Il fracking è una fratturazione
idraulica che sfrutta la pressione dei fluidi, in genere acqua, per creare
e propagare una frattura in uno strato roccioso, spesso denominata con i
termini inglesi fracking o hydrofracking.
Le fratture possono essere naturali o create dall’uomo.
Per quanto riguarda quelle create dall’uomo vengono indotte in profondità in
ben precisi strati di roccia all’interno dei giacimenti di petrolio e gas,
estese pompando fluido sotto pressione e poi mantenute aperte introducendo
sabbia, ghiaia, granuli di ceramica come riempitivo permeabile; in questo modo
le rocce non possono richiudersi quando la pressione dell’acqua viene meno.
Nei pressi del Nord America sta dilagando questa
pratica: l’America rurale scopre il “nuovo petrolio”.
A Williston, Nord Dakota
(secondo solo al Texas per produzione di petrolio) si stimano nel sottosuolo
2,1 miliardi di barili di greggio non convenzionale.
E’ il cosiddetto shale
oil, il petrolio estratto da scisti argillosi e formazioni rocciose da
fratturare.
Lo shaile oil in passato era difficile da estrarre, ma
con la tecnica del fracking tutto è cambiato. I costi si sono abbassati, sono
stati prodotti migliaia di barili: una vera e propria rivoluzione che ha portato
ad un grande boom economico ed alla creazione di molti posti di lavoro, i
pionieri dello shaile.
Il fracking è stato introdotto nel 2006 con pozzi
difficili e insicuri, mentre oggi i nuovi pozzi utilizzano un sistema avanzato
di fratturazione, chiamato “super fracking”. Avanzato ma piuttosto invasivo per
il sottosuolo. Purtroppo non esistono sistemi che garantiscano la sicurezza e i
controlli sono insufficienti. Il numero di pozzi è aumentato enormemente.
Inoltre è necessario controllare che non ci siano
fuoriuscite d’acqua contaminata da agenti chimici o minerali tossici e
radioattivi, per non parlare di quelle di petrolio. Da non dimenticare è la
fuoriuscita di gas flaring, la parte di gas non catturata per la mancanza di
infrastrutture.
Per l’America il petrolio è una priorità, un
investimento per evitare di importarlo dall’estero, infatti il boom dello shale
ha permesso un aumento della produzione nazionale del 15%.
Si prevede però che
le riserve e i pozzi di shale oil si esauriscono rapidamente, anche se Obama e
Daniel Yergin, il maggiore esperto americano in petrolio e questioni
energetiche prevede un boom dello shale gas che renderà l’America estremamente
competitiva, utilizzando nuove tecnologie che estraggono a prezzi ridotti nella
tutela dell’ambiente.
Un rapporto della Camera USA ha dichiarato che questi
fluidi contengono sostanze inquinanti quali: naftalene, benzene, toluene,
xylene, ettilbenzene, piombo, formadelhyde, acido solforico, thiourea, cloruro
di benzile, acido nitilotriacetico, acrylamide, ossido di propilene, ossido di
etilene, acetaldehyde.
Sono tutti cancerogeni o tossici. Fra le sostanze
radioattive invece si elencano vari isotopi di antimonio, cromo, cobalto,
iodio, zirconio, potassio, lanthanio, rubidio, scandio, iridio, kripton, zinco,
xenon, manganese.
Nel frattempo il Commissario Europeo per l’Energia,
Guenther Oettinger, mira alla regolamentazione del fracking nell’Unione
Europea, la quale si sta interessando a questo sistema senza dimenticare la
difesa dell’ambiente, e sta destando parecchi dubbi.
La Francia ha già vietato questa tecnica piuttosto
invasiva, vediamo come procederà il resto dell’Unione Europea, le alternative
esistono sempre, purtroppo sono spesso le scelte degli uomini che vanno verso
direzioni sbagliate.
Bisogna capire in che direzione si vuole andare e come
si deve farlo, l’Europa deve scegliere se può utilizzare altre risorse,
puntando sulle energie alternative pulite o proseguire in questa trivellazione
folle in continua competizione e rincorsa delle altre potenze.
Pare essere un’impresa impossibile, perché violentare
il territorio, è pur sempre invasivo e pericoloso per l’ambiente, bisogna
sapere sfruttare le risorse naturali in modo consapevole e non solamente
capitalistico.
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