martedì 15 settembre 2015

EBOLA: la genesi di una paura infondata

Il virus Ebola è diventato rapidamente protagonista delle cronache, giornali e tg dedicano ampio spazio alla cronaca della sua espansione, alla conta dei morti e, soprattutto, ad approfondire quella che è la paura principale di ascoltatori e lettori: la possibilità che questo virus, finora circoscritto quasi esclusivamente in Guinea, Sierra Leone e Liberia, possa arrivare in Europa e contagiarci.

Ad alimentare la paura, oltre alla virulenza di Ebola e la sua alta mortalità, soprattutto il fatto che si tratti di un virus del quale si sa ancora molto poco e contro il quale non esistono al momento vaccini o cure che abbiano concluso la fase di sperimentazione e quindi utilizzabili su grande scala.

UN VIRUS CHE GLI ESPERTI DEFINISCONO “STUPIDO”.

Ma è una paura fondata? Secondo la semi-totalità degli esperti non lo è nella maniera più assoluta.

Ad esempio Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, nonché una delle due persone che ha scoperto il virus nel 1975 ha affermato: “Non mi preoccuperei di essere seduto a fianco di un malato di Ebola in metropolitana a meno che non mi vomiti addosso. Si tratta di una malattia che richiede un contatto molto ravvicinato con i fluidi corporei”.

Mentre Fabrizio Pregliasco, virologo del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute all’Università di Milano, ha definito senza mezzi termini Ebola come “un virus stupido”, in quanto “uccide troppo e troppo velocemente e quindi non riesce ad evolversi”.

Infatti l’alta mortalità del virus (quasi il 90% dei contagiati non sopravvive) e il suo decorso velocissimo (il contagiato manifesta quasi immediatamente i sintomi e in massimo 20 giorni sopraggiunge il decesso), sono allo stesso tempo il motivo per cui questo virus ci spaventa così tanto.

Ma anche la ragione per cui è difficilissimo un suo sviluppo su scala mondiale, nel senso che un malato è quasi subito non solo identificabile, ma anche troppo provato per trasmettere la malattia, la quale ha una modalità di trasmissione piuttosto complicata possibile solo attraverso uno scambio di fluidi corporei.

OGNI GIORNO LA TBC FA IL NUMERO DI MORTI CHE EBOLA HA FATTO IN 38 ANNI. Questo ovviamente non significa voler smentire che Ebola sia un allarme reale per i paesi africani coinvolti o che in questa sua nuova ondata abbia avuto una diffusione senza precedenti.

Sono entrambe affermazioni vere.
Ma passando alla fredda ma efficace rassegna statistica apprendiamo che fino ad oggi l’ultima epidemia di Ebola ha provocato poco meno di 3.000 morti secondo i dati dell’Oms, mentre in tutta la sua storia, cominciata nel 1976 quando venne segnalato il primo caso, e segnata da 24 cicli epidemici, i morti totali sono poco meno di cinquemila.

Una media di 130 morti all’anno per 38 anni. Di epatite muoiono oltre un milione di persone ogni anno (600mila per la sola variante B), di influenza circa 500.000, di Papilloma Virus 275.000 e di Rabbia oltre 55.000.

Altri virus insomma dovrebbero destare ben più paura, tra questi soprattutto la Tubercolosi, malattia di sapore ottocentesco che si credeva ampiamente sconfitta e che invece è tornata più letale che mai in una nuova variante (TB-MDR) che resiste a tutte le cure esistenti e nel solo 2012 secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha colpito 8,6 milioni di persone, provocando 1,3 milioni di morti.

E, tra parentesi, da anni è tornata a mietere vittime anche in Usa ed Europa.

AVETE PRESENTE IL FILM OUTBREAK CON DUSTIN HOFFMAN?
Torniamo quindi alla questione iniziale: per quale ragione Ebola fa così paura? Beh, vi ricordate del libro The Hot Zone di Richard Preston? E del film Outbreak (Virus Letale) di Wolfgang Petersen?

Secondo lo scrittore David Quammen il tutto inizia esattamente da queste due opere. The Hot Zone, pubblicato nel 1994, è stato un autentico best-seller della letteratura )para-scientifica americana.

Racconta di un incidente batteriologico in un laboratorio di Washington e mette in guardia il pubblico dalla probabilità che Ebola possa abbattersi su tutto il mondo, condendo il tutto con dettagli splatter ed inventati sugli effetti del virus sugli umani, cose tipo corpi di malati che diventano una poltiglia informe di carne e sangue.

Nel 1995 esce invece in tutto il mondo, distribuito dal colosso Warner Bros, il film Outbreak (Virus Letale) con Dustin Hoffman. Il film è sostanzialmente la solita americanata trita e ritrita dove il buono di turno combatte per salvare il pianeta dal disastro imminente.

Solo che nella sceneggiatura di Petersen il male ha le vesti di una versione modificata del virus Ebola che minaccia l’America non solo per la sua viralità, ma anche per il potenziale utilizzo come arma di bio-terrorismo.

DALLA CULTURA DI MASSA ALLA PAURA DI MASSA.

Dal successo della fiction alla trasposizione sulla realtà delle paranoie apprese da essa il passo può essere molto breve. Tanto più se l’opera proviene dalla multinazionale produttrice di cultura di massa per eccellenza: Hollywood.

Non è un caso che negli Usa si segnalino in questi giorni veri e propri casi di psicosi di massa sul virus Ebola, tanto che la decisione delle autorità di rimpatriare un medico che aveva contratto il virus in Africa per prestargli cure ad Atlanta, ha portato ad una ondata di proteste di cittadini spaventati, mentre i media facevano ore di diretta sulla questione e politici in cerca di facili dosi di visibilità mediatica rilanciavano l’allarme su Twitter.

Dalle TV americane a quelle europee il passo è breve, ed eccovi servito l’allarme dell’estate 2014. Il tutto mentre, facendo un rapido calcolo, nel solo tempo che il sottoscritto ha impiegato per scrivere quest’articolo, almeno 1.400 persone si sono ammalate di Tubercolosi ed altre 190 sono morte.

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