c’erano due pronomi allocutivi: il “tu” ed il “voi”. Il primo era usato tra confidenti e pari grado, mentre il “voi” era dato a persone importanti.
Nella Divina Commedia (Inferno,
15° canto) Dante Alighieri scrive: “Siete voi qui, ser Brunetto?”, siamo tra
il 1307 ed il 1321.
D’altro canto l’origine del “voi” è molto antica e proviene dal latino “vos”.
D’altro canto l’origine del “voi” è molto antica e proviene dal latino “vos”.
Il “lei” si
presenta nella nostra lingua tra il 1500 ed il 1600, di solito accompagnato da
un ulteriore formalismo: Vostra Signoria;
ecco il femminile. Da questo momento in poi l’uso del pronome allocutivo “lei” ha preso sempre maggior uso a
discapito del “voi”.
Ne “I Promessi Sposi”,
Alessandro Manzoni usa tranquillamente sia
il “tu” che il “voi” che il “lei”: ad
esempio i bravi usano il “lei” per
rivolgersi a Don Abbondio, quest’ultimo
parlando alla sua Perpetua le dà del “voi”, che invece gli dà del “lei”.
Anche Renzo e Lucia danno del “lei” a Don Abbondio, mentre tra
loro si danno del “voi”. La mamma di
Lucia, Agnese, si rivolge alla figlia
dandole del “tu”, Lucia invece le dà
del “voi”. Mamma e figlia, però,
danno del “lei” a Padre Cristoforo che invece parla loro con il “voi”.
Da questa analisi viene da pensare che il “lei” sia una forma di cortesia più alto
grado rispetto al “voi”, questo va
anche a giustificare l’affermazione di Stendhal ne “La Chartreuse de Parme”
(siamo nel 1839) in cui, in una riflessione, rimprovera l’uso del “voi” nei confronti di Fabrizio del Dongo, da parte di un funzionario,
Stendhal afferma che si tratta di maleducazione considerato che ormai in Italia
questo pronome è riservato alla servitù. Attenzione però, le cose non stanno
proprio così.
Sempre Alessandro Manzoni,
quando descrive l’incontro tra l’Innominato ed il Cardinale
Federico, due persone di rispetto, li fa parlare tra loro con il “voi”.
Forse la scena più emblematica, in cui si ha un cambiamento di pronome ad uso quasi di “spada” per meglio ferire l’altro si ha quando ci troviamo di fronte a due persone di alto rango: Don Rodrigo, un nobile, e Fra Cristofaro, un prelato.
Forse la scena più emblematica, in cui si ha un cambiamento di pronome ad uso quasi di “spada” per meglio ferire l’altro si ha quando ci troviamo di fronte a due persone di alto rango: Don Rodrigo, un nobile, e Fra Cristofaro, un prelato.
Secondo i canoni di cortesia dell’epoca avrebbero
dovuto usare entrambi il “lei”, ma
dopo un inizio formale, quando i toni iniziano ad accendersi, Fra Cristoforo
passa al “voi”: “la vostra
protezione”, e Don Rodrigo attacca addirittura con il “tu”: “come parli, frate”.
ALL’INIZIO ERA IL VERBO… NO ERA IL TU!
Torniamo di nuovo alla genesi, fino al terzo secolo
dopo Cristo esiste solo una forma allocutiva ed è il “tu”, usato con qualsiasi persona alla quale ci si rivolge semplice
e democratico. La cosa però durò poco, infatti in meno di duecento anni
s’iniziò ad usare il “vos” nei
confronti dell’imperatore.
Su questa storia del “vos” ci sono interessanti spiegazioni che sfiorano la leggenda. Una
di esse prende il nome de “La Teoria dei
due Imperatori”, ed è ad opera di Brown
e Gilman, introdotta nel saggio The Pronuns of Power and Solitary.
Il concetto di base è questo: per molti anni l’impero
Romano fu diviso di fatto in Impero Occidentale (Roma) e Impero Orientale
(Costantinopoli), quindi a governare il vasto Impero Romano c’erano due
imperatori, pertanto le parole rivolte all’imperatore non potevano che essere
indirizzate a due persone, appunto “voi”.
Un’altra teoria è quella della “pluralità
dell’imperatore”: egli, considerato che non rappresentava solo se stesso ma
tutta la comunità, soleva usare, per riferirsi a se stesso, la prima persona
plurale: nos (in latino che vuol
dire “noi”, il famoso plurale maiestatico o, per dirla in latino, pluralis maistatis; di conseguenza
rivolgendosi all’imperatore non si poteva che usare il vos.
Oggi il plurale maiestatico non è più usato né dai
sovrani e né dai papi (fu Giovanni Paolo I,
papa nel 1978, a mettere fine al suo uso), però c’è ancora qualcuno che non
resiste all’uso, una nuova forma d’imperatore: i rettori universitari! Essi
infatti scrivono, negli atti ufficiali, Noi
Magnifico Rettore…
Tornando alla storia, dagli imperatori ai pontefici il
passo fu breve, dopo di che dal latino vos
si pervenne all’italiano voi usato
non solo nella cancelleria pontificia, ma anche per persone di rango nobiliare,
nell’aristocrazia e, chiaramente, nella letteratura con autori come Dante e
Petrarca.
