lunedì 19 agosto 2013

OLINDO DE PRETTO "Il Genio Ispiratore"


Se chiedete a qualsiasi uomo di scienza quando la più famosa formula della fisica, (presente nella teoria della relatività) sia stata concepita vi risponderà senza dubbio che fu nel 1905 che Albert Einstein, considerato ai giorni nostri il più grande scienziato di tutti i tempi, pubblicò la sua congettura secondo la quale la massa di un qualsiasi corpo, come dire il suo contenuto di materia, non è altro che una misura dell’energia che esso è in grado di produrre, nella famosa proporzione:
E (energia) = m (massa) per la velocità della luce, che viene indicata solitamente con la lettera C, al quadrato, ovvero, più sinteticamente, come tutti sanno:  E = mc2.

Al primo membro di questa equazione troviamo l’energia totale  E  racchiusa in un qualsiasi corpo fisico, ed al secondo la sua massa  m, moltiplicata per il quadrato della “costante universale”  C  (costante almeno secondo la teoria della relatività einsteniana), vale a dire la velocità della luce nel “vuoto”, pari a circa 300.000 Km  al secondo.
L’equazione di dice esprimere l’equivalenza tra massa ed energia, perché va intesa non soltanto nel senso che una massa è capace di produrre energia, esperienza che tutti abbiamo provato bruciando un pezzo di legno in un camino per ricavarne calore, ma anche viceversa che l’energia è capace di trasformarsi in massa, in materia.
Altri scienziati si erano avvicinati prima di Einstein a tali conclusioni: Lorentz, Poincaré, Hilbert e soprattutto Olinto De Pretto.


Pare che sia arrivato alla stessa equazione prima di Einstein, il quale ricevette, nel 1921, il Premio Nobel, ma De Pretto, era già morto in circostanze drammatiche e che dunque non gli fu possibile fare valere le sue ragioni in sede scientifica internazionale.
Nel 1903 presentò all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti un saggio “Ipotesi dell’Etere”, che fu pubblicato l’anno seguente sotto la guida dell’astronomo Giovanni Sciapparelli. In tale lavoro di ricerca, De Pretto diede una spiegazione dell’etere e della forza gravitazionale, ma è con la formula mv2 che mise in evidenza il legame tra massa ed energia. Sostenne che la massa, anche se a riposo, conteneva un’immensa energia. 
Non solo, intuì i pericoli di un possibile sfruttamento dell’energia nucleare e li manifestò nei suoi appunti. In quel periodo, Einstein si  trovava in Italia e conosceva bene la lingua italiana e quasi certamente era informato sulle tesi del collega o quantomeno ne fu illuminato ed ispirato anche dalle conclusioni alle quali era giunto lo svizzero Michele Besso nel 1905, concepì la teoria della relatività senza peraltro riconoscere alcun merito al De Pretto.
La suddetta ipotesi è frutto di una tesi formulata dal professore  Umberto Bartocci, docente di Storia della matematica all’Università di Perugia, a questa tesi ha dedicato nel 1999 un libro: “ Albert Einstein e Olindo De Pretto – La vera storia della formula più famosa del mondo”. Il professore, pur riconoscendo che non fu De Pretto lo scopritore della relatività afferma però che “non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo ad usare l’equazione” e si dice convinto - anche se è impossibile “provarlo” – che Einstein usò le ricerche dell’italiano.

Nessun commento: