mercoledì 1 luglio 2015

FUTURO PROSSIMO: IMMINENTE TSUNAMI PLANETARIO?

La nostra storia inizia, come da tradizione, in un laboratorio scientifico, che posizioneremo in un ambiente suggestivo, dal forte appeal cinematografico.


Siamo nei primi anni 90, e un gruppo di scienziati in stanza nelle isole Hawaii, quindi, scoprono dei movimenti anomali nelle profondità dell’Oceano Pacifico; dopo accurate verifiche, comprendono che in determinate zone del pianeta ha luogo un grande movimento del magma in prossimità della crosta terrestre: vengono così individuati degli enormi vulcani sottomarini fino allora sconosciuti.


Vulcani da tempo in sonno che danno segno di aver ripreso la loro attività.
Gli scienziati si mettono quindi all’opera per definire gli effetti di queste attività, e giungono alla conclusione che entro l’anno 2020 l’attività dei vulcani sarà massima e porterà a devastanti eruzioni sottomarine, eruzioni che a loro volta produrranno degli immensi tsunami che non lasceranno scampo alle coste da loro raggiunte.

Si delineano due fronti principali in cui l’attività vulcanica sottomarina avrà luogo: la prima nel cuore dell’Oceano Pacifico, la seconda nell’Oceano Atlantico.
Un team di esperti statunitensi si occupa quindi di produrre delle simulazioni al computer ed arriva ad ipotizzare delle onde alte fino a 100 metri che travolgeranno le coste americane, distruggendo ogni edificio fino a decine di chilometri nell’interno.


Il governo americano prende atto della situazione: le principali città degli Stati Uniti, tutte situate sulle coste, verranno spazzate via: New YorkWashingtonBostonFiladelfiaMiamiHoustonLos Angeles San FranciscoSeattle sono destinate a scomparire.




La prima preoccupazione del governo, quindi, è quella di mantenere il massimo riserbo sulle scoperte degli scienziati, per evitare la diffusione di un panico di massa. In secondo luogo, il consiglio di guerra si riunisce per valutare le possibili ripercussioni sul piano della sicurezza interna, dal momento che il disastro potrebbe rendere estremamente vulnerabile il sistema difensivo della nazione, rendendola così facile preda di attacchi di potenze straniere che dai grandi sconvolgimenti saranno meno colpite.

Il consiglio decide di conseguenza di costruire un nuovo centro di controllo, una postazione di comando da cui si possa gestire l’emergenza, e il luogo ideale per il nuovo centro di comando viene individuato nei pressi della città di Denver: lontano dalle coste, la capitale del Colorado è situata in un luogo strategico, nel cuore del paese, in una posizione ideale per poter controllare il restante territorio.

Si dà quindi avvio alla costruzione di un imponente centro di controllo dotato di tutte le attrezzature necessarie per risultare operativo in seguito al disastro, e per non destare troppi sospetti gli si dà l’aspetto di un aeroporto. (A lato l'inquietante aeroporto di Denver)

Nel frattempo, i consiglieri più vicini al presidente degli Stati Uniti gli fanno notare che a seguito del disastro vi saranno nel paese numerosi disordini, e milioni di disperati che avranno perso ogni loro bene si ritroveranno da un giorno all’altro a vagare per la nazione, con grave pericolo per la sicurezza pubblica; si decide così di avviare la costruzione di centinaia di campi di detenzione per la popolazione, opportunamente fortificati e capaci di contenere fino a due milioni di persone.

Un alto grave problema, fanno notare i consiglieri, sarà dato dalle migliaia di cadaveri di cui la Terra sarà disseminata; per prevenire rischi di epidemie, la Fema, il principale ente addetto alla protezione civile, ordina la costruzione di centinaia di bare di plastica, realizzate in poco tempo e pronte per essere usate al momento opportuno.

Gli anni passano e, giunti alla soglia del XXI secolo, il governo statunitense inizia a progettare il proprio futuro a seguito della catastrofe. Si decide che sarà di primaria importanza accaparrarsi il controllo del maggior numero dei centri di estrazione delle risorse strategiche del pianeta; si pianifica così una serie di guerre che avranno come scopo lo stanziamento diretto dell’esercito americano nei punti nevralgici del pianeta: l’Afghanistan, l’Iran, il Nord Africa vengono scelti quali primi obiettivi da conseguire.

Nel corso della nostra storia, il governo americano fa di tutto per evitare che le scoperte dei propri scienziati divengano di dominio pubblico, ed ancor di più si prodiga affinché nessuna potenza straniera venga a conoscenza degli sconvolgimenti in arrivo

Ma accade che una troupe di studiosi cinesi – e siamo già nei primi anni del terzo millennio – giunge alle medesime conclusioni dei colleghi americani. Subito i più importanti membri del Partito si riuniscono per analizzare la situazione.            
         
Si prevede che i grandi tsunami dell’Oceano Pacifico raggiungeranno anche la costa cinese, e di conseguenza città strategiche come Honk Kong, Nanchino, Hangzou e la stessa capitale Pechino verranno travolte dall’impatto delle acque.
Ma i membri del partito capiscono che il disastro atteso avrà ripercussioni molto più gravi per i loro rivali statunitensi, e comprendono che gli sconvolgimenti in arrivo possono rappresentare una enorme opportunità per la loro nazione, per divenire, finalmente, la potenza egemone a livello mondiale.

Avendo quindi una enorme disponibilità di fondi, il governo cinese avvia una monumentale opera edilizia pianificando ed iniziando la costruzione di centinaia di nuove città, situate tutte nell’entroterra, destinate ad accogliere i milioni di abitanti delle coste che dovranno cercare una nuova sistemazione in seguito all’arrivo della grande onda: in questo modo, il governo ritiene che sarà più facile operare una transizione post disastro, evitando che una massa enorme di sfollati mini l’ordine costituito.

Inoltre, le zone produttive delle nuove città assicureranno la continuazione dell’attività industriale della nazione, attività che dopo il disastro assumerà una importanza ancora più decisiva a livello mondiale, maggiore rispetto a quella già grande detenuta negli ultimi decenni.

Questa potrebbe essere, a grandi linee, la trama del nostro film catastrofico. 
Una serie di spunti su cui abili sceneggiatori potrebbero lavorare per ottenere una pellicola avvincente e di grande impatto.

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