Il processo di Unita d’Italia ha visto come
protagonisti una sfilza di uomini più o meno celebri, i cosiddetti padri del
Risorgimento. Dal Nord al Sud Italia ogni piazza o via principale si fregia di
nomi illustri:
Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele etc.
Il popolo viene indottrinato fin dalla più tenera età a
considerare costoro dei veri eroi, gli artisti li raffigurano esaltando il loro
valore in maniera da rafforzare il mito che li circonda.
Innumerevoli sono infatti le opere d’arte che
ritraggono l’eroe dei due Mondi a cavallo…ora in piedi che impugna alta la sua
spada, alcune volte indossa la celebre camicia rossa…altre volte si regge su un
paio di stampelle come un martire.
Tuttavia un ritratto che di cero non vedremo mai
vorrebbe che il Gran Maestro massone, Giuseppe Garibaldi, privo dei lobi delle
orecchie. E dire che nessuna raffigurazione potrebbe essere più realistica
poiché al nostro falso eroe furono davvero mozzate le orecchie, la mutilazione
esattamente in Sud America, dove l’intrepido Garibaldi fu punito per furto di
bestiame, si vocifera che fosse un ladro di cavalli.
Naturalmente nessuna fonte ufficiale racconta questa
vicenda.
E’ dunque lecito chiedersi quante accuse infanghino le
gesta degli eroi risorgimentali? Quante altre macchie vennero lavate a colpi
d’inchiostro da una storiografia corrotta e pilotata? Ma soprattutto quale fu
il ruolo dei banchieri Rothschild nel processo di Unità d’Italia.
La Banca Nazionale degli Stati Sardi era sotto il
controllo Di Camillo Benso conte di Cavour, grazie alle cui pressioni divenne
una autentica Tesoreria di Stato. Difatti era l’unica banca ad emettere una
moneta fatta di semplice carta straccia.
Inizialmente la riserva aurea ammontava ad appena 20
milioni ma questa somma ben presto sfumò perché reinvestita nella politica
guerrafondaia dei Savoia. Il Banco delle Due Sicilie, sotto il controllo dei
Borbone, possedeva invece un capitale enormemente più alto e costituito di solo
oro e argento, una riserva tale da poter emettere moneta per 1.200 milioni ed
assumere così il controllo dei mercati.
Cavour e gli stessi Savoia avevano ormai messo in
ginocchio l’economia piemontese, si erano indebitati verso i Rothschild per
svariati milioni e divennero in breve due burattini nelle loro mani.
Fu così che i Savoia presero di mira il bottino dei Borbone.
La rinascita economica piemontese avvenne mediante un
operazione militare espansionistica a cui fu dato il nome in codice di Unità
d’Italia, un classico esempio di colonialismo sotto mentite spoglie. L’intero
progetto fu diretto dalla massoneria britannica, vero collante del
Risorgimento.
Non a caso i suddetti
eroi furono tutti rigorosamente massoni.
La storia ufficiale racconta che i Mille guidati da
Giuseppe Garibaldi, benché disorganizzati e privi di alcuna esperienza in campo
militare, avrebbero prevalso su un esercito di settanta mila soldati ben
addestrati e ben equipaggiati qual’ era l’esercito borbonico.
In realtà l’impresa di Garibaldi riuscì solo grazie ai
finanziamenti dei Rothschild, con i loro soldi i Savoia corruppero gli alti
ufficiali dell’esercito borbonico che alla vista del Mille batterono in
ritirata, consentendo così la disfatta sul campo.
Dunque non ci fu una vera battaglia, neppure la
storiografia ufficiale ha potuto insabbiare le prove del fatto che molti
ufficiali dell’esercito borbonico furono condannati per alto gradimento alla
corona.
Il sud fu presto invaso e depredato di ogni ricchezza,
l’oro dei Borbone scomparve per sempre. Stupri, esecuzioni di massa, crimini di
guerra e violenze di ogni genere erano all’ordine del giorno.
L’unica
alternativa alla morte fu l’emigrazione.
Il popolo cominciò a lasciare le campagne per trovare
altrove una via di fuga. Ben presto il malcontento generale fomentò la
ribellione dei sopravvissuti, si trattava di poveri contadini e gente di fatica
che la propaganda savoiarda bollò con il dispregiativo di “briganti”, così da
giustificarne la brutale soppressione.
A 150 anni di distanza si parla ancora di questione
meridionale. Anche i più distratti scoveranno diverse analogie con quella che
oggi viene invece definita questione palestinese. Stesse tecniche di
disinformazione, stesse mire espansionistiche e soprattutto stesse famiglie di
banchieri.
Solo che un tempo gli oppressi erano chiamati briganti…
oggi invece sono i cattivi terroristi.
Nessun commento:
Posta un commento