mercoledì 29 maggio 2013

OBLIO


Agli inizi degli anni 70, quando da ragazzo coltivavo la passione dei fumetti, trovai stampato nelle ultime pagine di uno dei tanti che accanitamente leggevo, la seguente riflessione poetica.
Mi piacque talmente tanto che la ricopiai a penna in un quaderno.
Ora dopo tanti anni, l'ho riscoperta e riletta con piacere.
Oggi come allora non so davvero chi l'abbia ideata.
Un ringraziamento all'ignoto (almeno per me) autore.


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OBLIO
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Da quanto tempo sono qui?
Quante volte mi sono posto questa domanda, mai ne ho avuto risposta.
Sono qui nella mia tomba, malandata, quasi coperta di sterpi
 con le  poche parole incise nel marmo corroso dal tempo.
Tempo, parola senza senso per me, niente ha senso.
Eppure vorrei provare delle sensazioni ma non so cosa siano,
certo le ho provate ma ora, non le ricordo più.
Ricordare, cosa vuol dire ricordare.
Io non posso ricordare. 
 Io so.
Una volta avevo paura della morte, ora non ho più paura di rivivere.
Vita, cos'è la vita.  E' sempre uguale, un susseguirsi di nulla.
Non conosco né il giorno né la notte, né ore né minuti.
Questi sono i miei pensieri, pensieri fatti di nulla perché io sono il nulla.
Penso senza pensare, vedo senza vedere, parlo senza parlare.
Odo senza udire, vivo senza vivere.
Mi guardo immobile, distrutto.
Se potessi sorridere lo farei.
Quant'ero buffo da vivo, carico di abiti per coprire il corpo, 
quasi a volerlo conservare, proteggerlo, ma in fondo non sbagliavo.
Quel corpo non era mio, apparteneva ai vermi, alla terra e l'ho restituito.
Guardo intorno a me, terra, solo tanta terra, in fondo occupo poco spazio.
Quanta fatica per ottenere una grande casa e a qual prezzo, e infine...
Ascolto, posso udire i fili d'erba crescere, il vento ululare, gli uccelli cantare.
Perché da vivo non mi sono mai accorto di ciò, poteva essere bello.
Ora mi lascia indifferente.
Vedo un verme che lentamente esce dall'orbita che un giorno ospitava il mio occhio, 
non mi da fastidio, gli sono amico, non lo calpesterò, non lo caccerò.
Una volta avevo gli occhi ma non vedevo.
Non desidero alcun cosa, ho tutto.
Il mio tutto è il nulla, il mio nulla è il tutto.
Posso rivedere la mia vita e ciò mi lascia indifferente.
Mi rivedo bambino, ingenuo, buono.
Mi rivedo giovinetto, pieno di speranze e di illusioni.
Mi rivedo uomo, stanco della vita eppure legato ad essa, 
come un burattino legato a tanti fili: denaro; donne; cibo; odio; orgoglio.
Questi erano i fili che la vita manovrava imprevedibilmente.
Posso rivedere il viso degli amici, il viso di una donna, la mia donna.
Un dolce viso in un casco di capelli d'oro e sorride.
E' strano provo qualcosa, se fossi vivo lo chiamerei amore,
se potessi chiamare la chiamerei, se potessi piangere, ora piangerei.
Sento un leggero, strano eppure piacevole odore.
So cosa accade.
Se qualcuno, ora passasse accanto alla mia tomba, su di essa fra
rovi e sterpi vedrebbe spuntare un piccolo, timido, esile fiore.

                                                                                                   ANONIMO?




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