venerdì 11 aprile 2014

L'Effetto Hutchinson : "Antigravità"

L’effetto Hutchison è “un’insieme di fenomeni scoperti casualmente da John Hutchison durante i tentativi di studiare le onde longitudinali di Tesla nel 1979 in Canada. Gli effetti prodotti includono levitazione di oggetti pesanti, fusione di materiali dissimili come metallo e legno (come mostrato nel film Philadelphia Experiment); il riscaldamento anomalo di metalli senza bruciare i materiali adiacenti, rotture spontanee di metalli (i quali si separano con modalità’ di scorrimento laterale), e cambiamenti sia provvisori che permanenti nella struttura cristallina e delle proprietà fisiche dei metalli.

La levitazione di oggetti pesanti dall’Effetto Hutchison non è il risultato di semplice levitazione elettrostatica o elettromagnetica e si verifica come il risultato di interferenze di onde radio in una zona di spazio volumetrico avvolto da sorgenti di alto voltaggio, solitamente un generatore Van de Graaff, e due o più bobine di Tesla.”

lunedì 31 marzo 2014

GUSTAVO ROL " Il Sensitivo"

Gustavo Adolfo Rol è sicuramente uno dei personaggi più misteriosi mai esistiti, e se non avesse avuto testimoni eccellenti, sarebbe stato bollato come un mago o peggio, come un illusionista.
Invece chi gli è stato vicino nella sua vita torinese racconta ancora oggi di situazioni prodigiose nate come se niente fosse, aiuti incredibili dati a chi ne aveva bisogno e, soprattutto, tanta, tanta discrezione.

Gustavo Adolfo Rol è nato nel 1903 ed è morto nel 1994, portando con sé il segreto dei suoi poteri.

Quali poteri? La capacità di leggere da libri; di essere contemporaneamente in posti diversi; di materializzare e far sparire oggetti e far muovere qualsiasi cosa; di scrivere e dipingere a distanza; viaggiare nel tempo e tanto altro ancora.                                                                                                             
Insomma, un modo di agire che va contro tutte le leggi fisiche conosciute.

Celebri Estimatori
Erano gli anni Trenta quando, in Germania, il Premio Nobel Albert Einstein passava le sue serate incantato davanti ai prodigi di Rol, allora un giovane bancario. Un altro Premio Nobel, il grande fisico italiano Enrico Fermi, si era appassionato a tutte le incredibili cose che Rol riusciva a fare.

Come loro, negli anni, si sono avvicendati Pablo Picasso, Salvador Dalì, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio e tanti altri ancora. A quelli che lui chiamava “esperimenti” hanno assistito capi di stato, stelle del cinema, politici famosi e non solo. Pare che Hitler l’abbia voluto invano tra i suoi consiglieri; il Generale de Gaulle lo raggiungeva spesso per parlare a quattrocchi e lo stesso Mussolini gli chiedeva pareri, per poi ignorarli con i risultati che sappiamo.

lunedì 24 marzo 2014

MOTORI ALTERNATIVI

MOTORE  ATOMICO  AL  TORIO 

L’auto a energia nucleare potrebbe essere presto realtà. 
Combustibile utilizzato il torio. 
Il progetto  di un gruppo di ricercatori americani della Laser Power System, sarebbe infatti in una fase avanzata di sviluppo e potrebbe presto portare alla creazione di una concept car. 

Charles Stevens è un inventore di Power Systems Laser .
 
La sua idea è quella di sostituire il motore a benzina con un generatore elettrico che non richiede una batteria.
 
Egli propone l'uso del  torio (elemento radioattivo estremamente abbondante in India e fortemente “sponsorizzato” dal premio Nobel Carlo Rubbia che in diverse occasioni ne ha auspicato l’utilizzo negli impianti nucleari di ultima generazione:
 centrali nucleari al torio), in combinazione con un laser di calore ( non di luce) e mini turbine che facilmente producono abbastanza elettricità per alimentare un veicolo.  
La combinazione di un laser, materiale radioattivo, e mini-turbine potrebbe suonare come una soluzione alternativa complicato per riempire il serbatoio del gas, ma c'è una caratteristica che lo vende come una soluzione alternativa.
Stevens ha messo a punto un  motore da 250MW al  torio dal peso di 227kg, al fine di alimentare una macchina tipica strada.

martedì 18 marzo 2014

IL SEGRETO DEL TELETRASPORTO

Nel 1968 Andrew Basiago, che allora aveva 7 anni, fu portato dal padre Frank all’interno di un capannone alla periferia del New Jersey. All’interno di questo capannone c’era una sorta di grande dispositivo grande quanto un muro e composto da due estremità di forma ellittica.   
Frank Basiago a quel punto accese questa macchina e, secondo il racconto di Andrew, si formò come una sorta di cascata di energia: Frank prese per mano il figlio e lo condusse all’interno di quel misterioso flusso di energia.

