mercoledì 6 maggio 2015

LA MORTE DI GHEDDAFI

Nonostante tv e giornali spiegano il contrario, il mondo viene comandato da chi possiede la moneta, Gheddafi con questo dinaro oro avrebbe tenuto alla larga il potere occidentale, quello che detta legge in tutti i continenti. 

Il Colonnello è uno della lunga lista di uomini coraggiosi che hanno avuto il torto di aver messo il bastone tra le ruote all’Impero, ma questo non viene detto dai giornali mondialisti (tutti).

Adesso basta e leggete sotto con molta attenzione.

Da GOVERNO GLOBALE di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta (Arianna Editrice).

Come accaduto in precedenza con la Serbia, e come sarebbe successo due anni dopo con la Siria, i media hanno iniziato a diffondere notizie su stragi di ribelli libici e su ipotetiche fosse comuni. L’appello ai diritti umani fa sempre presa sulla cittadinanza “globale”, anche quando sembra focalizzarsi con un mirino di precisione sui Paesi che si vogliono rivoluzionare.

Perché, però, Washington agì con risolutezza nei Balcani, a dispetto della risoluzione del Congresso, e poi in Libia, tralasciando di fatto le altre crisi umanitarie?

Perché a Gheddafi venne applicato il cosiddetto “trattamento Milosevic”?


Che cosa aveva realmente commesso, Gheddafi, per attirarsi contro la comunità internazionale?

Se teniamo fede alle rivelazioni dell’agente disertore del MI-6 David Shayler, anche nel caso di Gheddafi sarebbero intervenuti prima i sicari e poi gli sciacalli; Shayler parlò infatti di un fallito attentato alla vita del leader libico, avvenuto nel 1995, per il quale di MI-6 britannico aveva pagato 100.000 sterline, destinate ad una filiale di Al-Qaeda.

Il fallimento dei sicari avrebbe anche in questo caso comportato l’intervento dell’Esercito. Il momento sarebbe stato scelto in base agli ultimi provvedimenti del Colonnello in campo monetario. Sugli interessi economici celati dietro i proclami umanitari che hanno spinto la Francia, la Gran Bretagna e gli USA a dichiarare guerra a Gheddafi, si è espresso chiaramente Noam Chomsky

“L’attacco militare alla Libia da parte del triumvirato imperiale di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti e dei riluttanti “volenterosi” non ha nulla “umanitario”.

E’ una guerra, punto e basta. Le motivazioni addotte da leader politici e opinionisti per questo intervento, invocando scopi “umanitari”, sono inesistenti, perché ogni ricorso alla violenza militare viene da sempre giustificata, anche dai peggiori mostri come Hitler, per autoconvincersi della verità di quanto asseriscono”.

LE RISORSE DEL SUOLO PUBBLICO

La Libia, oltre ad essere classificata come la nona regione al mondo con 42 miliardi di barili di petrolio, sembra avere una potenzialità non sfruttata ben maggiore consistente in grosse quantità di gas.

 “Controllo del petrolio e si controllano le nazioni, controllo alimentare e si controllano le persone”, dichiarava quarant’anni fa Henry Kissinger.
E chi controlla ora il petrolio libico?         
                                        
La British Petroleum, la francese Total e l’americana Chevron, mentre l’ENI ha perso le concessioni a favore di BP, Totale e Chevron.

Gheddafi, inoltre, aveva rifiutato la proposta di costituire una Banca unita africana; al contrario, aveva avviato una gold standard, facendo ricorso all’uso di dinari d’oro ed emancipandosi così dalla Federal Reserve e dalla BCE.   

Proprio dopo che la Cina aveva annunciato il conio dello Yaun d’oro.

La banca pubblica di Gheddafi stampava moneta e prestava denaro allo Stato, senza interessi, per finanziare delle opere pubbliche, tra cui il famoso fiume sotterraneo artificiale, che utilizza le acque fossili del Sahara per irrigare l’area agricola del Nord della Libia, la quale tra l’altro esentasse.

Una banca pubblica, prestando denaro a interesse zero, può ridurre il costo dei progetti pubblici di investimento, fino al 50%. Stando infatti ai dati del FMI, la Banca Centrale libica di Gheddafi aveva 144 tonnellate di oro nei suoi forzieri.

In Libia, l’educazione e l’assistenza medica erano gratuite. Le coppie che si sposavano ricevevano l’equivalente di 50.000 dollari a fondo perduto. Ciò che confonde è infatti la decisione dei ribelli, ancora prima di costituire un governo provvisorio, di istituire una Banca centrale di Libia privata e non pubblica come quella di Gheddafi.

