martedì 30 luglio 2013

L'UOMO DELLA FONDAZIONE Parte Seconda Cap. 4

                                           Parte seconda


TERMINUS


                                               4

  Per la prima volta nella sua lunga carriera politica e della sua vita, Harla Branno, Sindaco della Fondazione, era incapace, anzi non se la sentiva di prendere una decisione che potesse comportare il rischio di cambiare lo “status quo” raggiunto, non negli ultimi giorni, almeno, del suo governo.    Non doveva ne poteva rinunciare all'opportunità d’essere ancora a capo del governo, oltre il tempo legalmente concesso, ottenuta in virtù dei suoi recenti meriti e dell'imminente cinquecentesimo anniversario della Fondazione.
 La proroga temporanea, solo di natura rappresentativa, l’avrebbe ulteriormente e forse definitivamente consacrata come migliore Sindaco degli ultimi secoli.   
Il suo nome sarebbe stato ricordato e abbinato ai primi due grandi ed ormai leggendari Sindaci, Hardin e Mallowe.


    Era sempre stata la sua ambizione, il suo massimo desiderio.
  Trovarsi ad un passo dalla definitiva sua realizzazione, la resa cauta, attenta, quasi restia ad intraprendere, in questo ultimo breve lasso di tempo, qualsiasi azione che non fosse strettamente correlata alla normale amministrazione. Avrebbe potuto avere tutti gli elementi per essere pienamente soddisfatta e felice. Ma non lo era. Mancava all'appello il giovane Consigliere Golan Trevize, croce e delizia di questi ultimi anni.
 Il Consigliere,inconsapevole strumento dell’abile Sindaco, destinato a procurarle quei meriti che ancora le mancavano, poteva trasformarsi nell'unica macchia della lunga amministrazione politica della Branno.
 Eppure tutto era stato studiato e curato fin nei minimi particolari.                           Erano anni che seguiva con interesse l’allora brillante studente. 
Si compiacque poi dell’abilità di pilota dimostrata durante il servizio volontario nella Marina Spaziale.
   Attese pazientemente il precoce suo ingresso in politica, naturalmente all’opposizione, con la carica di Consigliere.
Aveva tutte le qualità e i requisiti per assolvere il piano abilmente congeniato: connettere i restanti mondi ancora ostili alla sempre più vasta Confederazione, o almeno sotto l’influenza commerciale della Fondazione.
   Con l’importante accordo commerciale con l’Unione Sayshell, ottenuto con il solo dimostrativo spiegamento di forze e grazie all’inconsapevole “parafulmine” Trevize, sembrava che tutto funzionasse come programmato e, invece…
   - Che fine hai fatto, benedetto figliolo? – si trovò ad imprecare da sola. – Come posso agire?  Come può la Fondazione intervenire se sei sparito senza lasciar traccia?  Avessi anche il minimo indizio che sei ancora su Comporellen, magari prigioniero, non esiterei ad intervenire. -

    Erano trascorsi, ormai, diversi mesi da quando l’innovativa astronave gravitazionale, “Far Star”, con a bordo Golan Trevize e Janov Pelorat, erano partiti da Comporellen, per continuare la ricerca, secondo la versione ufficiale, del mitico pianeta originario del genere umano: La Terra.
    Come spesso accade, quella ufficiale non è l’unica, ne tantomeno la vera versione, ma quella opportunamente scelta e giustificata anche dalla presenza dello storico Pelorat, per coprire alla cittadinanza ed alla Galassia tutta, la vera natura della missione: la ricerca della Seconda Fondazione.
    Naturalmente la Branno non s’aspettava che il misero equipaggio potesse riuscire laddove aveva fallito perfino il “Mule”, che era dotato d’enormi poteri. Nemmeno credeva che il pur ottimo storico potesse riuscire ad interpretare gli antichi documenti conservati nella Biblioteca Imperiale di Trantor, come fece il grande Ebling Mis.
Non che avesse pretese in tal senso. C’era sì la remota possibilità che potessero per davvero recarsi su Trantor, nonostante il bluff abilmente architettato. Non era questo lo scopo. Non doveva permettere che vi si presentasse una tale opportunità. C’era il rischio concreto, conoscendo lo storico Pelorat e la sua instancabile dedizione negli studi, che potessero rimanere per un lungo periodo, staticamente relegati nell’immensa Biblioteca Trantoriana, in una ricerca sicuramente infruttuosa, visti i numerosi tentativi del passato.
   La Branno, da vecchia volpe qual era, aveva intuito che per indirizzare, non tanto l’anziano storico, quanto il giovane Consigliere Trevize verso altre destinazioni, non doveva vietare, ma, al contrario, invitarli, con tono perentorio, alla stregua di un ordine, a recarsi su Trantor. Cosa che naturalmente fece confidando sul profilo caratteriale e sullo stato d’animo del giovane Consigliere, mandato in esilio. Difatti, nonostante le motivazioni addotte alla missione in corso, era un esiliato politico allontanato per motivi d’ordine pubblico. Gli era stato imputato la divulgazione d’opinioni, sull’esistenza della Seconda Fondazione, tendenziose ed allarmanti.
   Questa  non  veritiera  motivazione,  lo stesso frustante, abbinata al suo carattere ribelle ed all’avversità politica, fecero sì che tutte le sue azioni   future   furono   incentrate   verso  un’opposizione  totale  nei riguardi della “vecchiaccia” Branno.                                                                                   Senza sapere che in effetti, faceva proprio il suo gioco.
    Il gioco aveva funzionato fino a che….