Secondo Andrew i due attraversarono una sorte di tunnel e, in pochi secondi, si ritrovarono a Santa Fe, distante diverse migliaia di Km dal punto di partenza.
Dal racconto di Andrew sembrerebbe trattarsi di teletrasporto vero e proprio, un progetto al quale Frank Basiago si stava dedicando per conto del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Secondo un copione già visto per altri casi, il tutto fu insabbiato e del teletrasporto non se ne seppe nulla, ma Andrew Basiago è convinto di aver vissuto un’esperienza reale e quindi il suo teletrasporto non è stato frutto dell’immaginazione di quando era bambino, e ne è così convinto che sta cercando di reperire le prove della sua esperienza e mettere a disposizione di tutti la tecnologia del teletrasporto.

La storia ovviamente è molto controversa, al momento non esiste nessuna prova a sostegno del racconto di Andrew Basiago.


giovedì 13 marzo 2014

LE SCOPERTE DI PADRE CARLO CRESPI

La storia di Padre Crespi è una delle più enigmatiche: una civiltà sconosciuta; manufatti incredibili; enormi quantità d’oro; simboli appartenenti ad una lingua sconosciuta e strane rappresentazioni che collegano l’America Precolombiana agli antichi Sumeri. La cronaca degli eventi, e il modo in cui sono stati trattati, secondo molti rivela ancora una volta una cospirazione per nascondere la verità sulla storia dell’umanità.


Padre Carlo Crespi nacque a Milano nel 1891 e morì nel 1982.

E’ stato un prete missionario salesiano che ha vissuto nella piccola città di Cuenca, in Ecuador, per più di 50 anni, dedicando la sua vita al culto e alle opere di carità.
Il religioso era una persona dai molti talenti: è stato educatore, botanico, antropologo, musicista, ma soprattutto un grande umanista.

Nel 1927, la sua vocazione lo ha portato a vivere fianco a fianco con gli indigeni ecuadoregni, facendosi carico degli indigeni e conquistandosi il rispetto della tribù dei Jibaro, i quali cominciarono a considerarlo come un vero amico.

Come segno di riconoscenza, nel corso dei decenni gli indigeni hanno donato a Padre Crespi centinaia di manufatti archeologici risalenti ad un’epoca sconosciuta, spiegando che si trattava di oggetti trovati in un tunnel sotterraneo che si trovava nella giungla dell’Ecuador. Molti di essi erano in oro, intagliati con geroglifici di una lingua sconosciuta e che ancora oggi nessuno è stato in grado di decifrare.

Gli oggetti erano stati recuperati dagli indios in una caverna molto profonda, detta in spagnolo “Cueva de los Tayos”, posizionata nella regione amazzonica conosciuta come Morona Santiago. La grotta, che si trova a circa 800 metri sul livello del mare, fu chiamata Tayos a causa dei caratteristici uccelli quasi ciechi che vivono nelle sue profondità.

Essendo un uomo di cultura, Padre Crespi presto si rese conto che gli straordinari ,manufatti presentavano inquietanti analogie con l’iconografia delle antiche civiltà mesopotamiche, suggerendo un qualche collegamento tra culture sviluppatesi su versanti opposti del pianeta.

martedì 4 marzo 2014

LEISTER J. HENDERSHOTS "Il Generatore Free Energy"

Tutti vorremmo la Free Energy, qualcuno dice che che è impossibile, qualcuno è riuscito a diventare autosufficiente nel produrre l’energia necessaria per illuminare la propria casa e a far funzionare gli elettrodomestici o le apparecchiature della propria azienda.

Avremmo comunque potuto avere tutta l’energia necessaria al nostro vivere con tutti i comfort che ci vengono forniti dagli elettrodomestici, dal riscaldamento e dall’aria condizionata senza pagare alcuna bolletta a chicchessia.

Tuttavia alcune multinazionali non l’hanno permesso, e tuttora non lo permettono, anche se non potranno farlo per sempre.



Charles Lindbergh 
La prima trasvolata atlantica, un segreto mai rivelato.
Il 20 maggio e il 21 maggio 1927 Charles Lindbergh compì la prima traversata aerea dell’Oceano Atlantico, in solitario e senza scalo da New York arrivando dopo 38 ore e 8 minuti esatti a Parigi con suo aereo, lo Spirit of Saint Louis

Quell’impresa lo fece entrare nella leggenda e gli fece avere prestigiosi riconoscimenti dal presidente Calvin Coolidge che lo nominò colonnello della riserva dell’aviazione degli Stati Uniti. 
Il governo francese gli concesse invece la Legion d’Onore. 
Il Time lo consacrò «Man of the Year». 

lunedì 24 febbraio 2014

EUGENIO BARSANTI L'inventore del Motore a Scoppio


Nicolò Barsanti (Pietrasanta 12 Ottobre 1821 – 18 Aprile 1864), meglio conosciuto come Eugenio, è stato un presbitero, ingegnere ed inventore italiano: l’ideatore e costruttore del primo motore a scoppio funzionante.