IL “LEI” DI ORIGINI FORESTIERE
A questo punto qualcuno di voi si starà chiedendo da
dove sia venuto quest’uso smodato del pronome allocutivo “lei”; vediamo di chiarire questi dubbi.
Il “lei” ha
origini forestiere, è una contaminazione spagnola che risale al periodo che va
dal 1500 al 1600, ma ci sono anche studiosi come Gian
Luigi Beccaria e Bruno Migliorini che
ne danno origine italiana, senza però cancellare completamente l’influenza
spagnola, nel senso che proprio sotto questa dominazione venne spinto l’ uso
del “lei” tra persone di alto rango.
Tuttavia, dalla fine del 1400 in poi la “questione degli allocutivi di cortesia”
divenne fonte di scontri tra letterati e studiosi e, visto che ne stiamo
parlando, forse la sua forza non si è ancora esaurita. Per un lungo periodo si
cercò di evitare l’uso del “lei” almeno in letteratura, se ne può prendere atto
da una lettera di Giacomo Leopardi a Pietro Giordani (siamo nel 1987).
L’USO DEI PRONOMI ALLOCUTIVI NEL NOVECENTO E DIFFERENZE
TRA NORD E SUD ITALIA
Fino agli anni Trenta del Novecento, si è continuato a
usare il sistema detto tripartitico ovvero l’uso del “tu”, del “voi” e del
“lei”. Prese maggiore uso il “tu”,
che non era usato solo con gli inferiori di rango, ma anche per i migliori
amici, compagni di scuola e familiari.
Roselli nel suo articolo Tu, lei e voi spiega come agli
inizi del Novecento l’uso del “lei”
fosse più diffuso al Nord mentre al Sud si preferiva il “voi”.
Con il fascismo si decise per un ritorno alle origini,
in particolare alla tradizione romana. Mussolini
impose una specie di purificazione della lingua eliminando anche tutti i
forestierismi, vi porto qualche esempio: in luogo di “bar” fu imposto “mescita”
(ma anche più fantasiosi barra e bibitario), al posto di brandy (ma anche di
Whisky) venne imposta “acquavite”, ma anche tramezzino al posto di “sandwich”,
e “bevanda arlecchina” al posto di “cocktail”.
Il “lei”
venne invece abolito (aborrito) perché, come abbiamo visto, di origine
spagnola. Al suo posto tornò in voga il “voi”
latino. C’è una data precisa in cui fu condannato a morte il “lei”: 15 Gennaio 1938, con l’articolo
Abolizione del “lei” scritto da Bruno Cicognani per
il Corriere
della Sera.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Con la caduta del fascismo il “voi” ha pagato un dazio non giusto, ma considerato che era stato
praticamente imposto per motivi ideologici, è stato messo da parte per
avversione politica. Al suo posto è stato rispolverato il “lei”, anche se il “voi”
non è completamente morto.
Se vi state chiedendo se sia giusto usare il “voi” o sia meglio il “lei” oppure viceversa, sappiate che la
grammatica moderna è flessibile, pertanto è possibile utilizzarli entrambi
senza sbagliare. Tuttavia si preferisce il “lei” dove s’impone un atteggiamento reverenziale nei confronti
dell’interlocutore.
Nella Grammatica italiana
con nozioni di linguistica, di Dardano e
Trifone a pagina 168 si legge:
·
Confidenziale
Singolare: tu
Plurale: voi
·
Reverenziale
Singolare: lei (raro ella)
Plurale: loro (oppure voi)
Il “lei” è
diffuso in tutt’Italia, mentre il “voi”,
anche se lo si può ascoltare in tutta la penisola, ha maggiore frequenza in
Abruzzo, Marche, Umbria, Puglia, Campania e Calabria.
In definitiva possiamo dire che non esiste una vera e
propria regola che impone l’uso del “voi”
al posto di “lei” o viceversa, come
non esiste una regola per l’uso del “tu”,
tutto dipende da un’appropriata analisi della situazione e del rapporto che si
ha con l’interlocutore.
Su Internet è molto frequente l’utilizzo del “tu” anche tra persone che non si
conoscono, pensate ai forum, alle chat, ma anche allo stesso Facebook. Molto
spesso anche i messaggi sui siti istituzionali danno del “tu”, prendiamo ad esempio i siti delle banche, ne riporto qui
qualche esempio:
·
Banca Mediolanum: “stai comodo e decidi
tu”, puoi scegliere liberamente”
·
Unicredit: “costruisci il tuo futuro”,
richiedi subito”
·
Fineco: “il tuo consulente di fiducia”,
scopri subito”
·
Poste Italiane: “chiedi informazioni”,
scopri l’offerta”
A questo punto mi chiedo se Internet non porterà anche
a una mutazione del linguaggio relativamente ai pronomi allocutivi e che non si
tenderà ad una progressiva diminuzione dell’uso del “lei” e del “voi” per
tornare ad un antico uso del “tu”
per ogni occasione.
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