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L’indomani, un tenue tiepido fascio luminoso, perfetta simulazione di un raggio di sole mattutino, penetrò nella stanza illuminando i loro corpi ancora nudi.
Un secondo raggio, un terzo e poi altri ancora illuminarono gradualmente, come programmato, tutta la camera.
Una brezza fragile s’alzò pianissimo, profumi primaverili d’erba bagnata dalla rugiada e d’alberi in fiore impregnarono l’aria e fruscii di foglie al vento e lontani cinguettii completarono la messinscena, deliziando i due amanti e preparandoli ad un dolce risveglio.
La notte, la loro notte, come un freddo e lungo inverno, era finita.
Il giorno, un nuovo giorno, come la primavera appena rappresentata, ebbe inizio.
Al risveglio, dopo essersi entrambi puliti ed adeguatamente vestiti, si ritrovarono seduti, l’uno di fronte all’altro, al tavolo da pranzo posto al centro della piccola ma confortevole sala.
Entrambi, simultaneamente, protesero le loro braccia, con mani e dita spalancate, alla ricerca delle altre.
Sorvolarono e sfiorarono i contenitori, le pietanze dell’abbondante colazione sul tavolo imbandita, s’incontrarono.
- Non ti dimenticherò mai. – disse l’uomo spezzando l’incantesimo del momento ed il loro lungo complice silenzio.
- Lo so, - affermò la donna, - ne sono certa. Sarò per sempre al tuo fianco per ricordartelo. -
Davvero n’era certa? Da sempre Mitza Lizalor, Ministro dei Trasporti veniva indicata, considerata una donna dotata di forte e spiccata personalità. Senza dubbi ed incertezze e, per alcuni, senza scrupoli. Aveva conquistato una delle cariche politiche più importanti del pianeta; ed era, per i canoni politici, ancora giovane e, per l’opinione di tanti, la più adatta ed accreditata a ricoprire la massima carica politica di Comporellen, il loro freddo ed orgoglioso mondo.
Ma, l’amore no! Questo sentimento nuovo, finora a lei sconosciuto, esulava dai calcoli, dai piani e dagli intrighi propri della politica.
L’aveva finalmente scoperto, come un dono l’aveva accettato.
Era bello amare ed era ancora più bello sentirsi amata.
Che durasse giorni, anni o l’intera esistenza, poco importava.
Preferiva lasciarsi cullare ed assaporare appieno, giorno dopo giorno, le nuove ed intense emozioni, senza contaminarle con l’incertezza del domani.
- Per amore, per amore di un solo giorno, non esitai, allora, a tradire il mio paese pur di non ferirti. Potevo, anzi dovevo consegnarti al tuo governo. Egoisticamente ho accettato poi il tuo dolore, non ti ho mai chiesto spiegazioni, finora. Non sopportavo l’idea di perderti ancora dopo che, così insperabilmente ti avevo ritrovato.
- Io…- provò ad accennare inutilmente Golan, ma come un fiume in piena continuò in tono grave, da rimprovero: - Accidenti, Golan, dovevi informarmi sulla tua intenzione di recarti a Baleytown.
- Perché mi avresti aiutato o addirittura accompagnato? -
- No, te lo avrei impedito! Non perché sia vietato, ma per amor tuo, avrei fatto di tutto per scoraggiarti a visitare quel posto maledetto. -
- Ancora superstizione! -
- No, Golan, è certezza. Il nostro è un pianeta freddo, difficile, ma non ostile. – Così dicendo s’assunse l’onere di spiegargli quello che conosceva da sempre.
- In migliaia d’anni mai un cataclisma, non abbiamo attività vulcaniche, né assestamenti geologici, e neppure improvvise variazioni meteorologiche, se non di lieve entità, tranne una volta, una sola inspiegabile volta. -
- Cosa sarebbe accaduto d’unico e inspiegabile – incalzò in tono ironico Golan. -
- Guarda - gli rispose stizzita Mitza - anche se mi fa piacere vederti nuovamente sorridere, ti faccio presente che questo è un argomento tabù, tale da non trovare nessun comporelliano disposto a parlarne. Se lo faccio, riuscendo, non senza sforzo, a sopportare la tua ironia, è solo perché ti amo. -
- Scusami, non era mia intenzione ferire i tuoi, i vostri credi. Sai io vengo da un pianeta giovane, razionale, la cui breve storia, gli avvenimenti, i personaggi sono tutti ampiamente documentati e raccolti in quella che, inizialmente, era la nostra unica missione: L’ Enciclopedia Galattica. Mi riesce, quindi, difficile accettare un avvenimento accaduto, come fatto inspiegabile. Ti prometto, fin da ora che qualsiasi cosa tu voglia raccontarmi su usi e costumi della vostra cultura e tradizione sarà da me tenuta nella giusta considerazione. -
- Va bene … dicevo che un forte cataclisma colpì nel primo secolo quello che allora il primo ed unico insediamento dei primi coloni. - Purtroppo no, per quel periodo non abbiamo documenti certi ma solo trascrizioni postume dei racconti dei nostri antenati, tramandati da generazione in generazione.