Contrariamente a quanto si crede, infatti, la creazione del primo motore a quattro tempi - quello di Nikolaus Otto che, associandosi a Karl Benz, portò alla nascita del Benz Velociped datata 1886 – è la conseguenza della scoperta di un insegnante di fisica di Pietrasanta, Padre Eugenio Barsanti, e degli sviluppi realizzati assieme ad un ingegnere di Lucca, Felice Matteucci.
Motore a Scoppio Barsanti-Matteucci


Infatti il 6 Giugno 1853, ben 14 anni prima rispetto al brevetto di Nikolas Otto, Eugenio Barsanti e Felice Matteucci depositano all’Accademia dei Georgofili di Firenze (non esisteva ancora un ufficio brevetti) un documento con la descrizione dell’invenzione del primo motore a scoppio della storia.


Dieci anni prima di questa ufficializzazione Barsanti aveva scoperto durante un esperimento nella sua aula del collegio San Michele di Volterra la possibilità di trasformare uno scoppio in forza meccanica. 

Dalla collaborazione con Matteucci venne sviluppata una macchina capace di ripetere ciclicamente questa trasformazione ed ottenere così una costante erogazione di forza meccanica.

Il motore avrebbe dovuto servire da propulsore del battello “Il veloce” della Compagnia di navigazione Lariana di Como. 
Ne vennero costruiti due collaborando con due diverse fonderie. 
Il primo da 20Cv non fu in grado di fornire il comportamento richiesto, il secondo da 8 Cv ebbe un discreto successo tanto da portare alla nascita nel 1859 della società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci.

Negli anni che seguono, però, solo i motori di Jean Etienne Lenoir (1860) e di Nikolaus Otto e Eugen Langen (1867) ottengono ampia fama e sono ricordati come pietra miliare nello sviluppo dell’automobile. 
Primo fra tutti quello conosciuto con il nome di Ciclo Otto dell’omonimo ingegnere tedesco che depositò il brevetto del primo motore a quattro tempi nel 1886.
Ma gli stessi studi erano stati compiuti e pubblicati, nel 1862, dall’inventore francese Alphonse Beau de Rochas, il quale non aveva fatto altro che aggiungere la fase di compressione al motore Barsanti-Matteucci.

Il primo motore a scoppio della storia venne assemblato nella Fonderia del Pignone, dove i due scienziati realizzarono un motore a due cilindri con una potenza di cinque cavalli vapore, che aveva il vantaggio di sfruttare ingegnosamente il moto di ritorno del pistone prodotto dal raffreddamento del gas invece che la spinta dello scoppio, principio che lo differenziava appunto dal modello di Lenoir e gli consentiva un rendimento cinque volte più elevato.

La curiosità maggiore è che il primo prototipo inventato da padre Eugenio Barsanti funzionava non con combustibili fossili, ma ad idrogeno.



Per approfondire

mercoledì 19 febbraio 2014

ALFONSO BIALETTI L’Inventore della “Moka”


Il caffè è una delle abitudini degli italiani, anche se si è diffusa tra il popolo a Vienna, per mano del polacco Georg Kolschitzky, alla fine del Seicento.

Nonostante le origini, il pioniere del caffè casalingo è senza dubbio Alfonso Bialetti, nato a Bologna il 01 Gennaio 1888 -  31 Dicembre 1970, ( trasse ispirazione osservando le donne di Omegna mentre lavavano i panni sulla riva del lago, utilizzando la “lisciva” che, bollendo, saliva da un contenitore verso l’alto dove c’erano i panni stesi), che dopo aver lavorato come fonditore in Francia, rientrò in Piemonte e mise in piede una fonderia, dove nel 1933 progettò la Moka.

Di forma ottagonale, la Moka Bialetti è la classica caffettiera da casa, composta da una base-bollitore che va riempita d’acqua, un filtro dove si versa il caffè macinato, e un top-caminetto che contiene il caffè sversato dall’ebollizione.
L’ideatore volle la maniglia e il pomello del coperchio in bachelite, e la caffettiera in alluminio.
La scelta fu particolarmente felice, data la dinamicità del materiale.  
Così Alfonso Bialetti aveva inventato la caffettiera più semplice che si fosse mai vista. 
Ora restava il problema della distribuzione e della vendita. 
Se fino alla Seconda Guerra Mondiale il caffè era soprattutto consumato al bar, è dal 1948 che il suo consumo viene stimolato anche a casa.
Infatti, il figlio di Alfonso, Renato Bialetti, cominciò a lavorare nell’azienda paterna e si dedicò soprattutto alla promozione della Moka, pubblicizzandola con grandi manifesti cittadini e foto su riviste. 

