Nonostante tv e giornali spiegano il contrario, il
mondo viene comandato da chi possiede la moneta, Gheddafi con questo dinaro oro
avrebbe tenuto alla larga il potere occidentale, quello che detta legge in
tutti i continenti.
Il Colonnello è uno della lunga lista di uomini coraggiosi
che hanno avuto il torto di aver messo il bastone tra le ruote all’Impero, ma
questo non viene detto dai giornali mondialisti (tutti).
Adesso basta e leggete sotto con molta attenzione.
Da GOVERNO GLOBALE di Enrica Perucchietti e Gianluca
Marletta (Arianna Editrice).
Come accaduto in precedenza con la Serbia, e come
sarebbe successo due anni dopo con la Siria, i media hanno iniziato a
diffondere notizie su stragi di ribelli libici e su ipotetiche fosse comuni.
L’appello ai diritti umani fa sempre presa sulla cittadinanza “globale”, anche
quando sembra focalizzarsi con un mirino di precisione sui Paesi che si
vogliono rivoluzionare.
Perché, però, Washington agì con risolutezza nei
Balcani, a dispetto della risoluzione del Congresso, e poi in Libia,
tralasciando di fatto le altre crisi umanitarie?
Perché a Gheddafi venne applicato il cosiddetto
“trattamento Milosevic”?
Che cosa aveva realmente commesso, Gheddafi, per attirarsi
contro la comunità internazionale?
Se teniamo fede alle rivelazioni dell’agente disertore
del MI-6 David Shayler, anche nel caso di Gheddafi sarebbero intervenuti prima
i sicari e poi gli sciacalli; Shayler parlò infatti di un fallito attentato
alla vita del leader libico, avvenuto nel 1995, per il quale di MI-6 britannico
aveva pagato 100.000 sterline, destinate ad una filiale di Al-Qaeda.
Il fallimento dei sicari avrebbe anche in questo caso
comportato l’intervento dell’Esercito. Il momento sarebbe stato scelto in base
agli ultimi provvedimenti del Colonnello in campo monetario. Sugli interessi
economici celati dietro i proclami umanitari che hanno spinto la Francia, la
Gran Bretagna e gli USA a dichiarare guerra a Gheddafi, si è espresso
chiaramente Noam Chomsky:
“L’attacco militare alla Libia da parte del
triumvirato imperiale di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti e dei riluttanti
“volenterosi” non ha nulla “umanitario”.
E’ una guerra, punto e basta. Le motivazioni addotte da
leader politici e opinionisti per questo intervento, invocando scopi
“umanitari”, sono inesistenti, perché ogni ricorso alla violenza militare viene
da sempre giustificata, anche dai peggiori mostri come Hitler, per
autoconvincersi della verità di quanto asseriscono”.
LE RISORSE DEL SUOLO PUBBLICO
La Libia, oltre ad essere classificata come la nona
regione al mondo con 42 miliardi di barili di petrolio, sembra avere una
potenzialità non sfruttata ben maggiore consistente in grosse quantità di gas.
“Controllo del petrolio e si controllano le
nazioni, controllo alimentare e si controllano le persone”, dichiarava
quarant’anni fa Henry Kissinger.
E chi controlla ora il petrolio libico?
La British Petroleum, la francese Total e l’americana Chevron, mentre
l’ENI ha perso le concessioni a favore di BP, Totale e Chevron.
Gheddafi, inoltre, aveva rifiutato la proposta di
costituire una Banca unita africana; al contrario, aveva avviato una gold
standard, facendo ricorso all’uso di dinari d’oro ed emancipandosi così dalla
Federal Reserve e dalla BCE.
Proprio dopo che la Cina aveva annunciato il conio dello Yaun d’oro.
La banca pubblica di Gheddafi stampava moneta e
prestava denaro allo Stato, senza interessi, per finanziare delle opere
pubbliche, tra cui il famoso fiume sotterraneo artificiale, che utilizza le
acque fossili del Sahara per irrigare l’area agricola del Nord della Libia, la
quale tra l’altro esentasse.
Una banca pubblica, prestando denaro a interesse zero,
può ridurre il costo dei progetti pubblici di investimento, fino al 50%. Stando
infatti ai dati del FMI, la Banca Centrale libica di Gheddafi aveva 144
tonnellate di oro nei suoi forzieri.
In Libia, l’educazione e l’assistenza medica erano
gratuite. Le coppie che si sposavano ricevevano l’equivalente di 50.000 dollari
a fondo perduto. Ciò che confonde è infatti la decisione dei ribelli, ancora
prima di costituire un governo provvisorio, di istituire una Banca centrale di
Libia privata e non pubblica come quella di Gheddafi.