- Non è certo un sistema affidabile, – disse Golan, questa volta seriamente – ogni essere umano tende, anche se inconsapevolmente a modificare i racconti, le notizie, secondo il proprio carattere, lo stato d’animo, la propria personalità. Quanti più numerosi sono i passaggi, meno è attendibile la veridicità dei racconti. -
- E’ vero. Ne siamo pienamente consapevoli, ma non possiamo fare altrimenti. -
- Non credo sia andato tutto distrutto, ed io ne ho prova. Perché, nell’interesse della verità storica, non organizzate una spedizione; anche se per voi il luogo è maledetto? –
- E’ del tutto inutile, Golan, i primi coloni erano uomini duri, rudi, costretti ad esserlo. Si racconta che si prepararono ad esserlo ancor prima di emigrare, per abituarsi agli spazi aperti dopo la vita sotterranea negli immensi ed affollati abissi delle loro “Città”, nelle quali il genere umano era costretto a vivere da secoli. Quando sbarcarono, decine di millenni fa, dovettero dapprima fronteggiare le difficili condizioni, per loro sicuramente estreme, di un mondo desolato e freddo.
Poche centinaia di persone s’insediarono e fondarono la loro prima città e la chiamarono”Baleyword”, si dice in onore di un eroe del loro pianeta e del figlio che li guidava.
Al termine delle numerose altre ondate di nuovi coloni avvenute nei decenni successivi, abbandonarono la città subito dopo l’evento catastrofico che la fece sprofondare.
A quel punto con profonda ammirazione, Trevize, si trovò ad immaginare la dura vita, le gesta di quegli antichi coloni che non esitarono a lasciare, forse per sempre, il loro pianeta natale pur di inseguire un loro sogno, sfidando i rischi, i sacrifici, le difficoltà legate alla colonizzazione del loro nuovo mondo.
- Ehi, Golan, mi stai ascoltando? – disse Mitza vedendolo con lo sguardo fisso, perso nel vuoto. - Si, scusami – gli rispose – e che cercavo di immaginare la loro vita dura senza le comodità e la tecnologia moderna cui non sappiamo rinunciare, poi con slancio disse: - Ebbene quale uomo della Fondazione, la cui tecnologia non ha uguali in tutta la Galassia, e quale uomo politico, i cui privilegi e comodità sono ben risapute, saprebbe rinunciare a loro per inseguire un ideale?
- Se è per amore, per amore tuo, non esiterei un solo istante – disse con galanteria, ma senza troppa convinzione, Golan Trevize. Con abilità ( quale uomo politico non lo era? ) riuscì a dribblare l’argomento incautamente accennato ritornando sui coloni con un attenzione volutamente maggiore. Allo stesso modo Mitza doppiamente abile, in quanto donna, nonché persona politica, lo assecondò.
Gli descrisse, così, del perché quel posto maledetto era per tutti loro anche e soprattutto un tabù, da non riuscire a parlarne.
Non gli fu facile, con disagio ed in modo frammentato per le interruzioni dei continui gesti scaramantici, ma lo fece. Gli raccontò dei numerosi sbarchi d nuovi coloni, delle notizie che portavano, dell’inspiegabile radioattività in aumento sul loro pianeta; delle sempre più numerose spedizioni su diversi altri della sterminata Galassia, ancora da colonizzare; dell’abbandono quasi totale della numerosa popolazione; di come il mondo originario del genere umano stava morendo.
- Capisci ora perché, per noi comporelliani, ci riesce difficile se non impossibile pronunciare anche il solo nome? -
- Si. Lo capisco -
- E… allora vedrai che dopo capirai anche il perché, per noi, Baleyword è un luogo maledetto. Ad ogni nuovo sbarco di coloni; ad ogni notizia, sempre più catastrofica, s’intensificava la convinzione che la radioattività non fosse altro che una maledizione: il giusto castigo per millenni d’incurie e maltrattamenti del pianeta. Iniziarono a bandire i manufatti, gli attrezzi e i macchinari importati dal pianeta, fino alla loro completa sostituzione con i prodotti locali.
Nel timore che anche il più piccolo oggetto potesse attirare il castigo anche sul loro mondo, si spogliarono di tutti i loro averi e non permisero a nessun altro di provenienza terrestre di atterrare sul pianeta.