Ma il boom di vendite ci fu con la pubblicità televisiva. 
Fu in Tv che l’invenzione dell’Omino con i Baffi, marchio inconfondibile della Moka Bialetti, trascinò le famiglie italiane all’acquisto incondizionato della macchinetta da caffè.

Autore della pubblicità televisiva e inventore dell’Omino fu Paul Campani, uno dei più famosi fumettisti di Carosello, che ispirandosi a una caricatura di Alfonso Bialetti, creò la figura di un omino coi baffoni neri e l’indice alzato che ancora oggi appare sulla macchinetta da caffè più famosa al Mondo.




Il nome venne ispirato da: Mocha, una città dello Yemen, situata su un altopiano dove ci sono molte piantagioni di un’ottima varietà di caffè.

mercoledì 12 febbraio 2014

LUIGI PALMIERI Il “ Vesuviano”


Luigi Palmieri (Faicchio –BN- 1807 – 1896), è stato studioso dell’elettricità atmosferica; sismologo e vulcanologo insigne. 
Divenuto famoso perché dava spiegazioni scientifiche di tutti i movimenti del Vesuvio e perché inventò il “Sismografo Elettromagnetico” che presentò anche in Giappone agli studiosi dei terremoti.

Nel 1825 si laureò a Napoli in Scienze Fisiche e Matematiche e successivamente in Filosofia. Aprì uno studio privato nell’ ex-seminario dei Nobili. Fu professore presso l’Università di Napoli professore presso il Collegio Medico-Cerusico e il Collegio della Reale Marina.

Nel 1847 fu nominato professore di Logica e Metafisica presso l’Università di Napoli, alla cattedra che fu di Pasquale Galluppi.

Nel 1860 gli fu assegnata la cattedra di Fisica Terrestre e Meteorologia.

Dal 1855 al 1896 fu Direttore dell’Osservatorio  Vesuviano.


Elettrometro
Sismografo Elettromagnetico
E’ stato l’inventore di un elettrometro premiato dall’Accademia delle Scienze di Lisbona nel 1855 e presentato alla Fiera Internazionale della Tecnica di Vienna del 1874.
Inventò, inoltre, nel 1856, un famoso e sofisticato sismografo che mise in funzione sul Vesuvio per registrare i terremoti precursori dell’eruzione. 
Tale sismografo fu a quei tempi acquistato dal Governo Giapponese, per l’Agenzia Meteorologica di Tokyo.



E’ stato il primo studioso a dimostrare che il sollevamento del suolo è un fenomeno precursore delle eruzioni e a misurarne l’entità. 
Molto importanti furono i suoi studi sulle eruzioni del 1858, 1861, 1868 e 1872, le cui descrizioni sono riportate negli “Annali dell’Osservatorio Vesuviano” rivista da lui fondata e che pubblicò dal 1859 al 1873.

Dopo la forte eruzione del Vesuvio del 1872 fece installare presso l’Osservatorio una stazione telegrafica per la trasmissione alle autorità di Napoli dei dati relativi all’attività vulcanica.

Fu nominato Senatore del Regno, Grand’Ufficiale dell’Ordine Mauriziano, Cavaliere del merito civile di Savoia e, nel 1876, consigliere comunale di Napoli.

venerdì 7 febbraio 2014

IL PROGETTO HAARP


"Non c'è alcun dubbio che la comunicazione senza fili verso qualsiasi punto del globo sia possibile e io l'ho dimostrato. Ecco come possiamo, con la massima semplicità, spiegare questo fenomeno: quando alziamo la voce ed otteniamo un'eco, sappiamo che il suono emesso si è scontrato contro un muro o un altro ostacolo, il quale lo ha rinviato verso noi. L'onda elettrica si riflette in modo uguale al suono. Invece di spedire vibrazioni sonore verso un ostacolo lontano, ho spedito vibrazioni elettriche verso i confini dell'involucro terrestre e, come l'ostacolo nel caso dell'onda sonora, essi hanno rimandato le vibrazioni stesse. Al posto dell'eco ho ottenuto un'onda elettrica stazionaria, riflessa e rinviata da molto lontano."
 Nikola Tesla, Colorado Springs, 1899

La notte del 7 Gennaio 1943, un vecchio di 86 anni morì in totale solitudine nella sua camera del "New Yorker Hotel", a Manhattan.
Prima che gli addetti andassero a prendere il corpo per portarlo al "Campbell Funeral Parlor", alcuni agenti dell'FBI frugarono la stanza da cima a fondo e aprirono la piccola cassaforte nella quale il defunto conservava tutti i documenti. Motivazione ufficiale: il vecchio conduceva ricerche su un'arma segreta molto pericolosa.