    Quella stessa notte, ancora una volta insonne, la Branno fu improvvisamente destata da un suono stridulo, persistente, che annunciava una chiamata urgente sul canale governativo con frequenza cifrata ad accesso protetto.
    S’alzò imprecando contro la sua dimenticanza per non aver disposto un suono più soft, almeno nelle ore notturne. Attraversò l’intera stanza da letto fino a raggiungere l’ingresso dello studio, percorrendo i restanti metri che ancora la dividevano dal “visiofon” di corsa per accettare la chiamata e porre fine, finalmente, al suono divenuto ormai snervante.
    - Sindaco Harla Branno in attesa – disse dopo aver digitato il codice personale d’accesso e atteso il via. Immediatamente dopo apparve sul monitor il tempo occorrente affinché il messaggio di accettazione giungesse a destinazione ed altrettanto d’attesa per conoscere il contenuto, per un totale di circa 42 minuti.
  Gli attuali tempi d’attesa nelle comunicazioni interstellari erano sicuramente eccessivi in quei frangenti in cui si richiedeva una decisione immediata.
   Ma di contro comodi per meglio ponderare su eventuali azioni da intraprendere.
   Eppure rappresentavano nemmeno la decima parte dei tempi necessari in passato, prima dell’innovazione “iperonda”.
   In pratica le onde radio, i segnali video emessi dalle stazioni planetarie venivano catturati tutti inizialmente da uno dei sei satelliti orbitanti per essere smistati su frequenze assegnate in base alle priorità e successivamente inviati alla centrale iperspaziale delle comunicazioni in orbita al limite estremo di ogni sistema planetario.
   Nella centrale gli incessanti segnali venivano convogliati e trasformati in fasci luminosi ed inviati nell’iperspazio attraverso canali in costante contatto con milioni di centrali dell’immensa galassia.
   Ogni Centrale, nella funzione ricevente provvedeva a riconvertire i fasci luminosi in onde radio ed a inviarle ai consueti sei satelliti che ingabbiavano ogni pianeta abitato.
   Erano anni che gli scienziati assicuravano di essere prossimi alla realizzazione di una tecnologia capace di annullare le conversioni ed i passaggi nelle comunicazioni interstellari, riducendo di fatto del 90% i tempi di attesa.
   Alla stato attuale, purtroppo le cose stavano così.
Naturalmente le difficoltà maggiori le subivano quei mondi distanti tra loro, e Terminus, trovandosi all’estrema periferia, lo era dalla maggior parte dei pianeti della galassia.
-Messaggio di comunicazione prioritaria e riservata per il Sindaco Harla Branno- annunciò una voce ferma, decisa, senza inflessioni, accenti o cadenze particolari che potesse farne intuire la provenienza, ma in galattico standard, perfetto come solo una registrazione non umana poteva fare.
Infine concluse: prego inserire codice accettazione per codifica segnale.
 Il Sindaco inserì il codice ed attese i 30 secondi di tempo concesso, come convenzionalmente stabilito, previa disconnessione dal segnale ipervisivo con relativa perdita dei contenuti.

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