Il virus Ebola è diventato rapidamente protagonista
delle cronache, giornali e tg dedicano ampio spazio alla cronaca della sua
espansione, alla conta dei morti e, soprattutto, ad approfondire quella che è
la paura principale di ascoltatori e lettori: la possibilità che questo virus,
finora circoscritto quasi esclusivamente in Guinea, Sierra Leone e Liberia,
possa arrivare in Europa e contagiarci.
Ad alimentare la paura, oltre alla virulenza di Ebola e
la sua alta mortalità, soprattutto il fatto che si tratti di un virus del quale
si sa ancora molto poco e contro il quale non esistono al momento vaccini o
cure che abbiano concluso la fase di sperimentazione e quindi utilizzabili su
grande scala.
UN VIRUS CHE GLI ESPERTI DEFINISCONO “STUPIDO”.
Ma è una paura fondata? Secondo la semi-totalità degli
esperti non lo è nella maniera più assoluta.
Ad esempio Peter Piot, direttore della London School of
Hygiene and Tropical Medicine, nonché una delle due persone che ha scoperto il
virus nel 1975 ha affermato: “Non mi
preoccuperei di essere seduto a fianco di un malato di Ebola in metropolitana a
meno che non mi vomiti addosso. Si tratta di una malattia che richiede un
contatto molto ravvicinato con i fluidi corporei”.
Mentre Fabrizio Pregliasco, virologo del Dipartimento
di Scienze Biomediche per la Salute all’Università di Milano, ha definito senza
mezzi termini Ebola come “un virus
stupido”, in quanto “uccide troppo e
troppo velocemente e quindi non riesce ad evolversi”.
Infatti l’alta mortalità del virus (quasi il 90% dei
contagiati non sopravvive) e il suo decorso velocissimo (il contagiato
manifesta quasi immediatamente i sintomi e in massimo 20 giorni sopraggiunge il
decesso), sono allo stesso tempo il motivo per cui questo virus ci spaventa
così tanto.
Ma anche la ragione per cui è difficilissimo un suo
sviluppo su scala mondiale, nel senso che un malato è quasi subito non solo
identificabile, ma anche troppo provato per trasmettere la malattia, la quale
ha una modalità di trasmissione piuttosto complicata possibile solo attraverso
uno scambio di fluidi corporei.
OGNI GIORNO LA TBC FA IL NUMERO DI MORTI CHE EBOLA HA
FATTO IN 38 ANNI. Questo ovviamente non significa voler smentire che Ebola sia
un allarme reale per i paesi africani coinvolti o che in questa sua nuova
ondata abbia avuto una diffusione senza precedenti.
Sono entrambe
affermazioni vere.
Ma passando alla fredda ma efficace rassegna statistica
apprendiamo che fino ad oggi l’ultima epidemia di Ebola ha provocato poco meno
di 3.000 morti secondo i dati dell’Oms, mentre in tutta la sua storia,
cominciata nel 1976 quando venne segnalato il primo caso, e segnata da 24 cicli
epidemici, i morti totali sono poco meno di cinquemila.
Una media di 130 morti all’anno per 38 anni. Di epatite
muoiono oltre un milione di persone ogni anno (600mila per la sola variante B),
di influenza circa 500.000, di Papilloma Virus 275.000 e di Rabbia oltre
55.000.
Altri virus insomma dovrebbero destare ben più paura,
tra questi soprattutto la Tubercolosi, malattia di sapore ottocentesco che si
credeva ampiamente sconfitta e che invece è tornata più letale che mai in una
nuova variante (TB-MDR) che resiste a tutte le cure esistenti e nel solo 2012
secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha colpito 8,6 milioni
di persone, provocando 1,3 milioni di morti.
E, tra parentesi, da anni è tornata a mietere vittime
anche in Usa ed Europa.
AVETE PRESENTE IL FILM OUTBREAK CON DUSTIN HOFFMAN?
Torniamo quindi alla questione iniziale: per quale
ragione Ebola fa così paura? Beh, vi ricordate del libro The Hot Zone di Richard Preston? E del film Outbreak (Virus Letale) di Wolfgang Petersen?
Secondo lo scrittore David Quammen il tutto inizia
esattamente da queste due opere. The Hot
Zone, pubblicato nel 1994, è stato un autentico best-seller della
letteratura )para-scientifica americana.
Racconta di un incidente batteriologico in un
laboratorio di Washington e mette in guardia il pubblico dalla probabilità che
Ebola possa abbattersi su tutto il mondo, condendo il
tutto con dettagli splatter ed inventati sugli effetti del virus sugli umani,
cose tipo corpi di malati che diventano una poltiglia informe di carne e
sangue.
Nel 1995 esce invece in tutto il mondo, distribuito dal
colosso Warner Bros, il film Outbreak
(Virus Letale) con Dustin Hoffman. Il film è sostanzialmente la solita
americanata trita e ritrita dove il buono di turno combatte per salvare il
pianeta dal disastro imminente.
Solo che nella sceneggiatura di Petersen il male ha le
vesti di una versione modificata del virus Ebola che minaccia l’America non
solo per la sua viralità, ma anche per il potenziale utilizzo come arma di
bio-terrorismo.
DALLA CULTURA DI MASSA ALLA PAURA DI MASSA.
Dal successo della fiction alla trasposizione sulla
realtà delle paranoie apprese da essa il passo può essere molto breve. Tanto
più se l’opera proviene dalla multinazionale produttrice di cultura di massa
per eccellenza: Hollywood.
Non è un caso che negli Usa si segnalino in questi
giorni veri e propri casi di psicosi di massa sul virus Ebola, tanto che la
decisione delle autorità di rimpatriare un medico che aveva contratto il virus
in Africa per prestargli cure ad Atlanta, ha portato ad una ondata di proteste
di cittadini spaventati, mentre i media facevano ore di diretta sulla questione
e politici in cerca di facili dosi di visibilità mediatica rilanciavano
l’allarme su Twitter.
Dalle TV americane a quelle europee il passo è breve,
ed eccovi servito l’allarme dell’estate 2014. Il tutto mentre, facendo un
rapido calcolo, nel solo tempo che il sottoscritto ha impiegato per scrivere
quest’articolo, almeno 1.400 persone si sono ammalate di Tubercolosi ed altre
190 sono morte.
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