L'uomo appena morto era Nikola Tesla: le sue scoperte nel campo dell'elettricità erano, per importanza, tali da rappresentare una minaccia per le teorie di Edison. Allo scienziato jugoslavo emigrato in America nel 1884, dobbiamo molti ritrovati che resero possibile la diffusione dell'elettricità, soprattutto la corrente alternata trifase; inoltre aveva tentato di sviluppare un sistema di trasmissione dell'energia via etere, il che avrebbe reso inutili i cavi, nonché un apparecchio per ottenere elettricità gratuita per tutti ricavandola dalle oscillazioni naturali del campo elettrico terrestre.
Il "circuito di risonanza" funziona come un'altalena. Il principio è lo stesso: si da una spinta leggera all'altalena, poi, il movimento stesso della mano, impresso a intervallo regolare, basta per spingere l'altalena sempre più in alto. Allo stesso modo, una successione di impulsi elettrici applicati alla bobina primaria (la "Bobina Tesla") con la frequenza corretta, produce impulsi grandemente amplificati sulla bobina secondaria. Tesla voleva dimostrare che questi impulsi, nel pilone, collegati alla bobina secondaria, genererebbero onde radio ad alta frequenza che si propagherebbero fino ai confini dell'involucro terrestre, per poi tornare indietro. Se fossero sintonizzate precisamente con la frequenza naturale dell'oscillazione delle correnti elettriche della Terra, rafforzerebbero la frequenza del voltaggio nel pilone e "survolterebbero" la corrente proveniente dal globo. Dall'apparecchio scaturirebbe una corrente incessantemente amplificata e l'intero pianeta potrebbe venire utilizzato come "circuito secondario" supplementare per amplificare la corrente.

domenica 2 febbraio 2014

LA KESHE FOUNDATION di Mehran Keshe


Mehran Keshe
      La Fondazione

La Keshe Foundation è stata fondata da Mehran Keshe, nato in Iran e laureato in ingegneria nucleare alla University of London
La Keshe è registrata come organizzazione senza scopo di lucro in Olanda ed ha la sua sede permanente a Ninove, in Belgio.

Essendo un'organizzazione di ricerca spaziale, il suo obiettivo è stato lo sviluppo di tecnologia ad uso spaziale come il trasporto, la generazione di energia, i sistemi sanitari e la nutrizione per persone che viaggiano nello spazio. 
Infatti negli ultimi 40 anni le sue ricerche si sono concentrate sulle dinamiche del plasma caricato elettricamente e utilizzato come fonte di energia e di campi gravitazionali. 
Tanto che Mr. Keshe ha scoperto come generare e controllare i campi gravitazionali. 
Questa scoperta ha centinaia di potenziali applicazioni che potrebbero contribuire a risolvere la maggior parte dei problemi fondamentali del mondo, come carenza di energia, acqua, cibo e la contaminazione ambientale.





martedì 28 gennaio 2014

GIOVANNI CASELLI "Il Precursore del fax"

Giovanni Caselli (Siena 1815 – Firenze 1891) è stato un abate e inventore italiano. È unanimemente ricordato come l’inventore del pantelegrafo. La definizione deriva dall’unione della parola pantografo (mezzo che copia disegni e immagini) con telegrafo (macchina che invia messaggi attraverso una linea).  

Di fatto tale dispositivo fu il precursore del fax.

Compì gli studi letterari e scientifici a Firenze, dove fu discepolo di Leopoldo Nobili.

Nel 1841 si trasferì a Parma dove accettò l’incarico di precettore dei figli del Conte L. Sanvitale.

Nel 1849, quando Carlo di Borbone fu reintegrato dagli Austriaci nel governo di Parma e Piacenza, il Caselli, avendo avanzato e sostenuto la proposta di annessione di Parma al Regno Sardo (nel 1848), fu costretto a emigrare precipitosamente e a riparare a Firenze, dove si dedicò esclusivamente a ricerche e studi ed insegnò fisica presso l’università.

Le ricerche del Caselli erano orientate inizialmente a perfezionare gli apparecchi telegrafici, nel tentativo di eliminare i numerosi difetti e di riuscire a realizzare un sistema, nel quale, anziché usare segnali convenzionali, si potesse effettuare la diretta trasmissione delle lettere o addirittura dello stesso manoscritto.