Quasi come se dietro la decisione dei ribelli di
privatizzare la Banca Centrale ci fosse stata la regia del mondialismo
finanziario.
La politica adottata da Gheddafi era infatti l’opposto,
rispetto al sistema occidentale e americano che è stato adottato ora (oltre
alla reintroduzione della sharja). Il mondo occidentale fa pagare la maggior
parte dei servizi, vedasi gli USA, e ha inoltre privatizzato le banche
centrali, che fanno pertanto pagare gli interessi allo Stato cui forniscono i
fondi.
Per questo la Libia sotto Gheddafi, a differenza degli
altri Paesi africani, non era indebitata con la Banca Mondiale o con il FMI: in
questo senso, come ha fatto notare Marcello Pamio, Gheddafi poteva dettare le
regole e non subirle.
Gheddafi aveva inoltre proposto di creare una moneta
unica africana, il DINARO ORO, come valuta dei Paesi aderenti all’Unione
Europea. La moneta d’oro in sostituzione della moneta cartacea. Una moneta dal
valore indicato dalla quantità d’oro, non legata ad un ipotetico valore come le
banconote. Un po’ come il Dirham d’argento della Malesia. Una moneta dal valore
reale.
LA ROVINA DEL DOLLARO E DELL’EURO
Il Dinaro Oro avrebbe rischiato di mettere al bando e
di svalutare il dollaro americano e l’euro, divenendo la moneta più apprezzata
nel mondo africano e arabo per gli scambi commerciali. Come metalli preziosi
con un valore intrinseco, l’oro e l’argento sono necessariamente più resistenti
alle fluttuazioni del mercato e alla svalutazione, in confronto al dollaro e
all’euro.
Nel progetto del Colonnello c’era anche l’idea di
utilizzare la nuova valuta per i pagamenti delle risorse energetiche, prima tra
tutte il petrolio. In questo modo, il Dinaro Oro avrebbe impoverito l’economia
di quelle nazioni che ancora utilizzano dollari ed euro negli scambi.
In sintesi, il DINARO ORO avrebbe sovvertito il
signoraggio, basato su un criterio monetario fasullo e non più in mano agli
Stati ma a super banche sopranazionali e private. A commentare il progetto a
lungo caldeggiato da Gheddafi è il dottor James Thring, del Ministry of Peace
and Legal Action Against War:
“E’ una di quelle
cose che devi progettare in gran parte al segreto perché, appena dirai che hai
intenzione di passare dal dollaro a qualcos’altro sarai considerato un
obiettivo. Ci sono state due conferenze che avevano questo come oggetto, nel
1986 e nel 2000, organizzate da Gheddafi. Tutti erano molto interessati, la
maggior parte degli Stati africani era entusiasta”.
Avrebbero infatti venduto petrolio e le altre risorse
in dinari d’oro, spostando l’ago della bilancia dell’economia mondiale, perché
il valore di una nazione sarebbe dipeso dall’oro conservato nei propri forzieri
e non dal numero delle banconote scambiate. Ciò avrebbe costretto i Paesi
Occidentali a dotarsi di una scorta di dinari d’oro, mentre la Libia con i suoi
3,3 milioni di abitanti ne possiede 144 tonnellate.
Il Regno Unito ne ha il doppio, ma ha pure una
popolazione dieci volte superiore. Anche il fondatore del “Dayly Bell”, Anthony
Wile, ha posto l’accento sui rischi ai quali andava incontro Gheddafi con
questa rivoluzione monetaria:
“Se
Gheddafi avesse l’idea di riprezzare il petrolio o qualsiasi altra cosa il
paese riesca a vedere sul mercato globale e accettare qualsiasi altra divisa o
addirittura lanciare una moneta d’oro, una mossa del genere non sarebbe certo
bene accettata dall’elite al potere, che è responsabile del controllo delle
banche centrali mondiali”.
Wile ha concluso la sua disamina con una profezia, che
sembra essersi avverata: “Si, sarebbe
certamente un qualcosa che potrebbe provocare una sua immediata deposizione e
la ricerca di altre ragioni che possano giustificare la sua rimozione dal
potere”.
E le ragioni sono state trovate proprio grazie ai venti
che spiravano dalla Primavera Araba. Venti, come abbiamo visto, sobillati da
agenti della CIA presenti sul territorio già mesi prima delle sommosse e
diretti all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale che, per compiersi, deve
ora puntare verso la Siria e l’Iran.
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