Finché un fatidico giorno, circolò voce che un gruppo di persone, una associazione denominata “ Medievalisti” possedesse ancora manufatti terrestri, anche antichi, conservati nei sotterranei del loro edificio.
- Riesco ad immaginare la scena – disse interrompendola più che altro per dimostrare il suo sempre più crescente interesse.
- Davvero? – per nulla infastidita, anzi con il sorriso sulle labbra ed in tono di sfida lo invitò a continuare in sua vece.
- Non è poi così difficile – s’affretto a dire, accettando la sfida.
- In breve si radunarono folle di persone sempre più numerose e minacciose, e, come spesso accade, bastarono poche persone, anche una sola voce d’incitamento ad indirizzarle, ormai impazzite, verso l’obiettivo, oggetto delle proprie ignote paure. Quanto poi tali folle, inconsapevolmente, nascondono nei loro interni individui pericolosi dediti unicamente a sfogare le proprie frustrazioni con la violenza, oppure animate da oscuri scopi diversi, sicuramente personali, s’inferociscono, travolgono e distruggono ogni cosa.
- Deve essere sicuramente andata in tal modo, è così?
- Pressappoco, hai davvero fatto una buon’analisi psicanalitica. Sei stato tratto in inganno unicamente dall’epilogo, d’altronde facilmente prevedibile, visto che la storia e non solo la nostra è piena di episodi analoghi, spesso violenti.
Ma, purtroppo non è così !
Lo fosse stato, avremmo avuto una spiegazione ugualmente non dettagliata, ma quantomeno logica. Invece, quando le folle conversero unendosi in unica grande ed immensa nei pressi della sede dei “Medievalisti”, tutto lo spazio, dalla folla stessa, occupato di colpo sprofondò trascinando nella gran voragine apertasi, migliaia di persone ed interi isolati.
Fino a questo punto, tutte le versioni dei racconti tramandati concordano, ma sulla reale natura della causa scatenante non vi è alcuna spiegazione scientifica ancora.
- Siete sicuri? Furono fatti i dovuti sopralluoghi, le analisi geologiche, i monitoraggi del territorio e quant’altro servisse per stabilire la causa? -
- No, non furono fatti! -
- Perché? –
- Mah! Di preciso non saprei, non ci sono notizie al riguardo, ma solo ipotesi, congetture.- Approfittando della pausa che ne segui, Trevize, rimasto fino al quel mentre seduto, s’alzò e silenziosamente, seguito dallo sguardo della sua interlocutrice, si portò alle dietro, alle spalle della donna, con dolcezza gliele cinse in un abbraccio. Alzò, poi, i lunghi capelli fino a liberarne il collo e lo baciò e sempre silenziosamente si rimise a sedere e, fissandola intensamente negli occhi, le disse: - Quante altre virtù ancor mi nascondi? Hai la capacità di rendere veramente interessante ed appassionato anche un avvenimento di cronaca, di storia, pur se tragico. -
- Potrei dirti che è tutto merito tuo, Golan, che hai risvegliato in me passioni nascoste, ed in parte è così.
Ma in verità tali racconti furono da me, a suo tempo, raccolti ed elaborati perché materia di discussione per il conseguimento della mia laurea. -
- Allora se vuoi da me un voto, un giudizio finale, devi completare la discussione. – disse scherzosamente Trevize.
- D’accordo maestro – gli rispose con il sorriso Mitza.
- Così con ancor più passione di prima gli spiegò: - Immagina la vita dura dei coloni, i sacrifici, la scarsità di mezzi, di uomini che dovettero affrontare per lunghi decenni un pianeta difficile, inospitale come il nostro. Eppure riuscirono a fondare la loro prima città, ogni anno più grande, eppoi di colpo vedersela distruggere, sprofondare negli abissi. I pochi superstiti dovettero ricominciare, semmai avessero smesso, nuovamente a sacrificarsi. Abbandonarono per sempre e completamente il vecchio sito.
Per loro non era una catastrofe di causa naturale, ma un castigo.
Non dimenticare che provenivano direttamente dalla T…., dal pianeta originario ed i rilievi, le analisi che accennavi prima, furono sicuramente fatte ancor prima di iniziare a costruire, vista l’esperienza millenaria nelle costruzioni sotterranee, che avevano i terrestri.
Eppoi abbiamo delle testimonianze dell’epoca, anch’esse tramandate, sullo esatto momento del disastro. -
- Oh, beh! Se le testimonianze, a patto che fossero attendibili, non furono al momento trascritte, sono pur sempre dei racconti travisati.
-Si, è vero. Infatti, abbiamo versioni diverse, ma con un'unica matrice in comune. E di questo, sono certa! – disse.
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