Nel 1855 conseguì i primi risultati pratici ottenendo così un piccolo aiuto finanziario che gli consentì di costituire una piccola società per la costruzione di un trasmettitore e di un ricevitore adattabili alle ordinarie linee telegrafiche.    Merito principale del Caselli è la risoluzione del problema del sincronismo di due apparati di telecomunicazione (ricevente e trasmittente) posti a notevole distanza, problema ritenuto insolubile visto anche i precedenti tentativi falliti, compiuti dai fisici inglesi Bain e Blackweir.

Nel 1856, il 2 Giugno, Caselli riuscì a realizzare un apparecchio, denominato pantelegrafo o telegrafo universale, che risolveva il problema della trasmissione a distanza dei documenti. 
Il sistema sviluppato da Caselli si basa sulla scansione di immagini che vengono trasmesse con i codici Morse e ricomposte all’arrivo con sistema analogo.
Propose la sua invenzione al governo toscano, che però si rifiutò di accoglierla. Caselli allora si trasferì a Parigi, dove presentò il suo pantelegrafo a Paul Gustave Froment, uno dei più stimati costruttori di apparecchi scientifici francesi.

Pantelegrafo 1861
La prima invenzione fu brevettata nel 1861 e presentata a Firenze, alla prima esposizione del Regno d’Italia, senza riuscire a soddisfare le aspettative del Caselli, tanto che lo stesso fece ritorno a Parigi e con l’aiuto di Froment riuscì ad interessare le autorità politiche ed ottenere l’appoggio di Napoleone III, che lo insignì anche della Legione d’Onore, poté disporre, per ulteriori prove e collaudi, dell’intera rete francese.
Nel 1863 il governo francese acconsentiva ad adottare il pantelegrafo Caselli per le sue linee telegrafiche.
Il servizio fu avviato nel 1865 sulla tratta Parigi-Lione e successivamente esteso anche sulla linea Lione-Marsiglia.

Pantelegrafo 1866
Nel 1871, quando Parigi fu assediata dai Prussiani, il servizio telegrafico cessò e non fu più ripristinato.
Il pantelegrafo funzionò anche tra Londra e Liverpool, ma il servizio pubblico preventivato non fu mai realizzato a causa della crisi inglese del 1864. Anche la Russia si interessò al pantelegrafo, utilizzandolo per scambi di messaggi tra le due residenze imperiali di San Pietroburgo e Mosca. 
La Cina nel 1863 si interessò all’apparecchio e richiese una dimostrazione da effettuarsi a Pechino, che però si risolse in un nulla di fatto.

L’unico esemplare superstite dei pantelegrafo è conservato a Napoli nell’Istituto tecnico “G.B. della Porta”, mentre una copia esatta è a Roma nella sala del Documentario dei primati scientifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Oltre al pantelegrafo, Caselli realizzò anche altre invenzioni: un siluro (che probabilmente, però, non vide mai la luce per un ripensamento pacifista); un timone idromagnetico per le navi; una torpedine automatica e il “cinemografo”, un apparecchio per misurare la velocità dei treni.

Giovanni Caselli morì a Firenze il 5 ottobre del 1891.


Fonte varie da web

mercoledì 22 gennaio 2014

EVANGELISTA TORRICELLI "Lo Scienziato del vuoto"

Evangelista Torricelli, nato il 15 Ottobre 1607 a Faenza, è stato un matematico e fisico, celebre per aver creato il "barometro" e il cosiddetto "tubo di Torricelli" che riproduce il vuoto.
Dal 1626 studiò presso la scuola dei Gesuiti dove entrò in contatto con la Matematica.
Nel 1632 si trasferì a Roma per approfondire le sue conoscenze scientifiche sotto la guida del discepolo di Galileo, Benedetto Castelli, padre benedettino e professore di matematica ed idraulica.

Torricelli era un grande ammiratore di Galileo Galilei, seguì molto da vicino le vicende del processo e questo lo condusse a dedicarsi maggiormente alla Matematica.

Nel 1641, Castelli presentò a Galileo il manoscritto dell'opera di Torricelli dal titolo "De motu gravium". Così Torricelli divenne assistente, con Vincenzo Viviani, di Galileo che morì pochi mesi dopo.

A questo punto il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò Torricelli matematico di Corte, carica che ricoprì fino alla morte divenendo poi professore di Matematica presso l'Accademia Fiorentina. 
La nomina segnò per Torricelli l'inizio di un intensa attività scientifica, nel corso della quale condusse anche il famoso esperimento sulla misura della pressione atmosferica.
L'esperimento, realizzato a Firenze nella primavera del 1644, rese celebre Torricelli in Italia e all'estero.

Torricelli, che era in contatto con Cavalieri, iniziò a lavorare sulla Geometria degli indivisibili.