Quasi come se dietro la decisione dei ribelli di privatizzare la Banca Centrale ci fosse stata la regia del mondialismo finanziario.

La politica adottata da Gheddafi era infatti l’opposto, rispetto al sistema occidentale e americano che è stato adottato ora (oltre alla reintroduzione della sharja). Il mondo occidentale fa pagare la maggior parte dei servizi, vedasi gli USA, e ha inoltre privatizzato le banche centrali, che fanno pertanto pagare gli interessi allo Stato cui forniscono i fondi.

Per questo la Libia sotto Gheddafi, a differenza degli altri Paesi africani, non era indebitata con la Banca Mondiale o con il FMI: in questo senso, come ha fatto notare Marcello Pamio, Gheddafi poteva dettare le regole e non subirle.

Gheddafi aveva inoltre proposto di creare una moneta unica africana, il DINARO ORO, come valuta dei Paesi aderenti all’Unione Europea. La moneta d’oro in sostituzione della moneta cartacea. Una moneta dal valore indicato dalla quantità d’oro, non legata ad un ipotetico valore come le banconote. Un po’ come il Dirham d’argento della Malesia. Una moneta dal valore reale.

LA ROVINA DEL DOLLARO E DELL’EURO

Il Dinaro Oro avrebbe rischiato di mettere al bando e di svalutare il dollaro americano e l’euro, divenendo la moneta più apprezzata nel mondo africano e arabo per gli scambi commerciali. Come metalli preziosi con un valore intrinseco, l’oro e l’argento sono necessariamente più resistenti alle fluttuazioni del mercato e alla svalutazione, in confronto al dollaro e all’euro.

Nel progetto del Colonnello c’era anche l’idea di utilizzare la nuova valuta per i pagamenti delle risorse energetiche, prima tra tutte il petrolio. In questo modo, il Dinaro Oro avrebbe impoverito l’economia di quelle nazioni che ancora utilizzano dollari ed euro negli scambi.

In sintesi, il DINARO ORO avrebbe sovvertito il signoraggio, basato su un criterio monetario fasullo e non più in mano agli Stati ma a super banche sopranazionali e private. A commentare il progetto a lungo caldeggiato da Gheddafi è il dottor James Thring, del Ministry of Peace and Legal Action Against War:

E’ una di quelle cose che devi progettare in gran parte al segreto perché, appena dirai che hai intenzione di passare dal dollaro a qualcos’altro sarai considerato un obiettivo. Ci sono state due conferenze che avevano questo come oggetto, nel 1986 e nel 2000, organizzate da Gheddafi. Tutti erano molto interessati, la maggior parte degli Stati africani era entusiasta”.

Avrebbero infatti venduto petrolio e le altre risorse in dinari d’oro, spostando l’ago della bilancia dell’economia mondiale, perché il valore di una nazione sarebbe dipeso dall’oro conservato nei propri forzieri e non dal numero delle banconote scambiate. Ciò avrebbe costretto i Paesi Occidentali a dotarsi di una scorta di dinari d’oro, mentre la Libia con i suoi 3,3 milioni di abitanti ne possiede 144 tonnellate.

Il Regno Unito ne ha il doppio, ma ha pure una popolazione dieci volte superiore. Anche il fondatore del “Dayly Bell”, Anthony Wile, ha posto l’accento sui rischi ai quali andava incontro Gheddafi con questa rivoluzione monetaria: 

Se Gheddafi avesse l’idea di riprezzare il petrolio o qualsiasi altra cosa il paese riesca a vedere sul mercato globale e accettare qualsiasi altra divisa o addirittura lanciare una moneta d’oro, una mossa del genere non sarebbe certo bene accettata dall’elite al potere, che è responsabile del controllo delle banche centrali mondiali”.

Wile ha concluso la sua disamina con una profezia, che sembra essersi avverata: “Si, sarebbe certamente un qualcosa che potrebbe provocare una sua immediata deposizione e la ricerca di altre ragioni che possano giustificare la sua rimozione dal potere”.



E le ragioni sono state trovate proprio grazie ai venti che spiravano dalla Primavera Araba. Venti, come abbiamo visto, sobillati da agenti della CIA presenti sul territorio già mesi prima delle sommosse e diretti all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale che, per compiersi, deve ora puntare verso la Siria e l’Iran.

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