mercoledì 6 novembre 2013

MARIO TCHOU "Il Pioniere dei Computer Made in Italy"

Mario Tchou (Roma 1924 - 1961) è un ingegnere di origine cinese che ha realizzato il primo calcolatore elettronico a transistor commerciale al mondo, figlio di un funzionario dell'ambasciatore cinese presso il Vaticano, Yin Tchou e di Evelyn Wauang.
Mario studia nella capitale e si diplom nel 1942 presso il liceo classico Torquato Tasso. Si iscrive poi alla facoltà di ingegneria all'università di Roma. Nel corso del terzo anno si trasferisce, per motivi di studio, negli Stati Uniti dove, nel 1947 consegue la laurea (il Bachelor in Electrical Engeneering presso la Catholic University of America). 

Subito dopo è a New York per insegnare presso il Manhattan College. Nel 1949 ottiene il Master of Science al Polytechnic Institute of Brooklyn. Nel 1952 è assistant professor in ingegneria elettronica presso la Columbia University, per diventare subito dopo direttore del Marcellus Hartley Laboratory.



Nel 1954 accetta la proposta di Adriano Olivetti  e si trasferisce in Italia per dirigere il Laboratorio ricerche elettroniche (LRE) dell'Olivetti a Barbaricina, nei pressi di Pisa. Il team è formato da una decina di giovani ricercatori, reclutati attraverso un annuncio sui giornali in cui Olivetti l'Olivetti rende noto di essere in cerca di ingegneri e fisici con "vivi interessi ai problemi relativi alle calcolatrici elettroniche". L'idea di Adriano Olivetti è quella di creare a Pisa, dove proprio nel 1954 ha avviato il progetto CEP (Calcolatrice elettronica pisana) insieme a un gruppo di fisici e matematici dell'università toscana, sia una macchina calcolatrice di nuova generazione di interesse scientifico, sia una macchina di interesse commerciale. 



Elea 9003
Nel 1957 l'ingegnere italo-cinese realizza un prototipo, ma a valvole. In quel periodo si parla molto di una nuova invenzione, i transistor. E Tchou decide immediatamente di realizzare un calcolatore a transistor, che sarà molto più piccolo e maneggevole. Il prototipo è pronto già all'inizio del 1958. Lo sviluppo tecnologico è, dunque, compiuto, ora occorre passare alla fase di  produzione industriale. Il centro di Barbaricina viene chiuso e il gruppo di Tchou si trasferisce a Borgolombardo, nei pressi di Milano. Qui inizia la produzione del primo computer computer commerciale tutto italiano e, soprattutto è tutto a transistor. Si chiama ELEA 9003, viene esposto alla Fiera di Milano del 1959 e presentato al Presidente drlls Repubblica, Giovanni Ronchi.

La macchina viene acquistata da molte aziende. Attualmente siamo allo stesso livello dei paesi più avanzati, dichiara soddisfatto Tchou. Non è vero, in questo momento il gruppo è più avanti degli altri: nessun'altro possiede computer completamente  transistorizzati e con notevoli capacità di calcolo che ELEA 9003 è in grado di svolgere in parallelo.
La macchina è davanti a tutti, ma Tchou sa che ha grossi limiti per via del linguaggio usato. Occorre costruire al più presto un'altra macchina, se si vuole mantenere il vantaggio. 


Purtroppo il sogno si interrompe. Il 27 Febbraio 1960 muore Adriano Olivetti , e il 9 Novembre 1961, in un misterioso incidente stradale muore anche Mario Tchou. 
Persi i due punti di riferimento principali, la Divisione Elettronica della Olivetti, nonostante l'impegno di Roberto Olivetti e visto anche la mancanza di investimenti statali mai ricevuti (come avveniva invece in altri stati), andò allo sbando. Successivamente per le difficili situazioni finanziarie la Divisione Elettronica venne ceduta alla General Elettric, senza nessuna opposizione dello Stato Italiano.
Fu una grande occasione persa dall'Italia per essere all'avanguardia nel campo dei calcolatori.

Fonte qui

1 commento:

Giuseppe ha detto...

pensavo che la stupidità dei nostri politici fosse di un'epoca più recente,invece con questa ricerca mi dimostri che già nel 1960 questi incompetenti (politici) dimostravano tutta la loro bravura nel intascare mazzette da oltreoceano.
Purtroppo i nostri figli non hanno più speranza.
ciao e grazie
alla prossima pillola culturale.