Abilissimo nell'uso del metodo d'esaustione, dimostrò in 21 modi diversi un teorema di Archimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degli indivisibili.

Torricelli è stato uno dei pionieri nell'uso delle serie, dando una dimostrazione dell'espressione della somma della serie geometrica (quando converge).

Oltre all'attività di matematico, Torricelli si dedicò alla Fisica studiando il moto dei gravi e dei fluidi.

Nel 1964 inventò il barometro a mercurio chiamato "tubo da vuoto di Torricelli" e nello stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal titolo "Opera Geometrica" di cui la seconda è dedicata al moto dei gravi.

Torricelli è morto a Firenze, probabilmente di tifo, il 25 ottobre 1647 e fu sepolto nella Basilica di san Lorenzo.

Fonte qui

sabato 18 gennaio 2014

STAN MEYER "L'Inventore della Water Car"


Stanley Allen Meyer (24 Agosto 1940 - 20 Marzo 1998) nel 1995 annunciò in televisione di aver costruito un'auto alimentata ad acqua, che con 4 litri d'acqua può percorrere circa 184 km: si tratta di una tecnologia che produce una miscela di idrogeno e ossigeno con un minimo di utilizzo di energia.
Per far funzionare la "water car" era sufficiente cambiare semplicemente il sistema di iniezione e aggiungere una cella per l'elettrolisi che si ricarica automaticamente con la dinamo.

Lo scienziato ottenne i brevetti per la sua invenzione ed era pronto per la produzione: infatti con soli 1.500 dollari, avrebbe trasformato qualunque automobile in una water car. Com'era ovvio però questa geniale invenzione che avrebbe rivoluzionato in positivo le vite (e i portafogli) di molti, rischiava di dar fastidio ai magnati del petrolio.


Pare che in molti si proposero come acquirenti della sua invenzione, tra cui l'Arab Oil Corps e il governo degli Stati Uniti che voleva impiegare, usare l'invenzione per l'alimentazione dei mezzi militari. Poiché Meyer non aveva alcuna intenzione di venderla a nessuno, adducendo come motivazione il fatto che "la tecnologia è al servizio delle persone", cominciò ad essere oggetto di minacce ed intimidazioni, fino a che fu ritrovato senza vira nel Marzo del 1998 in un parcheggio, dopo aver cenato in un ristorante di Grove City, sua città natale.

lunedì 13 gennaio 2014

IL GAS DI "BROWN"

 

Il gas di Brown (ossidrogeno) è la combinazione di idrogeno ed ossigeno scomposti elettroliticamente dall’acqua.

Come sappiamo, l’acqua ricopre il 70% della superficie terrestre e costituisce oltre il 65% del corpo umano. L’acqua pura a pressione di 1 atmosfera si trasforma in vapore a 100°C e gela a 0°C.  
La sua densità è di 1 kg al litro.  
  
Dal punto di vista chimico, l’acqua pura è composta da due atomi di idrogeno ed un atomo di idrogeno (H2+O).
Essa è quindi un monossido di idrogeno. 
Quest’ultimo è il primo elemento della tavola degli elementi e significa che “genera dell’acqua”, mentre Ossigeno significa che “genera la vita”.
Sappiamo anche che senza acqua non c’è la vita.
Ma il prezioso elemento non è solo questo. 

                                    
Ha molte potenzialità, alcune delle quali scoperte, approfondite, utilizzate, ed altre volutamente celate, anche se conosciute in passato.

Una potenzialità che giustifica ed aiuta a comprendere la tecnologia utilizzata dai popoli antichi per la creazione di alcune cose ritenute fino ad ora impossibili, è stata scoperta da Ilya Velbov (1922-1998), nato in Ungheria e naturalizzato in Australia col nome di Yull Brown.

Il “Gas di Brown” è stato brevettato e depositato la prima volta nel 1977 in Australia e successivamente negli Stati Uniti il solito anno ed anche nel 1978.

