La nostra storia inizia, come da tradizione, in un
laboratorio scientifico, che posizioneremo in un ambiente suggestivo, dal forte
appeal cinematografico.
Siamo nei primi anni 90, e un gruppo di scienziati in
stanza nelle isole Hawaii, quindi, scoprono dei movimenti anomali nelle
profondità dell’Oceano Pacifico; dopo accurate verifiche, comprendono che in
determinate zone del pianeta ha luogo un grande movimento del magma in
prossimità della crosta terrestre: vengono così individuati degli enormi
vulcani sottomarini fino allora sconosciuti.
Vulcani da tempo in sonno che danno segno di aver
ripreso la loro attività.
Gli scienziati si mettono quindi all’opera per definire
gli effetti di queste attività, e giungono alla conclusione che entro l’anno
2020 l’attività dei vulcani sarà massima e porterà a devastanti eruzioni
sottomarine, eruzioni che a loro volta produrranno degli immensi tsunami che
non lasceranno scampo alle coste da loro raggiunte.
Si delineano due fronti principali in cui l’attività
vulcanica sottomarina avrà luogo: la prima nel cuore dell’Oceano Pacifico, la
seconda nell’Oceano Atlantico.
Un team di esperti statunitensi si occupa quindi di
produrre delle simulazioni al computer ed arriva ad ipotizzare delle onde alte
fino a 100 metri che travolgeranno le coste americane, distruggendo ogni
edificio fino a decine di chilometri nell’interno.
Il governo americano prende atto della situazione: le
principali città degli Stati Uniti, tutte situate sulle coste, verranno
spazzate via: New York – Washington – Boston – Filadelfia – Miami – Houston –
Los Angeles – San Francisco – Seattle sono destinate a scomparire.
La prima preoccupazione del governo, quindi, è quella
di mantenere il massimo riserbo sulle scoperte degli scienziati, per evitare la
diffusione di un panico di massa. In secondo luogo, il consiglio di guerra si
riunisce per valutare le possibili ripercussioni sul piano della sicurezza
interna, dal momento che il disastro potrebbe rendere estremamente vulnerabile
il sistema difensivo della nazione, rendendola così facile preda di attacchi di
potenze straniere che dai grandi sconvolgimenti saranno meno colpite.
Il consiglio decide di conseguenza di costruire un
nuovo centro di controllo, una postazione di comando da cui si possa gestire
l’emergenza, e il luogo ideale per il nuovo centro di comando viene individuato
nei pressi della città di Denver: lontano dalle coste, la capitale del Colorado
è situata in un luogo strategico, nel cuore del paese, in una posizione ideale
per poter controllare il restante territorio.
Si dà quindi avvio alla costruzione di un imponente
centro di controllo dotato di tutte le attrezzature necessarie per risultare
operativo in seguito al disastro, e per non destare troppi sospetti gli si dà
l’aspetto di un aeroporto. (A lato l'inquietante aeroporto di Denver)
Nel frattempo, i consiglieri più vicini al presidente
degli Stati Uniti gli fanno notare che a seguito del disastro vi saranno nel
paese numerosi disordini, e milioni di disperati che avranno perso ogni loro
bene si ritroveranno da un giorno all’altro a vagare per la nazione, con grave
pericolo per la sicurezza pubblica; si decide così di avviare la costruzione di
centinaia di campi di detenzione per la popolazione, opportunamente fortificati
e capaci di contenere fino a due milioni di persone.
Un alto grave problema, fanno notare i consiglieri,
sarà dato dalle migliaia di cadaveri di cui la Terra sarà disseminata; per
prevenire rischi di epidemie, la Fema, il principale ente addetto alla
protezione civile, ordina la costruzione di centinaia di bare di plastica,
realizzate in poco tempo e pronte per essere usate al momento opportuno.
Gli anni passano e, giunti alla soglia del XXI secolo,
il governo statunitense inizia a progettare il proprio futuro a seguito della catastrofe.
Si decide che sarà di primaria importanza accaparrarsi il controllo del maggior
numero dei centri di estrazione delle risorse strategiche del pianeta; si
pianifica così una serie di guerre che avranno come scopo lo stanziamento
diretto dell’esercito americano nei punti nevralgici del pianeta:
l’Afghanistan, l’Iran, il Nord Africa vengono scelti quali primi obiettivi da
conseguire.
Nel corso della nostra storia, il governo americano fa
di tutto per evitare che le scoperte dei propri scienziati divengano di dominio
pubblico, ed ancor di più si prodiga affinché nessuna potenza straniera venga a
conoscenza degli sconvolgimenti in arrivo
Ma accade che una troupe di studiosi cinesi – e siamo
già nei primi anni del terzo millennio – giunge alle medesime conclusioni dei
colleghi americani. Subito i più importanti membri del Partito si riuniscono
per analizzare la situazione.
Si prevede che i grandi
tsunami dell’Oceano Pacifico raggiungeranno anche la costa cinese, e di
conseguenza città strategiche come Honk Kong, Nanchino, Hangzou e la stessa
capitale Pechino verranno travolte dall’impatto delle acque.
Ma i membri del partito capiscono che il disastro
atteso avrà ripercussioni molto più gravi per i loro rivali statunitensi, e
comprendono che gli sconvolgimenti in arrivo possono rappresentare una enorme
opportunità per la loro nazione, per divenire, finalmente, la potenza egemone a
livello mondiale.
Avendo quindi una enorme disponibilità di fondi, il
governo cinese avvia una monumentale opera edilizia pianificando ed iniziando
la costruzione di centinaia di nuove città, situate tutte nell’entroterra,
destinate ad accogliere i milioni di abitanti delle coste che dovranno cercare
una nuova sistemazione in seguito all’arrivo della grande onda: in questo modo,
il governo ritiene che sarà più facile operare una transizione post disastro,
evitando che una massa enorme di sfollati mini l’ordine costituito.
Inoltre, le zone produttive delle nuove città
assicureranno la continuazione dell’attività industriale della nazione,
attività che dopo il disastro assumerà una importanza ancora più decisiva a
livello mondiale, maggiore rispetto a quella già grande detenuta negli ultimi
decenni.
Questa potrebbe essere, a grandi linee, la trama del
nostro film catastrofico.
Una
serie di spunti su cui abili sceneggiatori potrebbero lavorare per ottenere una
pellicola avvincente e di grande impatto.
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