venerdì 2 agosto 2013

INNOCENZO MANZETTI "Il Genio Sconosciuto"


                                                                         
Innocenzo Manzetti era il tipico genio italiano appartenente a quella schiera che per vari motivi non ha visto riconoscere le sue invenzioni e scoperte.
Nato ad Aosta il 17 Marzo del 1826.
Dopo gli studi, ebbe subito e lasciò poi il lavoro all'Ufficio del Genio Civile di Aosta per dedicarsi alla libera professione di geometra e nel tempo libero a rincorrere sogni, idee ed applicazioni meccaniche.
Nel 1848, dopo 8 anni di duro lavoro, stupì i suoi concittadini con un automa che suonava il flauto, un vero e proprio "robot", un capolavoro di ingegneria meccanica nel quale apparivano piccole genialità come un tipo di plastica inventata proprio dal Manzetti.

                                                                           
Questo spettacolare automa muoveva le braccia, salutava e suonava il flauto.
Fu durante la lavorazione di questo automa che il Manzetti immaginava di trasferire i suoni da un luogo all'altro. 
L'elenco delle sue invenzioni è lungo, tra queste spiccano:
-un velocipede a tre ruote a vapore;
-sistemi di filtraggio dell'acqua;
-un pantografo raffinato e preciso;
-un pappagallo volante;
-forse il motore a scoppio;
-la macchina per la pasta (brevettata nel 1857 e venduta per pochi soldi a una fabbrica inglese che ne trasse grande profitto).


Gli anni passarono, ma nella mente del Manzetti rimaneva l'idea fissa di come amplificare il suono trasmesso dalla semplice cordicella tesa tra due punti, come aveva già attuato all'età di 18 anni quando fece lo scherzo del teschio al nipotino. 
Arrivò in suo soccorso l'elettricità ed una serie di osservazioni sul magnetismo e la possibilità delle varie applicazioni.
Era il 1861, quando riuscì a trasmettere ad una distanza di due chilometri un brano musicale, ma solo nel 1864, grazie alla testimonianza del canonico Edoard Bérard viene ultimato definitivamente il telefono elettrico.
Due cornette a forma di imbuto con un diaframma di carta pecora collegate da un filo metallico ed una lamina di ferro, oltre ad una bobina dalla quale partiva il filo di rame che raggiungeva l'altro apparecchio uguale. In questo modo le onde sonore erano trasformate in onde elettriche per raggiungere l'altro apparecchio per poi diventare nuovamente onde sonore.


Ecco come la notizia dell'invenzione venne data da un giornale locale, L'Independant 29 Giugno 1865: " Il Signor Innocenzo Manzetti, di cui abbiamo più volte occasione di parlare, ci ha informati di un'applicazione assai sorprendente del filo telegrafico. Dei suoni prodotti da un apparecchio alla stazione di partenza possono riprodursi alla stazione di arrivo; per mezzo di questo strumento si potrà parlare da Aosta a Torino, a Parigi, a Londra, ecc...ne abbiamo la certezza, il signor Manzetti riuscirà nella sua impresa e legherà il suo nome alla scoperta più sorprendente del nostro secolo?

Altri giornali parlarono del genio del Manzetti e il 22 Agosto del 1865 il settimanale "Feuille d'Aoste scriveva che: alcuni meccanici inglesi, ai quali il signor Manzetti ha recentemente svelato il suo segreto per trasmettere la parola per mezzo del filo elettrico, si propongono di applicare questa invenzione ai telegrafi privati, l'uso dei quali è molto diffuso in Inghilterrra".
Fu lo stesso Manzetti a ricordarsi anni dopo, alla notizia del telefono brevettato da Bell, che proprio in quegli anni un certo Prof. Bell lo aveva visitato al suo laboratorio e si era dimostrato molto interessato alla sua invenzione. Questi altro non era che il padre di Alexander Graham Bell che proprio in quel periodo era in viaggio di lavoro per l'Europa.

Tutte queste notizie sono state per anni prigioniere dell'oblio, fino a quando due eroici appassionati di storia locale, Mauro Caniggia e Luca Poggianti hanno riscoperto e studiato in modo molto approfondito tutti gli eventi che gravitavano intorno all'invenzione del telefono, portanto alla luce fatti e curiosità che capovolgono completamente gli eventi storici che conosciamo su questa invenzione.

Manzetti morì nel 1877 e tre anni dopo la moglie Maria Rosa Anzola e il fratello Luigi Manzetti furono vittime di un vero e proprio raggiro, quello che oggi verrebbe definito spionaggio industriale.
Due stranieri arrivarono alla casa del defunto Manzetti verso la fine del Gennaio 1880 e riuscirono a convincere la moglie e il fratello, unici eredi, di dare a loro tutti i progetti e i prototipi del telefono, in cambio di una cifra di 10.000 Franchi, somma di grande importanza a quell'epoca.
Gli accordi consistevano nel fatto che il telefono del Manzetti venisse riconosciuto come sua invenzione da parte della Corte degli Stati Uniti. Venne anche fatto un accordo scritto da un notaio, per rendere legale la cessione dei
progetti e del materiale prelevato nel laboratorio di Aosta, ma naturalmente ne Rosa ne Luigi seppero più nulla.

Grazie alla tenacia di Caniggia e Poggianti è stato scoperto chi erano i due personaggi che affrontarono un lungo viaggio per arrivare ad Aosta, si trattava di Max Mayer un banchiere tedesco che doveva garantire per la parte finanziaria della cessione e Horace H.Eldred presidente della Bell Telephone Company del Missouri.
Il viaggio in Italia venne probabilmente pianificato con attenzione, perchè Eldred arrivò ad Aosta munito anche di una lettera di presentazione dell'Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia che nel 1864 aveva abitato proprio al confine tra Valle d'Aosta e Piemonte, da dove aveva sicuramente avuto modo di ascoltare l'eco dell'invenzione del Manzetti.
Il 4 Aprile del 1880, Eldred brevettava il telefono Manzetti o meglio la parte che avrebbe permesso al telefono Bell di essere perfezionato.
Quindi quello di Innocenzo Manzetti aveva inventato e perfezionato fino alle dimostrazioni del 1865 era ancora attualismo e all'avanguardia nel 1880, quindici anni dopo! 
Inquadrando storicamente l'invenzione del Manzetti, non possiamo dimenticarci di quello di Antonio Meucci, presentato a New York nel 1865, ma indubbiamente di qualità inferiore.
L'Eco d'Italia, giornale in lingua italiana che si pubblicava a New York, il 21 Ottobre 1865, dava la notizia dell'invenzione di Manzetti di Aosta e riferiva di un certo Meucci che proprio nella città americana asseriva di aver fatto la stessa scoperta.
Lo stesso Meucci asserì in una lettera a Ignazio Corbellini, direttore de' "Il Commercio di Genova" che: "non posso negare al Sig. Manzetti la sua invenzione..."
Cosa accadde al Meucci è nei libri di storia e solo da pochi anni gli è stata riconosciuta la paternità del telefono, ma il Manzetti aspetta la sua rivincita e per capire tutta la storia è necessario approfondire le informazioni sul sito internet http://www.innocenzomanzetti.it/


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