mercoledì 8 gennaio 2014

GLOSSARIO DEI TERMINI INFORMATICI


A
  • -         Access provider : fornitore di accesso a Internet.
  • -          Accesso : operazione per reperire un dato o una informazione. E’ fisico  se riferito alla memoria centrale, alle periferiche. E’ logico se riferito a tabelle, archivi.
  • -          Account : conto, abbonamento per accedere ad alcuni servizi offerti da un provider o da un fornitore di dati.
  • -         Acronimo : sigla composta dalle lettere iniziali di una o più parole.
  • -          Address : è un insieme di caratteri del tipo “nome utente@host.nome.tipo. Serve per identificare nella rete Internet una persona o un luogo.
  • -          ADSL : (Asymmetric Digital Subscriber Line). La tecnologia ADSL realizza la connettività alla rete Internet utilizzando una linea di comunicazione asimmetrica che garantisce una larghezza di banda trasmissiva maggiore in download, rispetta a quella di upload.
  • -          Algoritmo : in informatica, si intende l’applicazione di un metodo per la risoluzione di un problema adatto a essere implementato sotto forma di programma. Intuitivamente, si può definire come un procedimento che consente di ottenere un risultato atteso eseguendo, in un determinato ordine, un insieme di passi semplici corrispondenti ad azioni scelte solitamente da un insieme finito.
  • -          ALU : (Unità Aritmetico Logica). Unità della CPU che svolge i calcoli e le operazioni logiche durante l’esecuzione di un programma.
  • -          Analogico : indica la caratteristica di certi dispositivi che funzionano trattando grandezze analogiche e non digitali. Una grandezza analogica può assumere tutti i valori compresi in un certo intervallo.
  • -          Antivirus : programma che controlla se i file eseguibili contengono virus. In caso positivo lo stesso programma li elimina.
  • -          ASCII : (American standard code for information interchange). Sistema di codifica delle informazioni a otto bit tipico dei personal computer.

venerdì 3 gennaio 2014

ROBERT VAN de GRAAFF L’ Inventore del generatore elettrostatico.



  Il “Generatore di Van de Graaff”  è una macchina elettrostatica in grado di accumulare una notevole quantità di carica elettrica in un conduttore, creando tra questo ed un elettrodo di riferimento, solitamente messo a terra, un’altissima tensione (si può arrivare fino a milioni di Volt).
Fu inventata verso la fine del 1929 dal fisico statunitense Robert Van de Graaff (1901-1967), da cui prende il nome.
Per la sua relativa semplicità è comune nei laboratori di molte scuole, ma ha anche in applicazioni pratiche ad esempio in fisica nucleare, dove l’elevata differenza di potenziale generata viene utilizzata per accelerare particelle dotate di carica elettrica.

Principio di funzionamento:

Il generatore è composto sostanzialmente da una cinghia di materiale isolante tesa tra due pulegge e mantenuta in rotazione da un motore. La cinghia viene caricata per induzione da una serie di punte metalliche poste in prossimità di una delle due pulegge e collegate ad un generatore di tensione continua (ad esempio una batteria).

Queste cariche vengono poi trasportate per azione del motore interno di un conduttore di forma sferica isolato, dove un secondo pettine metallico collegato elettricamente alla sfera le trasferisce sulla superficie di quest’ultima. Se non si spegne la macchina il processo si arresta quando la tensione della sfera sufficiente a produrre scariche elettriche attraverso gli isolanti di sostegno (rottura dielettrica) o attraverso l’aria circostante (ionizzazione dell’aria).

Il tipico esperimento che si fa nelle scuole è quello di avvicinare alla sfera in tensione un conduttore posto a massa e di osservare la scarica che si genera in modo analogo ai fulmini.

Tensione di funzionamento:

In questo tipo di generatore si raggiungono tensioni che sono proporzionali al raggio dell’elettrodo ad alta tensione. Una macchina con elettrodo di un metro di raggio, può raggiungere una tensione massima di 106V.
Per raggiungere tale tensione occorre che l’elettrodo sia distante da ogni altro oggetto e che l’aria sia quasi priva di umidità. Per ottenere tale caratteristica, dopo il 1935, tutti i generatori sono stati realizzati racchiusi in un recipiente cilindrico di acciaio contenente un gas (aria deumidificata oppure elio), ad una pressione di 10-20 atm.
Con la pressione, infatti, aumenta la capacità del gas di sopportare campi elettrici elevati senza dar luogo a scintille.                                               Dopo il 1940 sono stati usati gas diversi dall’aria (ossido di carbonio, freon,azoto), e realizzati generatori con tensioni da 1 MV fino a 5,5 MV contenitore di 2,5 m di diametro e 8 m di altezza.

Acceleratori Tandem:

Il più recente sviluppo del generatore di Van de Graaff è stato, a partire dal 1958, l’acceleratore a bersaglio fisso, elettrostatico, tipo tandem.

Alcuni ioni negativi (generalmente ioni d’idrogeno con due elettroni) vengono emessi da una sorgente, collimati ed immessi in un tubo di pochi metri ai cui estremi si trovano un elettrodo a terra ed un elettrodo con potenziale positivo prodotto da un generatore di Van de Graaff.
Gli ioni negativi vengono così accelerati verso l’elettrodo ad alta tensione, dove un getto di idrogeno li libera dagli elettroni. Gli ioni positivi così ricavati vengono quindi ulteriormente accellerati verso il bersaglio fisso costituito dall’elettrodo a terra.

Il massimo potenziale raggiunto da un acceleratore Van de Graaff è pari a 25,5 MV.